UN AMORE GRANDE

Inverno, è mattino presto, in casa Grimoldi tutto si è destato, le tre sorelle si contendono il bagno per vestirsi e truccarsi, mamma Carla è al piano inferiore intenta a preparare la colazione e Riccardo il padre si sollazza prendendosi un po’ di tempo facendosi la barba con il rasoio elettrico.

La tavola della colazione è apparecchiata, Carla si aggirava intorno al tavolo per deporre le fette e la marmellata per papà Riccardo e le sorelle sono in ritardo.

Suona il telefono e nonostante sia ancora presto sono circa le sette e trenta di mattina Maria una delle tre sorelle grida:

“Chi risponde?”

Carla, la mamma, frettolosamente si dirige verso l’ufficio e accomodatasi sulla poltrona gestatoria, ed alzata la cornetta chiede: “Sono Carla, Chi parla?”

Una voce squillante al di là dell’apparecchio risponde:

“Ciao zia, sono Vanessa, scusami per l’ora ma so che tra poco uscirai per andare in negozio e non volevo disturbarti. Ti chiamo perché tra non molto ci saranno le feste natalizie e tu e lo zio siete impegnati. Ho pensato che se lo ritieni opportuno, di portare con me e il mio fidanzato, Sandra che potrebbe trascorrere con noi dieci, dodici giorni a CANAZEI. Sai è già tutto organizzato dal CLUB padovano di sciatori dove è iscritto Beppe e sarebbe un’ottima opportunità per Sandra di sciare e trascorrere qualche giorno di vacanza prima della scuola ed io mi prenderò cura di lei.”

Mamma Carla dopo quel lungo discorso, ebbe un momento d’esitazione e disse:

“Vanessa, ti ringrazio ma lasciami il tempo per pensarci e per chiedere a mio marito l’autorizzazione. Ti richiamo questa sera. Ancora grazie e buona giornata.”

Chiusa la cornetta del telefono, Carla chiamò Sandra per comunicarle il contenuto della telefonata.

Sandra era la più giovane delle tre figlie di Carla e Riccardo.

I due genitori, lui industriale super impegnato, lei dopo pochi anni dalla nascita delle ragazze, aveva aperto dei negozi a Mestre e Verona di arredamento ultra moderno con il super avvallo del marito.

Carla un carattere estroverso e solare, era sicuramente una donna ammirabile per la sua tenacia ed estrosità e per un’educazione teutonica.

Riccardo uomo tenace, eclettico, ottimo designer, grande sportivo, temuto da tutti compresi i familiari, era al contempo apprezzato da tutti, per il suo “sesto senso negli affari” per la sua genialità e ammirato dai suoi operai, che aiutava economicamente o professionalmente quando ne chiedevano l’aiuto.

 Uomo d’altri tempi, era attaccatissimo alla famiglia originaria (madre, padre, fratelli) e moglie e figli erano un punto cardine nella sua vita.

Gestire una grande famiglia, un’industria non era sempre semplice e le diatribe che si intersecavano tra famiglia e lavoro non erano sempre di facile soluzione, ma dettate talvolta da invidie o incomprensioni.

Pur essendo un uomo “TOSTO” ma responsabile non amava il procrastinarsi di una diatriba anche quando erano di carattere lavorativo (odiava affidarsi agli avvocati se non strettamente necessario) e quasi sempre egli sapeva trovare la scappatoia per risanare la situazione.

Il suo carattere, sicuramente visto gli impegni, gli obblighi familiari e i diktat dettati da una società che vedeva l’uomo diversamente da oggi, lo tacciavano da “burbero” e talvolta da “uomo insopportabile”; ma se si conoscevano i “lati oscuri” cioè le sue debolezze era un padre generoso, affettuoso e soprattutto un grande insegnante di valori e di vita.

Carla ebbe non vita facile vicino ad un UOMO (con la U maiuscola) sì fatto; ma lei proveniente da famiglia benestante con retaggi caratteriali austroungarici si dimostrò negli anni, buona ma tenace e non per nulla remissiva.

Aveva imparato diverse tecniche per farsi ascoltare ed anche se in prima istanza, il marito alzava la voce per esprimere il suo diniego; in seconda, non sempre, l’ascoltava e prendevano le decisioni di comune accordo.

I due coniugi sicuramente avevano un bel connubio e nonostante alti e bassi, litigi e riappacificazioni, collaborarono attivamente ed in piena fiducia anche nel lavoro.

Dopo questa breve introduzione per descrivere alcuni personaggi di questa storia, ritorno nei ranghi e proseguo con il racconto.

Carla chiese l’autorizzazione a Riccardo per il soggiorno in montagna di Sandra e stranamente, i genitori conoscendo i loro impegni, accettarono di mandare Sandra in vacanza.

Il giorno di S. Stefano, il 26 dicembre, tutto era pronto per la partenza.

Caricati gli sci sopra l’autovettura, le valigie nel bagagliaio partirono per Canazei.

Il viaggio si dimostrò leggero, senza impedimenti e Beppe si dimostrò una persona squisita; intrattenne fidanzata e cugina raccontando barzellette e intonando canzoni di quel periodo.

Mancava poco a raggiungere la stazione sciistica che lo scenario assumeva le fattezze di una fiaba.

I pini, la vegetazione e le strade innevate assumevano un fascino particolare e le rocce innevate risplendevano al sole assumendo colori e sfumature che lasciavano senza fiato.

Dopo poco più di tre ore giunsero all’hotel nel centro del paese.

C’era un gran fermento all’hotel, perché proprio quella mattina giunsero anche delle comitive di sciatori padovani e l’atrio pullulava di persone e bagagli.

Lasciati i documenti e prese le chiavi delle proprie stanze, la coppia di fidanzati e Sandra si recarono ai piani nelle camere.

L’albergo rispecchiava l’architettura delle costruzioni di montagna con rivestimenti in pietra, legno, vetro.

Tantissime piante ed addobbi natalizi guarnivano il bar ed i saloni rendendo tutto l’ambiente caldo ed accogliente.

Sandra emozionata per quell’esperienza insolita nel pomeriggio, s’accostò al bar per prendere una Coca Cola e si guardò intorno alla ricerca di nuove amicizie e per tastare il terreno visto che quella vacanza in qualche modo decretava il suo ingresso nel mondo degli adulti.

Sandra, quindici anni e mezzo, era una ragazzina un po’ timida e non avvezza alle amicizie in quanto spesso per obblighi scolastici o di familiari alquanto severi nell’educazione, trascorreva il tempo da sola e le sue giornate erano a volte dedicate a fantasticare situazioni, luoghi o ad altro piuttosto che a viverle.

 Sorseggiando la sua Coca Cola con la cannuccia alzò gli occhi dal bicchiere e in un attimo il mondo si fermò.

Vicino al suo sgabello s’era seduto un ragazzo che trasmetteva un fascino del tutto particolare e che per un attimo l’aveva stregata e costretta in una bolla.

Il giovane, si rivolse a Sandra salutandola e presentandosi.

“Ciao, mi chiamo Alberto, faccio parte del club di sciatori padovani tu come ti chiami?”

La bolla in cui era finita la ragazzina, si smaterializzò e la giovane rispose:

“Sono Sandra e sono qui in vacanza con mia cugina forse la conosci e con il suo fidanzato Beppe”

Alberto raccontò di conoscere perfettamente la coppia e propose a Sandra di andare insieme, dopo cena con un gruppo d’amici a passeggiare in centro a Canazei.

Sandra imbarazzata ed al contempo lusingata per quell’invito fatto da quel ragazzo fascinoso, disse:

“mi farebbe molto piacere ma devo chiedere l’autorizzazione a Vanessa”

Aberto educatamente, chiese il permesso di accompagnare Sandra ai cugini, visto la sua giovane età, sia per le uscite “notturne” sia per darle qualche lezione di sci ed il permesso gli venne accordato.

Quella sera un’aria magica s’era insinuata tra i due ragazzi che camminarono a lungo sotto una nevicata che ovattava l’aria e l’assenza di macchine e rumori della strada, facevano percepire solo il rumore della neve scricchiolare sotto gli stivali.

Le luci delle strade sembravano pulsare, ma era l’effetto della copiosa nevicata che tutto rendeva irreale.

Strani segnali giungevano a Sandra, ma lei era incapace d’intrepretarli.

In poco tempo era entrata nel mondo degli adulti senza accorgersi, di ciò che le stava capitando.

Sandra faceva i suoi primi passi verso l’indipendenza ed anche se inconsciamente si stava allontanando dalle “radici familiari” a cui fino ad allora era stata legata.

Giunti al portone dell’hotel Alberto sfiorò con le dita le labbra di Sandra, lei fremette ma con voce impassibile e controllata dettata forse ad un retaggio d’educazione e di non far scoprire l’emozione, lo salutò e si diedero l’appuntamento per l’indomani.

La mattina seguente dopo una colazione luculliana Sandra solare come sempre con un bel sorriso che le incorniciava il volto, prese gli sci dalla rimessa ed aspettò Alberto ed il gruppo di sciatori.

Come se la notte avesse cancellato la copiosa nevicata, al mattino splendeva un sole accecante e la temperatura era sufficientemente gradevole.

Sandra, conscia dei suoi anni, vestiva un maglioncino a V bianco con una giacca vento e jeans.

Alberto, uscì dall’albergo con gli sci in spalla e prendendo per mano Sandra si diresse verso la seggiovia.

Una sorta d’alchimia li pervase ma entrambi non se ne curarono.

Dopo aver fatto un po’ di fila per timbrare lo SKIPASS riuscirono a prendere seggiovia ed arrivare alla pista.

Prima d’intraprendere la discesa, Alberto canticchiando “ANNA” di Lucio Battisti, si avvicinò a Sandra e disse:

“Non temere! Tu seguimi, fletti le ginocchia e non essere rigida. Vedrai che in breve tempo diventerai una sciatrice provetta!!”

Sandra rispose:

“Tu sei troppo ottimista e credi nelle mie capacità ma anche se non diventerò una campionessa cercherò di seguire i tuoi insegnamenti”.

Fu una discesa fantastica e dopo quella provarono altre piste sino alle prime ore del pomeriggio.

Con poche lezioni, Alberto insegnò veramente a Sandra varie tecniche di sci.

L’aria e la temperatura erano scese ed i ragazzi depositati gli sci si fermarono al Bar dell’Hotel per una cioccolata con la panna.

Dopo essersi rifocillati tutti rientrarono nelle proprie stanze per riposare.

Cambiati con un look adeguato alla cena Sandra al tavolo con i cugini inconsciamente cercava con lo sguardo d’intercettare gli occhi di Alberto e lui come se percepisse quello sguardo lo intrappolava, dando ad entrambi uno stato d’euforia.

Terminata la cena si facevano quattro chiacchere al Bar per decidere poi come concludere la serata.

Un gruppo d’amici propose di andare in discoteca e così le ragazze decisero di cambiarsi.

Con un nuovo look, indossato un mini abito, Sandra, s’infilò il suo cappotto stile militare e al braccio di Alberto per non scivolare dai tacchi, salirono nella cinquecento e si diressero alla discoteca.

La discoteca pullulava di ragazzi e dopo aver trovato un tavolo Sandra ed Alberto ballarono sino allo sfinimento.

Accaldati decisero di uscire per prendere una boccata d’aria e Sandra s’appoggiò ad una staccionata, Alberto, bello abbronzato con una camicia azzurra ed un fascino irresistibile si accostò a lei, le cinse la vita e senza indugiare, si avvicinò e non si fermò fino a che le due teste non furono che a pochi centimetri di distanza ed appoggiò lievemente la sua bocca a quella di Sandra.

Le sfiorò il viso, i capelli come delle gocce di rugiada s’accostano ai petali d’una rosa, così furono quei primi baci quasi impercettibili e al tempo stesso carichi di passione.

 Il cuore della ragazzina, batteva all’impazzata, il suo profumo l’inebriava poi il bacio evolse, lei aprì leggermente la bocca attendendo quel primo contatto con la sua lingua.

Il bacio, divenne più profondo e lungo, movimenti lenti posizionando la lingua sopra e sotto la sua e circolarmente fecero crescere il desiderio di fondersi con lui.

Sandra con gli occhi chiusi si lasciò andare e chiuse le labbra in modo che il labbro inferiore di lui fosse intrappolato tra le labbra poi delicatamente passò la punta della lingua sul suo labbro inferiore; mordicchiando leggermente le sue labbra, stuzzicandolo ed ora senza distogliere lo sguardo voleva trasmettergli il messaggio della sua passione.

Sorretta da Alberto, Sandra ebbe un leggero cedimento di gambe ma conscia di quel primo bacio aprì gli occhi e vi furono altri baci guardandolo negli occhi per avere una connessione più intima.

Le sue mani su Sandra pervasa ormai da brividi lungo la schiena, da fremiti provocarono in lei calore e desiderio.

Quel primo bacio e il susseguirsi di altri determinava il primo momento di intimità fisica tra i due giovani e del loro innamoramento.

La passione tra i due si traduceva in desiderio di baciarsi ancora; non vorrei fosse percepita o si traducesse in passione sessuale, ma desiderio irrefrenabile di fondersi insieme.

Sandra come ogni ragazza, osservava gli eventi e ciò che le stava capitando.

Quel bacio ed i successivi, rappresentavano un momento tenero, magico che oltrepassava il contatto fisico.

Quella chimica, che sin dal primo incontro s’era stabilita tra i due nel cercarsi, sentirsi, annusarsi in tutti i sensi facevano vivere quei baci a testimonianza delle sensazioni che i ragazzi stavano vivendo e che vivevano comunicandole (niente è più potente del bacio come canale di comunicazione).

Sicuramente tra Alberto e Sandra all’inizio vi era un’attrazione mentale, ora dopo i baci si era tramutata in una fisicità palpabile del rapporto che cresceva.

Sandra, elettrizzata, felice, eccitata diede un piccolo bacio sul collo ad Alberto e lo trascinò nuovamente all’interno della discoteca.

I giorni seguenti come ogni coppia vi fu un susseguirsi di abboccamenti per ritrovarsi, lo sci le file in attesa della seggiovia sentenziavano i momenti da trascorrere assieme, per parlare e conoscersi di più.

Benché Sandra fosse estremamente giovane mentre Alberto aveva circa ventisei anni tra i due vi era affinità mentale e riuscivano a confidarsi e parlare senza accorgersi del tempo che inesorabilmente passava.

Alberto con un padre morto in giovane età una madre e dei fratelli si era ben presto “rimboccato le maniche”.

Laureato e coscienzioso dei propri obblighi familiari era decisamente un ragazzo con i piedi ben piantati al terreno e desideroso si farsi spazio nella vita e negli affari.

I giorni passavano e quell’amore cresceva; gli sguardi si cercavano come se ci si chiedesse se quella condizione fosse finzione o realtà.

Sandra percepiva quegli sguardi come se fossero indirizzati unicamente a lei e la frequenza di questi era ormai diventata palpabile.

Baciarlo sentirlo vicino a sé erano ormai sensazioni ricorrenti e quelle emozioni erano talmente forti e travolgenti che potevano forse essere paragonabili “per assurdo” all’assetato che cerca l’acqua nel deserto.

Sandra era entrata in un altro mondo, in un altro pianeta e sicuramente si sentiva in un’altra dimensione.

Quelle strane sensazioni che la ragazza provava erano nuove ed indefinibili; quando Sandra incontrava il suo lui lo stomaco dava strani segnali come se delle piccole farfalle si agitassero al suo interno.

Era la prima volta che la ragazza aveva quegli impulsi irrazionali eppure quella strana agitazione l’attraeva sempre di più a trascorrere del tempo con quel primo amore.

Mi sovviene quella frase di OSCARC WILDE che dice:

“Gli uomini vogliono sempre essere il primo amore di una donna. Le donne, invece, vogliono essere l’ultimo amore di un uomo.”

Come donna condivido appieno questa frase che rispecchia le differenze “sottili” che ci sono tra uomo e donna.

Alberto e Sandra avevano preso la scossa se così la si può definire, cuore e cervello erano elettrizzati.

Una sostanza chimica simile agli oppiacei s’era impadronita dei due giovani che come se avessero assunto una droga, di giorno in giorno avevano bisogno di un dosaggio maggiore di tempo, da trascorrere insieme.

L’ambiente incantevole, la neve, la vacanza, Cupido sì forse la colpa di tutto ciò era sicuramente effetto di Dio Cupido.

Il Dio, bimbetto bellissimo, alato munito di arco e frecce s’era trasferito a Canazei e annoiato, lui che dispensava amore agli uomini, aveva fatto scoccare le sue frecce verso Alberto e Sandra colpendoli al cuore.

Trascorsi giorni d’euforia reciproca, di passeggiate, di danze in discoteca terminarono i giorni dedicati alla vacanza e venne il tempo di ritornare a casa, alla vita di sempre.

Che cosa sarebbe successo ai fidanzatini di peynet?

Alberto fu lui a partire quella mattina per primo. Chiamò Sandra e salutandola l’abbracciò stretta a sé e le disse:

“ti chiamo presto al telefono e poi ci vediamo a Padova. Ciao cuoricino!!”

Un bacio interminabile suggellò quel momento e dopo pochi attimi, salito nella cinquecento si dileguò e scomparve dalla visione della strada.

Sandra tornò a casa e poco ci volle a mamma Carla comprendere che cosa era successo a sua figlia.

Nonostante Sandra cercasse di nascondere ogni indizio nel suo viso traspariva un’aria trasognata e questo significava una sola cosa:
s’era innamorata.

Vi fu da parte della madre un terzo e forse un quarto grado con la sentenza inderogabile che le era proibito di rivedere Alberto.

Sandra amareggiata per la decisione della madre escogitò mille stratagemmi e per tre anni tra alti e bassi riuscì a vedersi con Alberto di nascosto da tutti.

Arrivò l’estate e Sandra festeggiò i suoi diciotto anni.

Quell’estate Alberto volle passare delle ferie a Lignano Pineta e munito di tenda soggiornò al camping.

Anche Sandra trascorreva le vacanze in quella stazione balneare, ed Alberto pensò, quale occasione migliore per presentarsi anche alla famiglia?

Sandra sfoggiava dei bellissimi bikini e le mise sicuramente avevano fatto colpo su Alberto!

Trascorsi i primi giorni, vi furono sempre degli incontri tra i giovani di nascosto e nonostante Sandra pensasse di poter presentare Alberto alla madre per farle cambiare opinione su quel ragazzo; nulla avvenne di tutto ciò.

Alberto tentò degli incontri con la madre ma questa non permise più a Sandra d’uscire.

Sandra dovette soccombere o perlomeno anch’essa fu artefice della fine di quell’amore e si adeguò al volere della madre che le negò la frequentazione con Alberto.

Sandra per quella decisione soffrì molto e non dimenticò mai Alberto forse colpevolizzò anche la madre per quell’imposizione che sicuramente diede un altro corso alla sua vita.

Molti psicologi affermano che il primo amore non si dimentica perché è quel primo passo che tutti facciamo, per staccarci dal proprio nucleo familiare e rimane scolpito nella memoria in modo indelebile.

Sentendo Sandra anche a distanza di anni mi ha confidato che emotivamente si sente ancora legata ad Alberto e di sognarlo. Credo che quel sentimento così importante come è successo a lei e a tante ragazze sia stato molto importante per la sua crescita personale e questo le abbia comunque permesso di “amare” o “voler bene” ancora.

Amare e volersi bene possono interagire ed essere legati, ma è altrettanto vero per mio insindacabile giudizio che AMARE con la “A” maiuscola è rivolto ad una persona speciale nella propria vita, mentre “voler bene” o è legato all’amore di prima istanza; altrimenti anche se può essere un grande sentimento non eguaglia mai l’amore.

Anche per Alberto e Sandra il destino decise:

«La magia del primo amore consiste nel non sapere che esso può sempre finire.»
Benjamin Disraeli

 

 

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