Nuove fiabe – Joel

Cari ragazzi/e riprendo a scrivere un nuovo gruppo di FIABE.

In una notte stellata e di luna piena, in un vecchio casolare, fatto di sassi, si sentì un forte vagito, era nato Joel.

Capelli nerissimi e dalle guance rosee Joel era il figlio di Anita una ragazzina di soli diciassette anni che era stata cacciata di casa, per aver infranto l’onore della famiglia d’origine e tanto in vista nel Paese da non assumersi la responsabilità di aiutare la propria figlia rimasta incinta.

Anita ferma nella decisione di mettere al mondo il bimbo che portava in grembo, attraversò mille difficoltà, ma caparbia e risoluta nelle sue decisioni, si prodigò a svolgere mille lavori per mantenersi.

Gli ultimi mesi della gravidanza, furono sicuramente i più infausti, perché nessuno voleva far lavorare una ragazza incinta quasi al termine della gravidanza.

Anita nonostante mancassero pochi giorni al parto, non sapeva cosa fare e soprattutto dove andare ma, da una ragazza che lavorava con lei nelle cucine di un ristorante, le aveva detto che nelle vicine montagne e precisamente nella “Valle del Fiordaliso” vi erano vecchi casolari dismessi e forse proprio in uno di essi avrebbe potuto dare alla luce il bimbo che aveva in grembo.

Caparbia e risoluta com’era, Anita decise di recarsi in quella vallata e affidandosi alla Madonnina, che portava al collo in un ciondolo, con un piccolo zaino sulle spalle contenente poca biancheria e alcuni vestiti del nuovo nato/a s’incamminò fiduciosa.

Dopo una lunga scarpinata, stanca e affaticata incontrò Paul un vecchio contadino che le chiese:

“Salve, bella ragazza, ti vedo stanca vuoi riposarti qui nel mio giardino? Ti offrirò della limonata e potrai riposare”.

Anita incredula che qualcuno le offrisse un piccolo aiuto rispose:

“Grazie, accetto ben volentieri perché nella pancia c’è qualcuno che scalpita davvero molto”

Sedutasi in una panca, fece scivolare lo zaino dalle spalle e con un gran respiro, si sentì più serena.

Paul si avvicinò al tavolo con una bella caraffa di limonata e versata nei due bicchieri chiese con molta delicatezza:

“Io sono Paul, abito qui e coltivo ortaggi; tu cara ragazza perché ti sei avventurata qui nel tuo stato?”

Anita, rinfrancata anche dalla limonata, sentì di confidarsi con Paul e tra lacrime e cenni di sorriso, gli raccontò le varie vicissitudini capitatole e che ora doveva trovare una dimora per far nascere suo figlio.

Paul a quelle parole, non ebbe un momento d’esitazione e dichiarò:

“Non temere vicino alla mia casa, nella mia proprietà c’è un casolare disabitato con la stalla dove io tengo alcune Mucche, credo che con dei piccoli aggiustamenti possa essere la casa per te e il tuo piccolo”

La ragazza non credeva a quelle parole e istintivamente pose le braccia al collo a Paul e lui preso dall’emozione fece scendere una lacrima che gli rigò il viso e che asciugò velocemente con il dorso della mano.

Paul, accompagnò Anita nel suo nuovo domicilio.

La casa era di sasso con un piccolo giardino recintato da una palizzata bianca.

Anita vi entrò con le chiavi fornitele da Paul e nonostante fosse spoglia, era arredata da una piccola cucina e di una rete matrimoniale.

Paul la confortò dicendo:

“Non ti preoccupare Anita so che la casa è un po’ spoglia ma farò il possibile per aiutarti a sistemarla!”

La ragazza ringraziò Paul nonostante la conoscesse solo da poco tempo.

Appoggiò sul tavolo le poche cose che aveva con sé e si fece indicare un negozio d’alimentari per fare un piccolo approvvigionamento di cibarie.

Mentre la giovane, si recava all’emporio, Paul fece portare dei piccoli arredi nella nuova casa, compresa una piccola culla in legno da lui eseguita per una sua figlia.

Anita comprò anche una piccola macchina da cucire e del tessuto; poi pagò e si fece portare la spesa con un Ape a casa.

Ritornata, si meravigliò dell’arredo già presente a casa, compresa la piccola culla.

Senza pensarci troppo si mise all’opera, e cucì delle tende bianche con una bordura di ciliegie rosse ricamate per le finestre.

Paul era riuscito a trovare un comodo materasso e così Anita stanca, ma felice, s’infilò sotto ad un piumino e s’addormentò.

Passarono alcuni giorni e tra le case della vallata si sparse la voce della nuova arrivata.

Nessuno che viveva in quel paesello rimase indifferente alle vicissitudini di Anita, e soprattutto le donne si fecero carico, di preparare un adeguato corredino per il nuovo nato in arrivo.

Marta la levatrice del Paese, si prese cura di Anita e proprio in una bellissima notte dopo essere stata avvisata da Paul, fece nascere Joel.

Joel trascorse i suoi primi anni di vita felice e spensierato con tanti piccoli amici tra i quali anche un cane di nome Poldo ed un gatto bianco e nero che non lo lasciavano mai.

Anita faceva la sarta e lavorava per i suoi paesani ma aveva anche diversi clienti nella città vicino.

Spesso, proprio per il suo lavoro, doveva assentarsi e così Joel veniva affidato alle cure di nonno Paul, che amorevolmente aveva adottato come nipote.

Joel sin dai primi anni dimostrò (forse proprio per il nome che portava che significa Gioele ma anche Signore/Dio) degli strani poteri ancora non ben definiti e quindi sottovalutati da chi gli viveva vicino.

Solo verso i dieci anni, benché fosse un ottimo scolaro e non vi fosse materia a lui non congeniale, in una gita scolastica ad una biblioteca di Firenze e precisamente nei magazzini; avvenne qualcosa di strepitoso.

Gli insegnanti di Joel stavano illustrando alla scolaresca, il patrimonio di libri antichi o di rilevante importanza che giacevano senza catalogazione e disordinatamente in vecchi scatoloni.

Joel pose all’insegnante questa domanda:
Mi scusi professore, a me spiace vedere questi libri messi in malo modo, posso sistemarli?”

Il professore sbottò in una fragorosa risata e chiese:

“Scusami Joel ma ti rendi conto della mole di libri che ci sono in questo magazzino?

Senza esitare Joel batté i palmi delle mani e tutto iniziò ad animarsi.

I ragazzi suoi compagni di scuola, si sedettero a terra e gridarono il nome di Joel.

Nel frattempo, tutti gli scatoloni s’aprirono uno stuolo di piccoli gnomi apparvero come per magia.

Gli gnomi montarono molte scaffalature ed i libri come vivessero di vita propria s’infilarono nei ripiani a seconda d’importanza, colore, grandezza…

Tutto, si realizzò in poco tempo ed il professore stupito ed al contempo imbambolato si sedette anch’esso a terra ad ammirare ciò che era stato fatto.

I ragazzi presero Joel e lo fecero volteggiare in aria acclamandolo.

Da quel fatidico giorno Joel divenne famoso in tutti i paesi limitrofi e benché fu tempestato da continue richieste di magia; lui non ascoltò nessuno.

Joel infatti, negli anni proseguì gli studi, si laureò, divenne un bravissimo medico e grazie ai suoi fantastici poteri poté aiutare persone in difficoltà.

Joel, s’era fatto una promessa, avrebbe usato i suoi poteri solo per la collettività senza diventare un “fenomeno da baraccone”.

Joel, negli anni affinò contemporaneamente sia gli studi medici diventando un bravissimo chirurgo infantile ed un mago dai poteri eccezionali che usò come ripromesso unicamente per salvare la vita a tanti piccoli bambini.

 

 

 

 

 

 

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