Racconti dal Futuro: VITA nel 5000

In una landa, abbandonata della Nuova Zelanda, in una terra dimenticata da tutti, nascostamente in gran segreto nel sottosuolo fremevano i preparativi per un lancio nello spazio.

Infatti, proprio lì, era stata costruita una base militare volta a scoprire e ricercare forme aliene nello spazio ed al contempo sperimentare nuove teorie, farmaci per debellare malattie incurabili o quant’altro mirasse al bene comune.

Scienziati, ricercatori, uomini, donne, animali tutti erano stati selezionati segretamente e portati in questa base costruita nel sottosuolo e tra le rocce.

All’interno la vita si svolgeva freneticamente, un gruppo formato da scienziati ed alieni provenienti da un diverso sistema solare denominato “FOLGAR 3”, erano pronti nella stazione di lancio ad inviare nello spazio una nuovissima navicella che avrebbe avuto il compito di raggiungere un altro sistema solare da dove erano sopraggiunti richiami d’aiuto.

Siamo nel 5000, e non solo sulla terra, gli uomini dopo millenni trascorsi a guerreggiare per la smania di potere; seminare morte e distruzione trasmettendo forme di violenza inaudita tra gli esseri viventi, degli eventi climatici e naturali, avevano azzerato tutto.

L’uomo aveva capito finalmente che non doveva fare guerre o distruggere l’ecosistema in cui viveva, ma doveva allearsi e crescere in pace con altri mondi.

Furono create città avveniristiche e grandi scoperte scientifiche avevano debellato malattie; la coesione tra esseri umani e non, aveva finalmente creato nella terra una dimensione per la popolazione quasi idilliaca.

Stazioni spaziali furono adibite alle soste di vacanzieri o come tappe per poi proseguire su altri lidi.

Le nuove navicelle potevano smaterializzarsi o materializzarsi a seconda delle esigenze ed i problemi legati alle distanze e al tempo erano risolti.

La trasmissione del pensiero faceva parte di alcuni alieni di Folgar 3, ma non era ancora applicabile tra gli umani.

Aura, Athena, Demetra(aliena), Dioniso, Adone ed Ermes, Vulcano(alieno), erano tutti giovanissimi scienziati, ma con intelligenze super dotate.

 

 

Benché avessero tra i 15 e 20 anni, avevano frequentato istituti scolastici per plus dotati e dopo aver conseguiti varie lauree e master, si erano cimentati in ogni tipo di prova prima di essere scelti per questa missione e coadiuvati da un pool di tecnici erano pronti al lancio.

La missione prevedeva di soccorrere e collocare gli abitanti di ZARO in un altro pianeta, in quanto il loro mondo era pronto ad implodere per delle esalazioni di un gas che s’era generato al centro del pianeta che stava inoltre stravolgendo e modificando la natura di alcuni esseri in animali mostruosi.

Senza esitare fu dato ok al lancio, la piattaforma si mosse, il terreno si aprì ed in un “nano secondo (ns)” la navicella non fu più visibile all’occhio umano.

All’interno dell’astronave alieni ed umani avevano un preciso ruolo ed ognuno con grande rigore eseguiva la mansione che gli era stata richiesta.

Un improvviso allarme destò, Allene, capitano della missione che decise di verificare l’entità del guasto mandando la sua fidatissima Fatma a verificare ed apportare gli adeguati aggiustamenti alla navicella.

Allene decise, quindi, di approdare in un pianeta amico e chiamò a rapporto Fatma e le disse:

“Fatma ho deciso di fermarmi a Sole2 perché le caratteristiche di atmosfera sono compatibili con i tuoi parametri vitali e non avrai difficoltà ad ambientarti. Ho bisogno che tu raggiunga il quadrante a Nord Est posto sotto i reattori 156 e 157 e che mi comunichi repentinamente l’entità del guasto”

Fatma fece con il capo un cenno d’assenso e si preparò all’uscita dall’astronave.

Indossò una particolare tuta ed un mini casco e s’accinse a prendere il mezzo che l’avrebbe trasportata nella postazione del guasto.

Dopo essere giunta vicino ai due reattori, si chinò per verificare la consistenza del danno e accertata la natura del guasto comunicò con il comandante e disse:

“Ho bisogno di un aiutante e di alcuni macchinari, credo che dovremmo aggiustare il tutto in 2 o 3 ore se mi sarà possibile cercheremo di abbreviare i tempi.”

Allene diede il suo consenso e Fatma rientro nella navicella per prendere il necessario e chiamare Poseidon che la supportasse.

Poseidon, uomo bellissimo, era uno scienziato tra i più ricercati e non solo per le sue caratteristiche d’avvenenza, ma per saper trovare la soluzione anche quando tutto sembrava impossibile.

Fatma e Poseidon facevano un team eccezionale e furono in grado di riparare il guasto in un’ora.

Rientrati alla base, si recarono da Allene rinfrancandola e dando tutte le garanzie per riprendere il viaggio verso Zaro.

Allene ringraziando i due e il Capo supremo di Sole2 per l’ospitalità diede l’ok per la partenza.

Allene ora doveva trovare un nuovo pianeta e trasferire gli abitanti di Zaro prima che animali modificati dal gas e super aggressivi si cibassero degli abitanti se fossero sopravvissuti all’implosione che comunque sarebbe avvenuta di lì a qualche anno.

La navicella ora doveva superare il “Fiume di Fuoco” prima di arrivare a destinazione e il capitano mise in allerta tutto il personale per far fronte a questa nuova sfida.

Il Fiume di Fuoco non era altro che un tragitto di cosmo da attraversare sotto ad una “tempesta” non di gocce d’acqua ma di fuoco.

Vennero disposti scudi protettivi refrigeranti e venne dato l’ok all’attraversamento.

Parti della navicella furono comunque danneggiati e tutta la squadra si dimostrò efficientissima nei vari interventi per ripristinare i danni subiti.

Allene decise di mettere la stazione in “stand by” sino a quando l’astronave non fosse tornata completamente efficiente.

Nel frattempo il capitano aveva deciso la destinazione e il nuovo pianeta dove sarebbero stati trasferiti gli Zariani.

Il Pianeta di nome “OPI” aveva delle similitudini con la nostra Terra; non era mai stato abitato ma inspiegabilmente, un pianeta vergine con una natura incontaminata avrebbe dato agli abitanti di Zaro l’opportunità di una nuova esistenza.

Allene diede l’assenso alla discesa e sosta in Opi per dare il via alle operazioni di trasporto della popolazione di Zariani e la costruzione di stazioni.

Vennero inviate migliaia di navette a prelevare gli Zariani che avevano già subito numerosissime perdite a causa delle esplosioni e dalla trasformazione di animali molto aggressivi.

Opi era un pianeta di una bellezza sconvolgente ed offriva uno scenario unico e sublime.

Trascorsero diversi mesi per trasferire tutti in Opi, la difficoltà maggiore fu quella di annientare quei mostruosi animali trasformati geneticamente dai gas.

Gli stessi abitanti per poter sopravvivere dovettero munirsi di caschi che inibivano gli effetti deleteri di quei gas.

Le operazioni di trasferimento furono accelerate al massimo anche perché dalla base spaziale terrestre fu dato l’ordine di far implodere quel pianeta al più presto, per non vanificare ogni sforzo della missione o correre il rischio di contaminare l’ambiente circostante.

In punti strategici vennero inviate delle navette che sarebbero esplose innescando delle esplosioni a catena e in pochi minuti Zaro sarebbe sparito dalla cartografia cosmica.

Tutto avvenne come stabilito ed il pianeta con tutti i suoi orrori fu cancellato.

Allene chiamò il suo equipaggio e ringraziando tutti per il lavoro e l’efficienza profusa in questa missione diede l’ok per il rientro.

 

 

 

 

 

 

 

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