Fiabe 7- IL VILLAGGIO DEI GIGANTI

FIABE

Un gruppo di ragazzi, giocavano a calcetto in un campetto nei pressi di un boschetto nel vicentino.

Dopo il primo tempo, Marco seduto su una panchina osservava un cartellone dove si vietava l’accesso a un viottolo sterrato.

Incuriosito interpellò alcuni amici perché troppo solleticato a saperne di più non si dava pace per quel diniego a percorrere quella strada in mezzo al bosco.

Non avendo risposta da parte degli amici Marco chiese:
“ragazzi, la mia curiosità m’attanaglia vorrei sapere chi di voi se la sente di venire con me nel bosco per scoprire cosa si nasconde con quel divieto”.

Beppe, l’amico di sempre, quello che dall’età dell’asilo gli fu vicino gli disse:

“Io verrò con te, ma prima d’imbarcarci in questa avventura dovremmo prepararci e sapere il numero di persone che verranno con noi”

Dopo qualche giorno ben dodici ragazzi avevano aderito all’iniziativa di Marco e preparati zaini e tende erano pronti ad iniziare quel percorso.

Erano le prime luci dell’alba quando il gruppo di ragazzi uno dopo l’altro saltò la transenna con il divieto e zaini in spalla si avviarono lungo il sentiero.

Passò poco tempo, forse una decina di minuti che una fitta nebbia scese tra loro e camminando a tastoni s’imbatterono in un muro trasparente al tatto quasi gommoso.

Marco si fece avanti e cercò d’infilare la sua mano in quel muro gelatinoso.

D’un tratto s’aprì un pertugio e tutti i ragazzi si infilarono dentro per oltrepassare il muro.

Dopo non poche difficoltà a destreggiarsi tra quella sostanza gommosa e gelatinosa, tutti gli amici si trovarono difronte a qualcosa di nuovo ma non ben definito.

Tutti si guardarono negli occhi e dopo aver percorso un prato, si trovarono difronte ad un villaggio molto strano.

Le case sembravano dei “TRULLI”, ma a differenza di quelli pugliesi, questi erano altissimi con porte sproporzionate.

Gianni e Marco di comune accordo decisero di rimanere nascosti sino a quando avrebbero fatto conoscenza con quegli abitanti che a pare loro dovevano essere molto strani.

Di lì a poco, i ragazzi s’erano sdraiati nei loro sacchi a pelo, che si destarono da dei forti rumori.

CELSIUS, il capo del villaggio, era uscito dalla sua dimora, e stiracchiandosi e sbadigliando fragorosamente, fece qualche passo in direzione dei ragazzi dicendo:

“UCCI UCCI sento odor di …” e si sedette sopra ad masso.

Non terminò la frase che EZIO senza alcun imbarazzo fece un salto e si posizionò sul suo ginocchio e disse:

“hey bell’omone non vorrai mica mangiarmi? Sono magro e ho tante ossa e t’assicuro che ti sarei indigesto”

Il Gigante di nome PALLANTE, scoppiò in una risata talmente fragorosa che fece tremare gli infissi di tutte le case.

Pallante allora con una voce tonante si rivolse ai ragazzi:

“Bel coraggio a venire fino a qui. Sbaglio o c’era un divieto? Perché siete qui?”

Ezio seduto sempre sul ginocchio del Gigante, alzò il viso e disse:

“che dire amico siamo qui per il gusto dell’imprevisto, di un po’ d’adrenalina, della curiosità e vorremmo sapere un po’ più di voi visto che ora sappiamo che esistete”.

Pallante sorrise, lui era sicuramente un gigante buono e quei ragazzi gli risultavano simpatici per la loro intraprendenza.

Il gigante fece sedere accanto a sé tutti i giovani ed iniziò a raccontare.

Molti anni fa, In questo paese abitavano persone come voi e non certo dei giganti, ancor oggi ci vivono, ma poiché il principe che regnava aveva fatto tanti debiti e non aveva più soldi per pagare i propri sudditi chiamò un Mago con l’intento di fare una magia che risolvesse le nefaste finanze del Principato.

Il Mago interpellato s’era da poco diplomato alla Scuola di Magia e dopo aver arrecato agli insegnanti e alla scuola non pochi grattacapi, il direttore dell’istituto con alcuni insegnanti, avevano comunque deciso di mandarlo in quel Principato nella speranza che avesse appreso almeno in parte gli insegnamenti e che riuscisse a soddisfare le problematiche del Principe ALBERTO.

Una notte dopo essersi presentato dal Principe; lo assicurò che avrebbe creato degli omini che si sarebbero presi cura dei raccolti e che avrebbero contribuito a far crescere ortaggi e cereali tali da beneficiarne tutti.

Il mago maldestro, sbagliò la formula magica e creò un folto gruppo di Giganti.

Questi erano veramente enormi ed alcuni erano orripilanti.

Il mago in questione, si adoperò in ogni modo per riparare il danno, ma purtroppo ormai “la frittata era fatta” e per non creare ulteriori problemi fu vietato l’accesso agli uomini al villaggio e furono create case per contenerli e cibarie per sfamarli.

Taluni avevano un aspetto assai gradevole anzi quasi burlone; altri erano assai brutti e pelosi.

Quest’ultimi sapendo del loro aspetto si nascondevano ed erano diventati irascibili per un non nulla.

Passaro gli anni ed i Giganti doverono affrontare tante peripezie per vivere e lavorare con quella statura ma fortunatamente riuscirono a creare un villaggio dove quasi tutti riuscivano ad avere una vita dignitosa, nonostante vi fossero ancora persone intimorite dai giganti per il loro aspetto estetico.

Marco, si rivolse al simpatico gigante chiedendo:

“Vi siete mai rivolti ad una latro mago perché annulli il sortilegio e possiate tornare ad essere degli uomini normali?”

Pallante rispose:
“Noi non possiamo uscire dal nostro paese e quindi non abbiamo rapporti con maghi e fate”

Marco allora si ricordò che alla sua nascita era stata invitata una fata a protezione del neonato e andando a ritroso con la sua mente si ricordò che lui poteva evocarla se in difficoltà.

Senza esitare prima di chiamare la sua fata chiese il consenso a Pallante che glielo accordò.

Marco allora chiese che tutti i giganti si mettessero in cerchi concentrici con al centro i più orripilanti.

Fu chiamata FATA SERENA e lei dopo pochi minuti arrivò posizionandosi al centro del cerchio.

Fata Serena bellissima, avvolta da un abito impalpabile senza dire nulla fece girare vorticosamente i giganti posizionati a cerchi e prima di dare lo stop, pronunciò la frase magica:

“Magia delle magie tramuta questi giganti in uomini saggi”

Tutto si fermò per alcuni minuti ed i presenti erano come statue di pietra, trascorsi una decina di minuti Serena batté le mani e con stupore ed incredulità tutti e dico tutti i giganti erano tornati uomini normali.

Serena venne osannata da tutti. Si fece una grande festa e l’indomani tutti lasciarono quel villaggio per tornare al mondo reale.

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