POLDO e POLDINA

Poldo e Poldina erano due fratelli gemelli venuti al mondo e abbandonati come Mosè, furono deposti all’interno di una grande cesta impermeabilizzata sulle rive dell’Arno.

Poldo e Poldina erano due fratelli gemelli venuti al mondo e abbandonati come Mosè, furono deposti all’interno di una grande cesta impermeabilizzata sulle rive dell’Arno.

Come narra la Bibbia che Mosè fu salvato dalle acque; anche Poldo e Poldina due meravigliosi gemellini ebbero un fortunato destino.

Erano le prime luci dell’alba e perversava una calda estate, così Teresita che era solita a lavare i panni nel fiume, quella mattina decise di recarsi di buon’ora, in un’ansa del fiume, dove poteva fare il bucato.

Felice e spensierata, Teresita era una giovane ragazza di appena vent’anni rimasta vedova da Alfio, morto in una guerra in Africa.

La giovane quella mattina s’era alzata di buonumore e vista la giornata estiva, era desiderosa di fare il suo bucato prima che la calura “facesse capolino”.

Arrivata all’ansa, Teresita depose i panni dopo aver fatto la lissia (o liscivia, soluzione liquida ottenuta dalla bollitura di cenere setacciata, che serviva per lavare e sbiancare i tessuti); ed ora dopo aver scaricato dalla testa la biancheria deposta in una cesta, era pronta a sciacquarla al fiume per poi farla asciugare al sole.

La ragazza infatti aveva imparato dalla madre che, i panni, il giorno precedente venivano prelavati a mano con il sapone fatto in casa (ottenuto bollendo acqua, potassio e grasso di maiale), poi venivano sistemati in una grande cesta e coperti con un telo pulito. Quest’ultimo veniva fissato ai bordi della cesta, poi cosparso di cenere, infine bagnato con acqua bollente. L’acqua, filtrando, impregnava la biancheria che rimaneva così tutta la notte. La cenere, grazie alle sue proprietà disinfettanti, garantiva un bucato perfetto.

Teresita, strofinando i panni su di un masso di pietra, cantava spensierata, ma d’improvviso s’ammutolì perché aveva percepito un flebile pianto o miagolio non era riuscita a distinguerlo.

S’alzò in piedi e cercò tra le sterpaglie di udire nuovamente quei vagiti.

Mentre si apriva un varco tra un canneto ecco di nuovo un:

“Ohaa! Ohaa!” Sentendo questo pianto Teresita si fermò e vide tra i suoi piedi una cesta chiusa.

Imbarazzata ma curiosa di cosa ci fosse all’interno aprì quella cesta di vimini traballante.

Quattro occhioni furono la prima cosa che la ragazza vide e senza indugio caricato il bucato in testa e con i gemellini tra le braccia si diresse a passo sostenuto verso casa.

Arrivata al suo domicilio cercò di sfamare quei due esserini; poi si diresse alla polizia e dal curato per cercare i genitori che li avevano abbandonati.

Le ricerche purtroppo diedero esito negativo.

Dopo ripetute ricerche i due piccoli furono affidati a Teresita che li fece battezzare con il nome di Poldo e Poldina.

I due gemelli dalla carnagione lattea, con i capelli biondi quasi albini, assomigliavano quasi a dei bimbi teutonici (di popolazione germanica).

I due ragazzini crebbero in fretta sempre uniti.

Giochi, studi, amicizie erano sempre condivise finché un bel giorno, s’imbatterono in una strana avventura.

Poldo e Poldina frequentarono in un paesino della periferia di Firenze, la scuola elementare.

Il mattino di una fredda giornata invernale, vestiti a strati come “una cipolla” s’apprestarono a fare

il solito tragitto per raggiungere la scuola; ma arrivati a ridosso di un laghetto, Poldina ebbe l’istinto

di non costeggiarlo ma quello di scivolarci, visto che all’apparenza sembrava completamente ghiacciato.

Poldina senza avvisare il fratello si lanciò e inizialmente fece una bellissima scivolata.

Poldo conscio del pericolo iniziò a gridare:

“Esci immediatamente! Sei pazza cosa ti salta per la testa! È pericoloso!”

Non terminò la frase che un grande crepo divise il ghiaccio e Poldina fu inghiottita dalle acque gelide.

Poldo disperato doveva salvare la sorella e doveva trovare velocemente una soluzione.

Prese un grosso ramo e lo mise di traverso al punto dove era caduta Poldina che continuava ad agitarsi e a piangere.

Poldo si mise sopra al tronco e cercava di afferrare la sorella, ma era davvero difficile e quando credeva di avercela fatta, non riusciva a prenderla.

Passarono alcuni minuti e dal nulla si materializzò la Regina delle Nevi che si avvicinò a Poldina e la prese in braccio coprendola con il suo mantello.

La Regina portò la bimba sulle rive del lago e la depositò affinché riuscisse a respirare e s’asciugasse i vestiti intrisi d’acqua.

Quando Poldina si riprese dallo spavento, la regina delle Nevi la tenne stretta a sé e come d’incanto un vento caldo asciugò le sue vesti.

Solo allora la Regina parlò:

“Cari ragazzi io sono sempre sola a palazzo e se desiderate io vorrei prendermi cura di voi insieme alla vostra mamma adottiva. Se deciderete positivamente ci recheremmo tutti al castello di neve e lì io mi occuperò di voi.”

I bambini ancora increduli di ciò che era accaduto ebbero il tempo di consultarsi e decidere sul loro futuro.

Passati pochi istanti Poldo si rivolse alla regina:

“Cara regina, grazie per aver salvato mia sorella, te ne sono davvero grato e per quanto riguarda la tua proposta prima di darti una risposta dobbiamo consultare Teresita e sapere da lei se è d’accordo.”

La Regina annuì e i tre sostenuti da una nuvola si diressero verso casa.

Teresita fu messa a conoscenza delle proposte della Regina delle Nevi e di comune accordo si trasferirono al Castello e vissero giorni felici.

 

 

Foto PIXABAY

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