Racconto Giallo – Il Ragno e la sua Tela
Nella periferia veneta, fervevano i preparativi per allestire una mega festa per il diciottesimo anno di Daniela.
Daniela era figlia di due grossi industriali veneti che amavano e viziavano questa ragazza che ricambiava l’affetto genitoriale con ottimi voti a scuola e nella vita sociale era molto rispettosa del pensiero altrui, pur esternando con cipiglio e carattere la propria opinione.
Intelligente e bellissima, era ammirata e corteggiata, ma spesso i suoi no, verso coloro che desideravano un flirt erano il frutto non di superiorità, ma di consapevolezza che in questo momento, lo studio e la carriera erano le sue priorità.
La primavera s’era ormai insediata stabilmente e la natura aveva fatto il suo corso, dipingendo con pennellate vaporose e leggere dai colori tenui gli alberi, mentre arbusti ed erba avevano ravvivato i colori della tavolozza e la visione d’insieme, era come quella dei quadri di Monet.
I toni del bianco, azzurro, giallo…si mescolavano tra loro e con il contributo di una luce cristallina in quelle prime d’ore del mattino e grazie ad una leggera brezza, il corpo recepiva un brivido di pelle d’oca.
La Wedding Planner ingaggiata per l’evento contava nelle proprie spalle anni di attività ed era specializzata ad allestimenti chic ma non “pomposi”.
Quello che s’era richiesto era infatti una Festa per una diciottenne degli anni 2000 e non dell’800.
Il tema prescelto della festa era “Anni ‘70” e gli invitati erano circa un’ottantina di persone; ecco perché si era poi scelto di far intervenire il “dj” amico di Daniela ed alcuni artisti di strada che avrebbero animato la serata.
La scelta di quegli ‘anni si basava perché rispondevano ad anni creativi, che hanno segnato non solo quel periodo ma anche i successivi; dove si iniziava a vedere una svolta economica ed al contempo anni di contestazione giovanile, dei figli dei fiori, del Rock e del Pop, del quartetto dei Beatles, Abba, Gloria Gaynor e Donna Summer; insomma anni ricchi in svariati campi che hanno dato impulso ad un decennio di creatività di speranza nel futuro e assai diversi da quelli attuali.
Gli invitati dovevano rispettare il look di quegli anni, caratterizzati dai colori e dalle stampe, dai fiori enormi e disegni geometrici.
La moda seguiva certi schemi come:
I pantaloni negli Anni 70 erano a vita alta e a zampa d’elefante ed abbinati a camicia dalla stampa optical o floreale e portala all’interno dei pantaloni. Novità anche nelle gonne, che oltre alla mini gonna vera e propria, si aggiunsero gli short, spesso di jeans. E ai piedi? Sabot con il tacco o la zeppa in legno.
Anche con gli accessori ci si poteva divertire: gilet di camoscio con le frange, grandi occhiali a goccia, corone di fiori e foulard colorati in testa sono perfetti per creare un look in stile hippie. Anche la bandana fa il suo ingresso e tra le borse spadroneggia il borsello o le borse unisex per dimostrare che la parità dei sessi si poteva riflettere anche nella moda. Gli occhiali con montature notevoli sono grandi ed imperversano i Ray Ban con le lenti a specchio.
Nasce proprio in quegli anni, la TV a colori e tutto si protrae al consumismo. L’aumento dei consumi e dato da nuovi impulsi e pressioni pubblicitarie non era dei soli Paesi ricchi ma anche da quelli in via di sviluppo.
Questo era l’ambito in cui si dovevano muovere gli invitati, a questa fantastica festa e tutti, erano eccitatissimi a rispettare tali regole.
Gli invitati erano stati selezionati e benché il numero più cospicuo fosse di ragazzi e ragazze che non superavano i venticinque anni, i genitori vollero invitare anche un gruppo di amici con i quali si sarebbero intrattenuti, lasciando piena libertà alla festeggiata ed agli amici.
Il buffet era ben organizzato e la scelta del cibo sicuramente avrebbe incontrato il gusto di quella truppa giovane.
Il barman scelto, era giovane ma, molto preparato anche a delle piccole acrobazie con bottiglie e shaker.
La scelta abbastanza scontata di cocktail prevedeva:
bevande colorate, cocktail decorati con frutta fresca, ombrellini e altri elementi dai toni sgargianti.
- MOSCOW MULE: vodka, succo di lime, ginger beer, cetriolo, menta fresca, zenzero fresco;
- MOJITO: rum bianco cubano, di succo di lime, foglioline di hierba buena o menta, zucchero di canna bianco raffinato
- GIN LEMON: gin e Lemonsoda
- RUM E COLA: rum e coca cola
- VODKA PESCA LEMON: vodka alla pesca e Lemonsoda
- VODKA PESCA REDBULL: vodka alla pesca e redbull (per farli stare tutti svegli!!!!!!)
- Qualche cassa di birra che non fa mai male!
S’era poi pensato che, un’idea per quei ragazzi che non volessero bere alcool era sicuramente quella di creare dei cocktails: analcolici a base di frutta … In quegli anni poi non poteva mancare il cocktail per eccellenza? Il Tequila Sunrise:
“Tequila, spremuta d’arancia e granatina, insieme ad una fetta d’arancia e una ciliegia rossa al maraschino per decorare.”
Alcuni piatti non mancavano al buffet soprattutto perché apprezzati dai ragazzi, come:
“colorati cocktail di gamberetti, la fonduta, formaggio fuso in cui immergere cubetti di pane e verdure…”
I dolci, eseguiti dall’amica del cuore di Daniela, abilissima pasticcera, trovavano ispirazione dall’aspettativa lavorativa della festeggiata, quella di Giudice; ma non mancava la “Pesca melba” sicuramente il principe dei dessert anni 70:
“Pesca, gelato alla vaniglia, zucchero, sciroppo di lamponi e tanta panna montata.”
Durante la festa, tutti i partecipanti si dovevano scegliersi un partner, per affrontare giochi, sfide, indovinelli, risposte alla straordinaria “Caccia al tesoro”.
Durante il gioco, lungo percorso, i partecipanti erano immortalati con foto e video, riportando situazioni divertenti o anomale e al contempo le telecamere avrebbero immortalato, momenti indimenticabili e mai più ripetibili.
I vincitori ai giochi, avrebbero avuto in premio, piccoli doni, da conservare a ricordo di un compleanno speciale.
Altro evento, nella piscina al termine della serata tutti sarebbero stati invitati a fare un bagno e a danzare sotto a cascate d’acqua.
L’organizzatrice inoltre attenta al benessere degli ospiti offriva nelle prime ore del mattino un servizio di pulmini per riaccompagnare i ragazzi un po’ “alticci” a casa.
Tutto, come un copione a cui gli attori si attengono per la recitazione, era stato preparato, nei minimi dettagli; ora si attendeva che gli ospiti svolgessero la trama della “pièce”.
Era pomeriggio inoltrato e le prime auto (anch’esse anni ’70) arrivarono nella sontuosa villa del trevigiano.
Porsche 911 e 928, l’Aston Martin V8, Ferrari BB e 308, la Jaguar XJS, la Lamborghini Countach, la Maserati Merak, l’Alfa Romeo Montreal, De Tomaso Pantera…
Per gli addetti a parcheggiare le vetture, non potevano che esserci che parole d’encomio per auto così prestigiose.
L’atmosfera della festa iniziava a manifestarsi e i giovani, dopo le restrizioni dovute alla Pandemia, erano entusiasti di partecipare ad un evento così particolare.
La musica si recepiva ovunque, nel giardino, era stata mixata più bassa, a differenza delle sale o piste da ballo dove il suo volume era sufficientemente alto e non mancavano la celebri strobo sfere, più conosciute come palle da discoteca! Queste sfere, sono formate da specchietti. Illuminando la sfera con una lampada (preferibilmente a fascio stretto) vengono riflessi tanti raggi di luce intorno.
Daniela, la festeggiata, vestiva una tuta in fantasia, leggermente elasticizzata con profondo scollo al seno, molto fasciante e con taglio al ginocchio a formare una campana di tessuto in sbieco. I capelli leggermente mossi, scendevano lungo le spalle e ai piedi, delle scarpe con zeppa e tacco molto alto intonate alla tuta.
Gli occhi azzurri come il mare, risaltavano in quel viso dai tratti perfetti. Zigomi ben scolpiti e dalle giuste proporzioni, guance belle, alte e ben marcate la facevano apparire una persona molto attraente.
La sua pelle liscia, “luminosa come la luna”, labbra piene, sensuali, definite e ben proporzionate facevano di Daniela una ragazza da “sballo”.
Ogni canone di bellezza era insito in questa ragazza, ma quello che la caratterizzava in assoluto era la sua intelligenza ed al contempo bontà d’animo.
Daniela infatti, oltre allo studio scolastico, frequentava il liceo classico, era iscritta all’ultimo anno del conservatorio e molti fine settimana andava alla mensa dei poveri, dispensando il cibo e fornendo ad alcuni di loro aiuti in vestiario e cibo o sostentamento per uscire dall’accattonaggio o da situazioni malsane.
Era scoccata la mezzanotte e come nelle fiabe, passando in un corridoio, Daniela incontra Chantal, una modella famosissima sia in Italia che all’estero contesa dai più grandi stilisti, amica della famiglia ma soprattutto del fratello.
Accovacciata in un angolo, smarrita con occhi assenti e con in mano una mannaia da cucina sporca di sangue come il magnifico abito che indossava, anch’esso macchiato con spruzzi di sangue.
Daniela impietrita da quella visione reagì repentinamente e con tono alterato chiese:
“Chantal cosa è successo? Parla!!”
La ragazza in stato di choc non proferì parola.
Daniela senza esitare chiamò con lo smartphone i carabinieri ed informò i genitori che accorsero precipitosamente.
Tutto in quel momento si fermò.
All’arrivo dei carabinieri e del capitano Isabella d’Ambrosio tutte le persone partecipanti la festa, furono avvisate e fermate per essere interrogate.
Il capitano d’Ambrosio fece perlustrare la villa in cerca d’indizi visto che Chantal era in preda ad un disturbo post traumatico da stress (PTSD).
Questo disturbo mentale appurato dai medici presenti, comparve nella giovane, dopo aver subito, ad uno o più eventi traumatici.
Si brancolava nel buio e non si era trovato il luogo dove fosse avvenuta l’aggressione o il delitto che giustificassero la presenza di sangue nell’abito e nella mannaia.
Si eseguirono i rilievi e Chantal venne fotografata e spogliata per rilevare ed esaminare ogni traccia che portasse ai crimini perpetuati.
Erano ormai le prime luci dell’alba ed il capitano chiamò Roxana.
“Pronto Roxana sei sveglia? Sono Isabella non mandarmi a quel Paese ma ho bisogno di te a –Villa Guicciardini – nel trevigiano non dirmi di no.”
Roxana dopo un momento d’esitazione rispose:
“Ehi bell’amica! ti sembra l’ora di svegliare una povera criminologa che lavora indefessamente e di non lasciarle neanche la possibilità di non accettare questa –pavana– che gli hai proposto? Inviami la via sul cellulare e ti raggiungo”.
In fretta e furia Roxana (1), si fece una doccia, infilati un paio di jeans, una camicia e calzate un paio di scarpe da ginnastica prese chiavi di casa, macchina ed uscì velocemente.
In macchina impostò la via nel navigatore e raggiunse la villa.
Ad attenderla Isabella diede il benvenuto a Roxana che bonariamente diede una “manata” sulla spalla all’amica.
Raccontati i primi ragguagli dell’accaduto Roxana chiese:
“Perché non avete trovato la stanza dove si è svolto il crimine o perlomeno di chi è il sangue rinvenuto sul vestito di Chantal?”
Isabella leggermente indispettita rispose:
“Credi forse che non abbiamo setacciato ogni stanza e pertugio di questa villa?
Roxana non esitò a risponderle:
“Ehi non prendertela, ma questa villa è enorme e alcune adiacenze non sono precluse o inabitabili. La torre l’avete esaminata? Avete controllato se tutti gli invitati sono presenti?”
Isabella:
“Quale torre? Il portone è chiuso e pensavamo fosse interdetto”
Roxana allora senza esitare invitò l’amica carabiniere a fornirle la lista degli invitati e di trovare il modo più idoneo per entrare nella torre.
Dopo alcuni tentativi la via più celere era quella di scalare la torre visto che il muro perimetrale aveva pietre sporgenti ed appigli.
Questa ipotesi poteva essere vagliata solo se si fosse trovata una persona che potesse scalare la torre, da mani esperte.
Isabella fortunatamente era una frequentatrice di Free Climbing (scalare le montagne a mani nude) e dopo essersi assicurata ad una fune, iniziò quella pazza avventura.
Il capitano aveva sì, una buona preparazione atletica, ma quell’arrampicata era davvero desueta e i riferimenti tattili o i piccoli anfratti ed appigli tra le pietre erano assai diversi da quelli che solitamente si ritrovava nelle sue incursioni in roccia.
La torre aveva tre finestre a diverse altezze e così Isabella quando raggiunse la prima finestra, ruppe il vetro ed entrò.
La scena che si presentò ai suoi occhi fu agghiacciante.
Scese le scale ed aprì quel vecchio portone che all’interno era stato chiuso con chiavi dell’epoca enormi per far entrare i carabinieri del nucleo investigativo e Roxana per gli accertamenti, foto, impronte…
Roxana con Isabella, entrarono nella prima stanza e s’accorsero che alcuni ragazzi e ragazze presenti, erano incoscienti anche se i loro abiti riportavano schizzi di sangue.
Fu allertato l’ospedale che inviò medici ed ambulanze alla villa.
Alcuni giovani, come Chantal, erano in uno stato psicotico alterato che li teneva come se fossero in “catalessi” o con delle allucinazioni che li facevano gridare ed incapaci a reagire.
I medici appurarono immediatamente che i ragazzi coinvolti avevano assunto droghe o farmaci allucinogeni, ma solo le analisi avrebbero appurato i componenti delle pastiglie o acidi assunti.
Salendo Roxana s’imbatté in un altro scenario.
Il sangue, oltre ad essere nel pavimento, era contenuto in ampolle che alcuni ragazzi in preda ad allucinogeni, si versavano sulla testa.
In fondo alla stanza un piccolo capretto con la testa mozzata era stato immolato per chi sa quale rito ed una ragazza giovanissima di forse 15-16 anni seminuda legata mani e piedi distesa su un pagliericcio in preda ad una crisi.
Legata con evidenti ecchimosi e ferite, facevano presagire gli abusi perpetuati sul suo corpo.
Altri orrori indescrivibili parlavano di sicuramente che si era difronte ad una setta satanica.
Questo gruppo campeggiato da un “Santone” o “Guru” di nome Zairo e da alcuni adepti avevano il compito di reclutare giovani sempre alla ricerca del senso della vita, di forti suggestioni, di emozioni.
Zairo conosciuto alle Forze dell’Ordine per precedenti reati come:
“violenza sessuale anche di gruppo, truffe, maltrattamenti ed estorsioni; inoltre si era comprovato che avesse sottoposto dei bambini a prove di resistenza spirituale dove questi piccoli venivano sottoposti a scariche di corrente che a detta di Zairo dovevano aumentare la capacità di ognuno.”.
Il gruppo di questi ragazzi reclutati anche per l’avvenimento della Festa, erano stati condotti nella Torre alcune ore prima dell’inizio dei festeggiamenti con forvianti raggiri e manipolazioni utilizzando tecniche di manipolazione mentale.
Chantal in preda alle sostanze chimiche assunte e allo scenario a cui era stata costretta a partecipare con un blitz, aveva raccolto le poche forze rimastole ed era riuscita a scappare.
Zairo, il santone, vista la mal parata e l’arrivo dei carabinieri si dileguò chiudendo il fatidico portone e portandosi via le chiavi.
Tutti i ragazzi presenti all’interno della torre, furono portati in ospedale, ma Margherita che era sicuramente la più grave di tutti; nonostante avesse ricevuto le cure adeguate durante il tragitto in ambulanza, al suo arrivo al Pronto Soccorso, i medici che l’accolsero, constatarono la sua morte.
L’indomani i carabinieri fecero ulteriori accertamenti, reperirono con un’ispezione accurata nel giardino un cellulare rotto seminascosto sotto ad una pietra vicino alla fontana.
Imbustato fu dato a Marco, anche lui appartenente alla squadra investigativa chiamato anche il “Mago dell’informatica” dai suoi colleghi, affinché potesse fare un piccolo miracolo e raccogliesse più dati possibili da quel smartphone anche se versava in condizioni pessime.
Isabella e Roxana si trovarono di “Buon ora” nonostante la nottata trascorsa, nella sala interrogatori per avere ulteriori informazioni riguardanti quella setta e gli appartenenti.
Vista la mole di persone da interrogare, Roxana divise in gruppi ed orari i ragazzi da interrogare o il mattino o il pomeriggio.
Molti malvolentieri si approcciarono alla criminologa e al capitano perché il contatto fisico con le Forze dell’Ordine non era benvisto da alcuni giovani.
Roxana, grazie alla sua esperienza, seppe coinvolgere e non far sentire a disagio chi gli era difronte.
Era una situazione, molto diversa dai soliti interrogatori dove la persona chiamata a deporre poteva essere l’assassino.
In questo caso, si ricercavano informazioni riguardanti la setta e i loro componenti perché solo loro erano i mandanti e colpevoli di tutto ciò che era capitato.
Benché i sospettati allo stupro, alle vessazioni, molestie…e al delitto erano da ricercare nei giovani all’interno della torre; era altre tanto noto che Chantal era riuscita a fuggire dalla torre e perché nessun altro non riuscì fuggire?
Tutti in questo caso potevano essere potenziali adepti ed essere implicati in quella carneficina.
Fu eseguito un mandato d’arresto per leader carismatico, vale a dire il maestro spirituale che, può essere chiamato “gran sacerdote”, “maestro” o “guru” e al quale quei poveri ragazzi s’erano sottomessi.
Roxana dopo alcuni interrogatori appurò che i giovani appartenevano ad una setta ove si si praticava la manipolazione mentale, atta a distruggere la persona sul piano psichico (a volte fisico, spesso finanziario) della sua famiglia, del suo entourage e della società, al fine di condurla ad aderire senza riserve e a partecipare ad un’attività che attenta ai diritti dell’uomo e del cittadino”.
Si venne a capire che la setta in questione, aveva ben seminato; inizialmente si era presentata come una realtà davvero accogliente anche per quei soggetti che vi si erano avvicinati in fasi della vita molto delicate (lutti, problemi di salute, problemi economici o lavorativi…) e dimostrandosi come un ‘organizzazione che fosse in grado di fornire tutte le risposte che questi cercavano, sembrava a molti di loro, la panacea a tutte le loro problematiche. Loro puntano sull’iper esaltazione emotiva.
Una realtà aperta accogliente, religiosa e capace di offrire serenità, fece breccia in persone particolarmente fragili e di personalità influenzabile.
Il gruppo di questa setta come in molti altri casi, svolse una parte importante nel processo manipolatorio.
Si agì infatti, sull’emotività dei giovani; che interrogati, una volta terminati gli effetti delle droghe assunte, dichiararono che, venivano illusi di essere amati e rassicurati per riuscire più in là a far sì che gli affiliati fossero indotti progressivamente a modificare il proprio sistema di vita e, soltanto in seguito alcuni si rendevano conto, che anche in questa setta, l’obbiettivo principale, era la distruzione della persona sul piano psichico, fisico, finanziario e familiare.
Queste aberranti strategie avevano il fine di condurre il singolo ad aderire al gruppo, senza riserve, e a partecipare ad attività cruente, orgiastiche con prestazioni sessuali per poter guarire e “liberarsi così” dal demonio che le possiede. Oltretutto, l’acquisto di cristalli rivenduti dallo stesso “maestro” gioverebbe alla terapia, oltre ad altri monili, per annullare la propria volontà, sborsando in diverse forme, molti soldi a favore del Guru.
Il gruppo era formato da ragazzi e ragazze con un’età compresa dai 15 ai 25 anni; questi nelle loro riunioni consumavano droghe di vario genere, leggevano testi sul satanismo, ascoltavano rock satanico e praticavano riti ricavati da internet.
Alcuni di loro, si erano macchiati di reati come la profanazione in alcune chiese e cimiteri, sacrifici di animali sino a sfociare con violenze carnali e nei casi più gravi torture a morte, omicidi…
Questi scempi erano mascherati per la venerazione al demonio al quale davano il pretesto e il libero sfogo alle loro perversioni.
Roxana registrò ogni singolo interrogatorio e se in taluni casi si dimostrò protettiva ed accomodante perché il soggetto era debole ed indifeso, in altri casi fu incalzante ed inflessibile.
Nel pomeriggio, Chantal venne dimessa dall’ospedale e se ancora scossa, dopo le cure e farmaci assunti, ora parlava e poteva così essere interrogata da Isabella e Roxana.
Chantal appariva spenta e cerulea, i tratti del suo viso pallido, lasciavano presagire in quale stato fosse ancora quella ragazza.
L’interrogatorio iniziò nel tardo pomeriggio e Roxana sempre professionale ed esperta nelle tematiche femminili riguardanti stupri, vessazioni, maltrattamenti… si dimostrò la grande criminologa che tutti richiedevano per risolvere uno o più delitti.
Con tatto e “savuàr fèr” (accortezza, tatto, suadente affabilità) cercò di mettere a suo agio, per quanto fosse possibile in un distretto dei carabinieri, Chantal.
Dopo essersi accomodata, Roxana le offrì dell’acqua ed un caffè poi, senza incidere su domande specifiche chiese a Chantal di raccontarle come aveva conosciuto quella “compagnia” e cosa si ricordasse.
La ragazza vista la disponibilità di Roxana e del capitano d’Ambrosio, leggermente rinfrancata dal caffè iniziò a parlare come un –fiume in piena -:
“Conobbi Zairo, il guru della setta, l’estate scorsa, a Milano ad un party dopo una sfilata di un noto stilista. Inizialmente mi fece un’ottima impressione, portamento curato, pantaloni e camicia di lino con maniche arrotolate sino al gomito, una leggera barba secondo i canoni moderni tra i 3 e i 5 mm., un fisico atletico ma non gonfiato ed una parlantina incantatrice.
Durante la serata fu molto cavaliere nei miei riguardi e parlammo di tutto, di disquisizioni filosofiche, della sfilata, di gossip, di alcuni partecipanti alla serata, sino al mio momento di leggera depressione che mi faceva vedere il mondo leggermente grigio. Questo tasto procurò in Zairo uno scintillio, una breccia per potermi manipolare. Solo oggi ne sono cosciente!”.
Chantal fece un sospiro, bevve due dita d’acqua e proseguì:
“Zairo, si presentò non solo come docente universitario, ma anche come maestro della – Casa Sollievo – dove insieme ad amici in un ambiente anche di preghiera e meditazione, si praticava Yoga ed altre pratiche per purificarsi ed imparare a vivere in un modo diverso, trovando la felicità e la serenità.
Io come altri adepti entrammo in questa setta, volontariamente anche se sono conscia, che la scelta di conversione non sia realmente libera e consapevole, cioè priva di qualunque forma di condizionamento. Inizialmente entrata in casa sollievo, mi sentii appoggiata come se fosse una realtà veramente accogliente, aperta, religiosa e capace di offrire serenità, sicurezza e protezione. Solo dopo alcuni mesi che frequentavo quel centro, fui indotta, volontariamente ed involontariamente, durante alcuni riti, ad usare droghe e chetamina, inconsapevolmente che risulta inodore e incolore e rende la persona mansueta e spersonalizzata. Dinanzi a crimini particolarmente cruenti, che alcuni adepti più anziani erano costretti a compiere e diretti dal maestro, come quelli di matrice sessuale o di maltrattamenti indicibili ad animali, mi prostrarono talmente da non ritrovare più in me stessa le forze per una qualsiasi reazione; anzi cercavo sempre più di unirmi al gruppo come protezione.”
Vi fu una piccola pausa con una bevuta d’acqua e Chantal in preda ormai a “vomitare l’esperienza vissuta”, continuò senza essere incalzata dal capitano e dalla criminologa.
Vorrei parlarvi della festa e di ciò che rammento così proferì la giovane indossatrice:
“Venimmo invitati tramite sms da Zairo a partecipare ad un evento epico che si sarebbe tenuto a Villa Guicciardini nel trevigiano e che l’orario del raduno del gruppo era alle 17.00.
Come bravi soldatini, rispettosi degli ordini impartiti, ci ritrovammo all’orario indicato ed il maestro, ci indicò di seguirlo prima attraverso un piccolo bosco che sfociava quasi all’entrata della torre.
Aperto il grande portone con delle vecchie chiavi, lo fece richiudere velocemente appena tutto il gruppo fu entrato. Salita la prima rampa di scale entrammo in una sala ove era diffusa a toni soft, una musica mistica ed al centro un grande tavolo con delle caraffe riempite di una bevanda di color rosso simile all’all’arancio, di bicchieri e qualche stuzzichino. Zairo, prese la parola ed alzò un calice dorato e ci invitò a versarci da bere e a fare con lui un brindisi. Dopo aver bevuto gli effetti delle droghe presenti nella bevanda iniziarono a manifestarsi. Ragazzi e ragazze si spogliarono ed iniziarono a fare sesso di gruppo come fosse un’orgia; furono introdotti animali seviziati e Zairo impose di succhiare il loro sangue.
Margherita ed io seguimmo il guru al piano superiore e per ore fummo stuprate dal guru ad intervalli. Successivamente, Margherita fu legata ad un giaciglio e sodomizzata da tutti i maschi presenti.
Io dovetti assistere e passarle ti tanto in tanto del sangue sui seni. Stavo malissimo e più volte vomitai. Solo più tardi il guru mi mise in mano l’accetta e mi disse che avrei dovuto farla passare nel corpo di margherita ferendola leggermente. Zairo non ebbe il tempo di terminare la frase che sentimmo le sirene dei carabinieri e Zairo si ricompose scendendo velocemente le scale.
Io lo precedetti e allora mi accorsi che Vanessa aveva trovato le chiavi e aveva aperto il portone, fuggendo lo lasciò socchiuso dietro di sé e senza esitazione, scappai di corsa nel corridoio, lasciando cadere macchie di sangue dal calice che avevo in mano.
Ormai in preda alla disperazione percorsi il corridoio e mi accasciai. Fu lì che Daniela mi trovò in preda ad una crisi psichica.”
Terminato il racconto Roxana e il capitano diedero a Chantal il tempo di asciugarsi alcune lacrime che le rigavano il viso e la d’Ambrosio chiese:
“Chantal, capiamo lo sforzo che hai dovuto fare per raccontarci i tragici momenti di quella bruttissima sera, ma noi non molliamo e vogliamo catturare chi ha congeniato la setta ed ha perpetuato gli stupri su di voi e causato la morte di Margherita. Fai uno sforzo e dicci dove possiamo trovare Zairo”
Chantal portò le mani al viso e rimase in silenzio per qualche minuto, poi come se un bagliore la attraversasse disse:
“tempo addietro mi raccontò che vi era solo un posto dove riusciva a staccare con il mondo ed era in un paesino in mezzo ai monti vicino ad un lago nelle dolomiti. Si passò nuovamente le mani al viso e sbottò, sì è il lago di Sorapiss, lì possiede una casa”
Il Capitano immediatamente diede l’ordine di mandare delle pattuglie a catturare quel pazzo di Zairo sperando di trovarlo proprio lì.
Il lago di Sorapiss è uno dei luoghi più belli e suggestivi delle Dolomiti. In provincia di Belluno il lago dista quasi 10-12 km da Cortina d’Ampezzo nota cittadina apprezzata dai turisti italiani ed esteri.
Trepidanti in attesa del blitz dei carabinieri Roxana decise di fare un salto all’hotel per farsi una doccia e cambiarsi d’abito.
L’orologio pareva avesse fatto rallentare le lancette, per dare al tempo una proroga, ma finalmente i carabinieri arrivarono silenziosamente allo chalet, lo assaltarono e presero di sorpresa il Santone.
Zairo aveva con sé due bambini e non fece resistenza alle Forze dell’ordine che lo ammanettarono.
I Carabinieri resisi conto dell’identità dei due piccoli, chiamarono i genitori, che felici poterono riabbracciarli dopo lunghi giorni di ricerca. I bambini infatti erano stati rapiti e consegnati a Zairo.
Le voci dell’arresto, in un baleno si sparsero e Chantal ed altri ragazzi poterono finalmente anche se dovevano rispondere di alcuni reati, rasserenarsi e chiudere per sempre un capitolo amaro della loro vita.
Nicoletta Rinaldi
- Roxana nota criminologa descritta nel “Lungo Occhio di una Criminologa” di Nicoletta Rinaldi Kimerik Edizioni
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