IL TRENO DEI DESIDERI

Tracagnotto, alto un metro e cinquantacinque centimetri, con un bel panzone, una mini-cravatta che gli arrivava al petto, due guance sempre rosse ed il naso a patata questo era BIGO LINO il capostazione di FIUMELATTE un paesino Lombardo.

Tutto si svolge molti anni or sono e Bigo Lino sempre ligio nel proprio lavoro, aveva la sua divisa sempre ben stirata, dalla moglie SANTA PAZIENZA che comprendeva un berretto rosso, il fischietto ed una paletta.

Molto attento alla sicurezza il nostro capostazione, era molto diligente, che tutti i treni circolassero con regolarità nella propria aria di pertinenza rispettando le varie distanze.

Bigo Lino aveva un udito spiccato, vedeva lontano ed era apprezzato dai paesani.

Una mattina, arrivato in stazione imprecò:

“Gh’è ona nebbia che la sa taja cont al cortel”

e quest’espressione esprimeva davvero che le condizioni climatiche di quella mattinata si dimostrarono così avverse, che lo facevano tremare per la paura d’incidenti o di qualche sciagura.

“Andando a Tastoni” benché munito di una grossa torcia, il capostazione, attraversò i binari e inciampò in un grande sacco di iuta e parve “andare come l’asino alla lira” cioè facendo qualcosa per il quale era assolutamente impreparato.

Come per magia e fu davvero così, che dal sacco uscirono lampi di luce.

Fuochi artificiali di mille colori disegnarono il cielo e una grossa LOCOMOTIVA argentata comparve come si fosse materializzata tra la nebbia.

Un vortice di luce avvolse la locomotiva e le due carrozze a lei legate, furono trascinate sino a terra, posizionandosi sui binari.

In quel frangente, il tempo si fermò e gli abitanti presenti in stazione si impietrirono o perlomeno non diedero più segni di vita per alcuni minuti.

Trascorso questo tempo, dalla locomotiva scese il macchinista e tutti i presenti si destarono.

FELICE BUONANNO uno spilungone vestito con un giubbotto di pelle salutò i presenti e prese la parola:

“Salve, io sono il macchinista del TRENO DEI DESIDERI e con me viaggeranno sei bambini nati da pochi giorni e ci fermeremo in sei stazioni”.

Bigo Lino, attonito e pensieroso si rivolse ancora a Buonanno e chiese di fornire alcune precisazioni riguardo a quello strano treno e ai passeggeri che dovevano intraprendere quel misterioso viaggio e gli pose diverse domande:

“Chi sei? Da dove vieni? Chi ti ha mandato? Perché vuoi portare con te sei bambini?

Felice fece cenno a Lino di fermarsi e che non avrebbe lasciato nessuno senza motivazioni su quella manifestazione tanto strana.

Il treno dei Desideri era stato commissionato da FATA ROSALBA che aveva scelto il paese di FIUMELATTE per dar corso a sei nuove vite scelte dai passeggeri.

Le giovani vite sarebbero cresciute durante il viaggio e ognuna di esse si sarebbe fermata ad una stazione dove il viaggiatore sarebbe sceso ed esprimendo il desiderio della sua vita avrebbe dato corso ad una nuova esistenza improntata sui propri desideri.

La vita dei sei ragazzi sarebbe stata come l’avevano decisa e non vi sarebbero state interferenze esterne. Solo al compiere del cinquantesimo anno dei passeggeri, FELICE sentenziò:

“Io ritornerò e potrò decidere di stravolgere o approvare quelle vite”.

Fu così, che in quel treno argentato, sei balie si presero cura dei sei bambini scelti da BUONANNO.

Tutti salirono a bordo ed il TRENO DEI DESIDERI si dileguò nella nebbia.

Passaro degli anni e il treno dei desideri si stava avvicinando ad alla prima Stazione lasciando il primo passeggero.

Alessandro, questo era il suo nome aveva sottoscritto il contratto con BUONANNO e come tutti gli altri compagni, pose a penna le sue volontà e suoi desideri.

ALESSANDRO voleva diventare un uomo famoso ma soprattutto ricco anzi ricchissimo.

Seconda Stazione ed era il tempo di ARABELLA che aveva espresso il desiderio di diventare un medico che si sarebbe dato alla ricerca per debellare malattie fino allora incurabili.

Terza Stazione MARCO Ingegnere il suo desiderio erano quello di creare velivoli e auto senza l’apporto di alcun tipo di carburante o pila o….

Quarta Stazione GIGLIOLA architetto paesaggista voleva creare una città ecosostenibile all’avanguardia unica nel suo genere

Quinta Stazione MARIO giocatore incallito voleva creare una città del divertimento

Sesta ed ultima stazione Filippo grande intellettuale studioso ed amante dell’arte voleva dipingere opere ed affreschi e scrivere poemi e poesie.

Tutti e sei, Alessandro, Arabella, Marco, Gigliola, Mario e Filippo ebbero tutti gli strumenti atti ad esaudire i loro desideri. Ebbero una vita piena di soddisfazioni e divennero famosi nel mondo per le loro opere e per i benefici che molti di loro trasmisero alla società.

Come da ammonimento, al compimento del cinquantesimo anno tutti vennero interpellati e portati al cospetto di Felice Buonanno che doveva sentenziare come queste persone si erano comportate nei confronti dell’umanità visto che erano stati dotati di poteri straordinari e che avevano soddisfatto ogni propria aspettativa.

FELICE si complimentò con quattro di loro che avevano non solo creato opere eccezionali a favore di molte persone ma avevano avuto riconoscimenti a livello internazionale.

Solo due vite non furono approvate quelle di ALESSANDRO e MARIO.

FELICE spiegò ai due uomini la sua scelta.

Alessandro non era stato approvato non per la sua mira di arricchirsi ma in quanto durante la sua esistenza non si era mai curato del prossimo e di coloro che gli avevano chiesto aiuto.

Mario dal canto suo si era contornato di losche persone e pur di soddisfare le sue mire di vincita si era macchiato anche di crimini.

Furono puniti, anche se la loro punizione fu mitigata dalla Fata Rosalba che solo allora si mostrò e scandì:

Mario ed Alessandro siete condannati a fare delle opere di bene ed aiutare le persone malate per dieci anni affinché capiate che ciò che vi era stato donato era un bene incommensurabile.

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