Fiabe: SHASHA

Nuove fiabe

 

Shasha, un ragazzino di otto anni un po’ gracilino, ma con una carica ed un’energia inspiegabili.

Capelli neri come la pece, due grandi occhi, verde mare ed un nasino leggermente alla francese, Shasha era sicuramente più alto dei suoi compagni ma talmente magro che i suoi fedeli amici l’avevano soprannominato “acciughetta”.

Nonostante fosse davvero magro, nessuno capiva da dove traesse quell’energia e la voglia di mettersi alla prova costantemente.

Scolasticamente era molto intelligente, ed attento alle lezioni recepiva in un “battibaleno” i contenuti spiegati dagli insegnanti.

Vivace e spiritoso sempre pronto alla battuta era conteso da tutti e molti ragazzini volevano essergli amico.

Terminati gli obblighi scolastici, Shasha amava tuffarsi nella natura e con un gruppo di amici perlustravano i boschetti vicini o i laghetti dove cercavano animaletti da osservare.

Un caldo pomeriggio d’estate Shasha con Francesco, Mario e Guendalina seduti al bordo di un laghetto sotto un salice piangente, mangiavano allegramente un panino con la mortadella, quando un rospo di notevoli dimensioni fece un balzo e s’accomodò sul vestito di Guendalina, forse attirato da un tessuto con fiorellini colorati.

La ragazzina fece un balzo sprofondando con le mani nell’erba ed emanando a voce bassa la seguente frase:

“Ehi rospaccio ce l’hai con me?”

Il Rospo fece un altro balzo e posizionatosi in un ciocco di legno iniziò a parlare:
“Salve ragazzi sono Apollo il re di questo stagno ed oggi è una giornata davvero speciale perché io e Athena la mia fidanzata convoliamo a nozze e lei sarà la mia regina”.

 

I ragazzi sbigottiti per il rospo parlante erano a “bocca asciutta” e non riuscivano a proferire parola.

Solo Shasha si fece coraggio e chiese:
“ Chi sei? Perché parli? Perché ti sei rivolto a noi?”

Il rospo, incrociò le zampe e gonfiando a dismisura le mascelle iniziò a parlare con una voce altisonante.

“Io sono il frutto di un incantesimo che una streghetta mi aveva fatto per farmi un dispetto tramutandomi da bambino a rospo. La mia vita era assai difficile ero poverissimo e fui abbandonato dai miei genitori così quando la streghetta del bosco mi fece questo incantesimo credeva di farmi un pessimo dispetto, ma non fu così ed io qui ho trovato la felicità. Chiesi così alla strega di lasciarmi in questa condizione e lei presa a compassione mi diede la facoltà della parola e di poter fare durante la mia vita ad un numero limitato di incantesimi volti a soddisfare dei sogni di alcuni bambini.”

 

Gli amici si strinsero in cerchio e Shasha sussurrando alle orecchie degli amici decisero di porgli al rospo un gran desiderio di diventare dei piloti delle linee aeree.

Presesi per mano tutti insieme iniziarono simultaneamente a chiedere al rospo di aiutarli ad esaudire il loro sogno.

Il rospo li fermò all’istante alzando le zampe e disse:

“Fermi, fermi uno alla volta, non vi capisco tutti insieme!”

Dopo averli ascoltati con calma, il rospo diede il suo verdetto:

“Oggi proprio nel giorno del mio matrimonio vi accontenterò e vi prometto che vi fornirò di tutti gli strumenti per diventare dei piloti d’aereo ma il percorso sarà lungo e voi dovrete sudarvelo con diversi sacrifici. Da un taschino del suo gilet prese una corda e con un laccio strinse i ragazzi emanando una piccola scossa. Il vostro desiderio per me è esaudito e con un tuffo olimpionico si lanciò nell’acqua dello stagno, salutandoli.”

I ragazzi felici di quell’incontro con quel rospo, furono sempre grati per l’opportunità di quell’incantesimo ma come l’animaletto aveva predetto per realizzare il sogno dovettero studiare ed impegnarsi sino al raggiungimento del fatico primo volo.

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