Teo e lo Spazio

Teo era un ragazzino simpaticissimo che amava la vita e si distingueva da altri ragazzi per la sua intelligenza e creatività.

Sin dai primi anni della sua infanzia, i suoi genitori che si adoperavano a fargli regali, si accorsero che la cosa che lo attraeva maggiormente era quella di smontare e rimontare auto, camion, robot insomma qualsiasi genere di giocattolo.

All’età di cinque anni, Teo parlava diverse lingue, anche se non ostentava con i propri amici le proprie capacità era un divoratore di libri, ma come tutti i ragazzi si divertiva a giocare.

Teo era un ragazzino simpaticissimo che amava la vita e si distingueva da altri ragazzi per la sua intelligenza e creatività.

Sin dai primi anni della sua infanzia, i suoi genitori che si adoperavano a fargli regali, si accorsero che la cosa che lo attraeva maggiormente era quella di smontare e rimontare auto, camion, robot insomma qualsiasi genere di giocattolo.

All’età di cinque anni, Teo parlava diverse lingue, anche se non ostentava con i propri amici le proprie capacità era un divoratore di libri, ma come tutti i ragazzi si divertiva a giocare.

Teo crescendo frequentò scuole per ragazzi super dotati e a dieci anni, prese la prima laurea in ingegneria poi fece dei master e frequentò altre università dove si laureò in architettura e fisica.

Teo sin da bambino aveva un “pallino (mania)” voleva diventare astronauta, ma soprattutto desiderava dedicare la sua vita allo studio e progettazione di stazioni e città spaziali.

Questa proiezione verso il futuro era anche dettata da Teo perché nella terra, gli uomini, nonostante gli avvertimenti di ricercatori e scienziati, avevano contribuito a distruggere l’eco sistema.

La conseguente distruzione di vegetazione (polmone del pianeta) e incuria del territorio fu la risultanza di distruzione di intere città incapaci ormai di rigenerarsi.

Teo grazie alle sue capacità e alla sua inventiva, era ancora adolescente, aderì ad alcuni stage alla NASA (National Aeronautics and Space Administration -Amministrazione Nazionale per l’Aeronautica e lo Spazio).

Questa agenzia americana responsabile delle esplorazioni spaziali e della ricerca astronomica e aeronautica era nata nel 1958; aveva visto la luce, per contrapporsi e tenere testa allo sviluppo tecnologico dell’Unione Sovietica nel settore dell’esplorazione spaziale.

Negli anni ha generato un’importante spinta al progresso tecnico e scientifico, spostando i confini dell’uomo sempre più in là nell’Universo.

Quest’ente oltre ai programmi aeronautici e aerospaziali e spaziali si occupa di ricerche sul clima e sui drammatici cambiamenti che stanno avvenendo al nostro pianeta.

Proprio in quest’ottica Teo appena maggiorenne, lavorò alla NASA avendo conseguito una laurea in ingegneria e fisica, cose indispensabili per guadagnarsi il posto in quest’ente.

Teo contribuì a creare strumenti di trasmissione senza fili (Bluethooth, WLAN…), ma fece conoscere anche all’esterno come tantissimi ricercatori abbiano contribuito a decine e decine di invenzioni pensate per lo spazio e utilizzate nella nostra vita quotidiana. Dal rivestimento antigraffio degli occhiali (in origine dedicato alle visiere dei caschi degli astronauti) al materiale memory foam di cui molti materassi sono fatti (utilizzato nello spazio per proteggere dagli urti gli astronauti) e gli apparecchi ortodontici “invisibili” (il materiale TPA – translucent polycrystalline alumina – è stato sviluppato dal NASA Industrial Application Center).

Questi sono una piccolissima parte di ciò che si studia e si ricerca alla Nasa e Teo soprattutto attento al bene del nostro pianeta ritornato in Italia con la collaborazione di alcuni amici conosciuti all’università continuò gli studi sullo spazio anche se mai avrebbe ipotizzato di essere catapultato di lì a poco, in un’altra dimensione.

Era una freddissima mattinata di pieno inverno e Teo dormiva profondamente quando all’improvviso squillò il cellulare e istantaneamente si destò e rispose:

“Hello, I’m Teo who’s talking? (Pronto, sono Teo chi parla?)

“Do you understand who I am? Hi Teo, we need you and your team for a very special mission. We’re sending a military plane to pick you up tomorrow. Don’t delay, we’ll explain everything when you’re here” (Ciao Teo, abbiamo bisogno di te e della tua equipe per una missione davvero speciale. Vi mandiamo un aereo militare a prelevarvi domani. Non indugiare ti spiegheremo tutto quando sarai qui).

Dopo quella telefonata mandò delle chat tramite WhatsApp ai suoi collaboratori e la macchina dei preparativi si mise in funzione.

L’indomani tutti si presentarono aeroporto militare “Cosimo Di Palma” di Sigonella.

E ‘un aeroporto militare dell’Aeronautica Militare Italiana ed è situato in Sicilia.

Tutti avevano risposto positivamente a partecipare a questa missione ancora Top Secret e non mancavano neppure il cane, Benny e la gattina Brigitte, due amici inseparabili.

Teo ringraziò tutti e dopo aver fatto imbarcare i bagagli nella stiva, presero posto nell’aereo.

Il viaggio fu tranquillo, alcuni di loro si confrontarono con Teo riguardo questa missione ancora oscura; ma anche Teo non poté fornire molti chiarimenti perché anch’esso era allo oscuro di alcuni dettagli.

Giunsero alla NASA e lì furono accolti dai capi della missione, che li ragguagliò sullo scopo della misteriosa chiamata.

Charlotte, il cui nome significa – ardita, valente – descriveva perfettamente la donna che avevano dinanzi. Non molto alta, ma con due occhi penetranti, che parevano scrutassero l’anima.

Charlotte, Alexander, Henry spiegarono il motivo di quella missione e del repentino reclutamento.

Tempo addietro era stata lanciata in orbita una sonda spaziale con all’interno tutte le nozioni descriventi il nostro pianeta Terra e lo scopo del lancio di SPACE3000 era quella di ascoltare qualsiasi messaggio sonoro o di altro tipo proveniente da altri mondi o da alcune forme aliene.

Da un pianeta al di fuori del nostro sistema solare, perveniva una flebile ed a tratti incomprensibile sorta di “aiuto”. Questo aveva generato diversi studi sino ad arrivare ad identificare il pianeta Proxima d.

Dopo aver trascorso tutti i preparativi per affrontare questo viaggio interstellare alla ricerca di forme aliene che avevano inviato una sorta di aiuto, la navicella era pronta come pure l’equipaggio con approssimativamente una ventina di astronauti, Benny, Brigitte ed altri uomini e donne con funzioni diverse.

La navicella era stata posta davanti al portale che l’avrebbe immediatamente trasferita quasi ai confini del sistema solare dove avrebbero fatto la prima tappa nella stazione spaziale Moon(luna).

Saliti a bordo, Teo comandante di Space3000, seduto nella sua postazione impartì gli ordini di accensione per permettere alla navicella di entrare nel wormhole, anche detto ponte di Einstein-Rosen, cioè un tunnel spazio-temporale. Questo portale, è un passaggio nello spazio-tempo che permette di percorrere istantaneamente enormi distanze intergalattiche.

Se in un primo momento i tunnel spazio-temporali erano strutture molto instabili, cioè che non restavano aperte per un tempo tale da far passare qualsiasi segnale; oggi grazie a Koiran, docente di computer science alla Scuola normale superiore di Lione, i wormhole non sono instabili e possono rimanere aperti per un tempo sufficiente affinché un segnale, in questo caso la navicella, passi da un punto ad un altro.

Proprio alla NASA si erano condotti delle prove tecniche del portale con ottimi risultati; ma questa era la prima volta che si tentava un viaggio su queste distanze.

A Cape Canaveral tutti fremevano per questo lancio sicuramente unico e se di buon esito da trascrivere “negli annali” e che avrebbe consolidato i rapporti tra Italia e Stati Uniti.

Mancavano pochi secondi e il countdown era appena terminato quando la navicella con tutti i nostri astronauti si era smaterializzata attraversando il portale.

La tecnologia negli ultimi anni aveva fatto passi giganteschi e la NASA oltre ad inviare stazioni spaziali era riuscita a costituire delle colonie umane sulla luna ed altri pianeti creando nel sottosuolo, le funzioni che costituiscono l’habitat, come le abitazioni, i laboratori, gli uffici, le palestre, gli ambulatori, le farm, ma anche spazi per le attività ricreative ed il tempo libero, come parchi e giardini.

Nei luoghi più illuminati naturalmente, sono state distribuite le abitazioni, le farm ed i parchi; mentre nelle aree meno illuminate, sono state poste tutte quelle attività, come laboratori, uffici, palestre ed ambulatori, le quali hanno una minore necessità di illuminazione naturale.

A Cape Canaveral seguirono momenti di attesa e trepidazione sin quando non si sarebbero ristabilite le trasmissioni con la navetta.

Passarono venti minuti interminabili e gli addetti alle comunicazioni fremevano perché nessun segnale proveniva dal comandante Teo.

Dopo quaranta minuti un sibilo, una scossa, poi un fischio acutissimo precedettero una flebile voce che proveniva da lontano:

Nei luoghi più illuminati naturalmente, sono state distribuite le abitazioni, le farm ed i parchi; mentre nelle aree meno illuminate, sono state poste tutte quelle attività, come laboratori, uffici, palestre ed ambulatori, le quali hanno una minore necessità di illuminazione naturale.

A Cape Canaveral seguirono momenti di attesa e trepidazione sin quando non si sarebbero ristabilite le trasmissioni con la navetta.

Passarono venti minuti interminabili e gli addetti alle comunicazioni fremevano perché nessun segnale proveniva dal comandante Teo.

Dopo quaranta minuti un sibilo, una scossa, poi un fischio acutissimo precedettero una flebile voce che proveniva da lontano:

Nei luoghi più illuminati naturalmente, sono state distribuite le abitazioni, le farm ed i parchi; mentre nelle aree meno illuminate, sono state poste tutte quelle attività, come laboratori, uffici, palestre ed ambulatori, le quali hanno una minore necessità di illuminazione naturale.

A Cape Canaveral seguirono momenti di attesa e trepidazione sin quando non si sarebbero ristabilite le trasmissioni con la navetta.

Passarono venti minuti interminabili e gli addetti alle comunicazioni fremevano perché nessun segnale proveniva dal comandante Teo.

Dopo quaranta minuti un sibilo, una scossa, poi un fischio acutissimo precedettero una flebile voce che proveniva da lontano:

“Cape Canaveral è il comandante Teo, vi parlo da Proxima b, che orbita attorno alla stella più vicina al nostro sistema solare, Proxima Centauri. Questo pianeta si trova a circa 4,2 anni luce di distanza dalla Terra, nel sistema stellare di Alpha Centauri. Faremo base qui per capire se vi sono segnali alieni ed invieremo nostre coordinate e disegni su chi siamo e da dove proveniamo.”

In risposta alle parole di Teo, in Florida vi fu un’ovazione da tutti gli addetti del centro spaziale felici per la riuscita del viaggio.

La Nasa e quindi il suo centro spaziale si trova nella Contea di Brevard, che occupa il settore costiero della Florida centrale, ad est di Orlando.

Immagini della visita al Johnson Space Center della NASA durante l’EMWCon Spring 2018.

Trascorsero alcune ore senza altri segali e nel frattempo, nella navicella si stavano trasportando dei materiali nella colonia quando improvvisamente in una lingua sconosciuta alcuni monitor iniziarono a trasmettere dei segnali criptati; poi grazie alle tecnologie presenti nella nave spaziale tutto venne codificato e chiaramente si recepì la richiesta di aiuto da parte di un extraterrestre del pianeta Proxima d, che orbita intorno alla stella Proxima Centauri; impiega solo 5 giorni per completare un’orbita attorno a Proxima Centauri.

Nel monitor apparve insieme a delle scariche elettriche il viso di un alieno, molto simile a noi che descriveva un problema nel suo pianeta.

Trascorsero alcune ore senza altri segali e nel frattempo, nella navicella si stavano trasportando dei materiali nella colonia quando improvvisamente in una lingua sconosciuta alcuni monitor iniziarono a trasmettere dei segnali criptati; poi grazie alle tecnologie presenti nella nave spaziale tutto venne codificato e chiaramente si recepì la richiesta di aiuto da parte di un extraterrestre del pianeta Proxima d, che orbita intorno alla stella Proxima Centauri; impiega solo 5 giorni per completare un’orbita attorno a Proxima Centauri.

Nel monitor apparve insieme a delle scariche elettriche il viso di un alieno, molto simile a noi che descriveva un problema nel suo pianeta.

Da molto tempo nel loro pianeta usavano intelligenze artificiali e robot; questi in un primo momento furono di grande aiuto alla popolazione di Proxima d ma, da circa un anno un pool di robot, aveva preso il sopravvento distruggendo tutti coloro che gli erano ostili o che si opponevano ai loro voleri.

I robot o intelligenze artificiali non conformi ai loro “diktat” venivano disattivati intervenendo nei loro circuiti.

Questa missione fu in seguito riportata nei libri per essere stato il primo aiuto intergalattico tra Terra e Proxima d.

Teo all’arrivo fu minacciato dai robot che avevano assunto il potere e dovette mettere in atto misure che destabilizzarono quelle macchine impazzite.

Con abilità, riuscì a far prigionieri il pool di robot che avevano destabilizzato l’ordine in quel pianeta e consolidò l’amicizia fra popolazioni Terrestri e quelle Proximiane.

Prima di ripartire alcuni scienziati terrestri vollero rimanere in quel pianeta per studiare le scoperte di quel mondo e poterle trasmettere a nuovi amici alieni.

Teo ed il suo equipaggio, riuscirono nuovamente a passare il portale e tornarono a Cape Canaveral acclamati da tutto lo staff.

Seguirono e seguono da allora sempre nuove missioni dove popolazioni terrestri ed aliene, si aiutano scambiandosi scoperte e nuove tecnologie.

Non sempre è facile il dialogo tra diversi mondi, ma l’alleanza che si è creata ha un unico obbiettivo quello interagire tra pianeti e popolazioni anche molto diversi, perché il fine dell’alleanza è mantenere pace e stabilità nell’universo.

 

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