UNA STRANA SCOMMESSA

In un castello Scozzese vivevano quattro fratelli, due maschi e due femmine.

Come tutti i fratelli a volte bisticciavano o erano antagonisti gli uni degli altri per piccole sfide che si lanciavano per mettersi alla prova e perché amavano le gare.

Una cosa accumunava i quattro fratelli l’amore per lo studio e soprattutto per la matematica.

ROSA e VIOLA in una mattinata primaverile, passeggiavano lungo i sentieri della loro proprietà quando s’imbatterono in un personaggio strano.

Questi era un animaletto dall’aspetto bizzarro uscito forse da qualche libro di magia.

Verde e peloso, con due cornetti sulla testa e due detoni che facevano impallidire chiunque, fece saltare le due ragazze che dalla paura si abbracciarono per darsi coraggio.

Il passaggio dalla paura all’incredulità fu la frazione di un secondo perché l’animale si tramutò in una fata; una ragazza di magnifico aspetto, bionda con i lineamenti delicati.

Allo stupore delle due sorelle FATA ADELINA rassicurò ROSA e VIOLA spigando che proprio quel giorno il sortilegio che le era stato fatto si sarebbe annullato; e lei intrappolata in quell’animaletto per molti anni, ora poteva rientrare nelle sue sembianze di fata.

Fata Adelina spiegò alle sorelle che la sua venuta non era casuale, ma per proteggerle e per far esaudire alcuni desideri.

Rosa e Viola ancora incredule vollero sedersi su una panchina al di sotto di una grande quercia ed invitarono la fata a fare altrettanto.

Rosa, la più chiacchierona delle due sorelle, raccontò del rapporto che esisteva anche con i fratelli, delle loro bisticciate ma altrettanto delle loro rappacificazioni perché poi alla fine si volevano un gran bene.

Rosa sembrava un “fiume in piena” e non smetteva di fare mille domande a Fata Adelina.

Viola che per molto tempo era rimasta zitta fece una domanda alla fata:

“Fata Adelina io avrei un desiderio da esaudire e tu mi hai detto che il tuo compito è quello di assecondare le nostre richieste così vorrei che tu programmassi una gara tra noi e i mei fratelli”.

La fata allora chiese:

“Che tipo di gara vorresti e perché?”

Viola continuò:

“Noi fratelli come ti abbiamo raccontato spesso ci sfidiamo e proprio per questo motivo vorrei che tu organizzassi una gara, dove matematica, magia, imprevisti e varie difficoltà fossero i componenti della gara e alla fine il giudizio finale ed il premio sarebbe stabilito da te”.

La Fata rifletté e dopo aver volato per tre volte intorno all’albero e aver pronunciato con la sua bacchetta le seguenti parole:
“ALAKAZAM, ALAKAZAM” si fermò e rivolgendosi alle sorelle e disse:

“Vi voglio mettere alla prova, nella tenuta di vostro padre, ho edificato due labirinti e la gara sarà tra voi due e i vostri fratelli. Il percorso l’ho studiato un po’ insidioso con diverse difficoltà e piccoli tranelli, ma dovrete calcolare i tempi perché la gara sarà valida se riuscirete ad uscire dopo quattro ore.”

Rosa e Viola corsero a chiamare i fratelli spiegandogli la gara organizzata dalla fata.

TEODORO e PINTUS eccitati per la nuova sfida, si misero subito all’opera e su di una lavagna fecero dei calcoli probabilistici della loro permanenza all’interno del labirinto.

Rosa e Viola dal canto loro dopo aver calcolato come alcune difficoltà le avrebbero fatto perdere del tempo misero alcuni oggetti in un carrellino e si presentarono allo START.

La fata dopo aver fatto loro alcune raccomandazioni, si prese la briga di dire che se si fossero trovati in seria difficoltà potevano chiamarla dicendo:
“ALBANALEBBE, ALBANALEBBE!”.

Tutto iniziò:

I due maschi nel labirinto n°1 e le ragazze nel labirinto n°2.

L’avventura poteva così cominciare. Cronometro in mano iniziarono il loro percorso.

Dopo aver attraversato alcuni sentieri VIOLA e ROSA non solo si trovarono la strada impraticabile, ma davanti a loro seduto un enorme leone fiero della sua prestanza, si ergeva davanti a loro.

Ricordandosi degli avvertimenti e dei suggerimenti di Adelina le ragazze non furono prese dal panico ma si avvicinarono a lui e dissero insieme:

“Grande Leone possiamo coccolarci sulla tua criniera?”

A quelle parole come una bolla di sapone il leone sparì e apparve una porticina “mignon” dove un bizzarro folletto la aprì facendo scattare la serratura.

Le ragazze se pur minute, mai sarebbero riuscite a passar di lì e quindi si inginocchiarono guardando la porticina per risolvere l’enigma.

Intanto nell’altro labirinto i due fratelloni, si arrovellavano il cervello per trovare la soluzione al loro dilemma.

Davanti a loro si ergeva un grande muro altissimo e solo nella parte superiore vi era un pertugio per uscire.

Appoggiato al muro una pertica.

I due giovani si guardarono negli occhi e con un balzo presero la pertica Pintus s’aggrappò e in due mosse riuscì a raggiungere il pertugio. A quel punto spinse la pertica in basso affinché il fratello potesse afferrarla e salirci sopra.

Finalmente in poche mosse i due maschietti s’infilarono nel cunicolo, percorsero a carponi quel tunnel ma senza accorgersi di cosa stava capitando si trovarono che sprofondavano nel vuoto.

Viola dopo aver meditato aveva trovato nel carrellino corda e paraffina cosparse i propri vestiti e quelli della sorella con la paraffina quindi legò la corda ad una caviglia e spinse Rosa con tutta la forza che aveva in corpo in quella mini porticina.

L’esito fu positivo e una volta passata Rosa tirata la corda passò anche Viola.

Stavano ancora cadendo nel vuoto quando un fragoroso rumore d’acqua sorprese i due ragazzi che in quattro e quattr’otto si ritrovarono sott’acqua per poi riemergere in un grande giardino.

Ora i quattro fratelli si trovavano all’ultimo passaggio.

Rosa e Viola si trovarono in una stanza dalle pareti di vetro e si chiesero:

“Come usciamo di qui?”

Viola come nei fumetti s’illuminò e una lampadina s’accese sulla testa ed ebbe la risposta.

Farfugliò all’interno del carellino e ne tirò fuori sacchi di palloni e tante corde colorate.

Gonfiati i palloni, le due sorelle si appesero e furono trasportate dalla fata.

Teodoro e Pintus seduti su un ciocco di legno non sapevano come uscire da quel meraviglioso giardino dalle mura altissime e fu proprio in quell’istante che Pintus si ricordò delle parole della Fata e disse:
“ALBANALEBBE, ALBANALEBBE” e per magia si materializzò un elefantino alato.

I due ragazzi salirono in groppa e in un battibaleno furono depositati vicino ad ADELINA.

Adelina giudice della sfida sentenziò che le ragazze in quell’occasione avevano vinto in quanto erano riuscite senza l’aiuto di nessuno a superare le varie difficoltà per uscire dal labirinto.

La fata non si dimenticò neanche del Premio e un’ampolla venne consegnata alle sorelle.

Adelina specificò che dovevano conservare l’ampolla fino al compimento del diciottesimo anno.

Entrambe avrebbero potuto esprimere un grande desiderio anche diverso tra loro e che questi si sarebbe avverato. Questo fu il regalo di fata Adelina alle sorelle.

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