Storia degli Gnomi e di THOR (Fiabe dagli 8 anni)

Sin dal Medioevo, si narra che gli gnomi (detti anche nani), scaturirono dalla fantasia di Paracelso; un alchimista medievale che verso la fine del 1400 iniziò a parlare di queste figure mitologiche, prendendo spunto per il loro nome dal greco “gnosis”, che vuol dire conoscenza.

Gli gnomi, spesso definiti anche folletti o elfi dei boschi, erano dei piccoli uomini, talvolta con folte barbe e baffi; buffi sicuramente e anche burberi.

Gli gnomi, come le fate, gli elfi, i troll sono da considerarsi figure simili tra loro e di quando in quando vengono confusi fra loro, perché tutti legati alla natura e all’amore per i boschi e la terra.

La loro peculiarità è l’essere operosi, ingegnosi, saggi e sono molto intelligenti e capaci.

Una delle loro primarie attività è quello di curare gli animali dei boschi e foreste e grazie all’aver studiato l’utilizzo di particolari erbe fornite dalla natura, sanno quindi utilizzarle, preparando anche unguenti e medicinali portentosi.

Il loro aspetto come già menzionato, ce li immaginiamo con i baffi e la barba lunga, il più delle volte bianchi, con un cappello rosso o di altro colore a punta; mentre la versione femminile degli gnomi, possiede lunghe trecce annodate con dei fiocchi colorati.

Longevi più che mai, vivono anche fino a 900-950 anni.

Lo gnomo raggiunge la maturità intorno ai 300 anni: questo è il sospirato momento in cui la barba, cresciuta intorno agli 80 anni, gli diventa grigia.

Infatti l’aver la barba per lo gnomo è segno di maturità ed affidabilità.

L’altezza media di uno gnomo è di 15-20 centimetri. Se uno gnomo si tiene in forma pesa all’incirca 400 grammi; le femmine pesano un po’ meno (250-300 grammi circa) ma con l’avanzare dell’età tendono ad ingrassare.

Ricca e varia è l’alimentazione degli gnomi che sono molto ghiotti. il cibo più prelibato è costituito dai funghi, che vengono cucinati in diversi modi: bolliti con erbe aromatiche, al vapore o grigliati (le grigliate sono un’usanza del periodo estivo). Alla base di molti piatti troviamo poi i cereali come grano, miglio, segale, orzo, farro e qualche volta il mais. I cereali vengono lavorati (macinati, tostati o cotti) per preparare zuppe di vario tipo, che vengono poi accompagnate da ortaggi di stagione. Molto importanti sono le erbe aromatiche che arricchiscono i piatti degli gnomi: sono usate nelle zuppe ma anche nelle speciali ricette di “pane aromatico”.

Il pane aromatico si ottiene da diversi tipi di farina (che può essere di grano, segale o castagne) che viene poi impastata con acqua e con alcuni tipi di erbe. Un altro particolare tipo di pane è quello alle noci, che gli gnomi amano gustare soprattutto d’inverno, magari sbocconcellandolo davanti al fuoco.

Vivendo nei boschi, abiterebbero in mini abitazioni tra le radici degli alberi e tutto il giorno si prenderebbero cura della flora e della fauna preparando pozioni con le erbe della foresta.

Il grande poeta, filosofo, scrittore Giacomo Leopardi nelle sue Operette morali scrisse di loro, in  un Dialogo di un folletto e di uno gnomo.

Dopo questa sommaria descrizione sulle caratteristiche fisiche e di vita dello gnomo; ci incentriamo a raccontare la nostra storia che parte proprio da qui.

Sally sposa di Basilio era ormai giunta al termine della sua gravidanza e si attendeva ormai l’imminente nascita di un nuovo gnomo.

Passarono alcune ore e nacque Thor.

Sin da piccolo Thor era un “vulcano in eruzione”; forse proprio perché proveniva da un vecchio discente Veneto.

Il suo carattere talvolta davvero dispettoso era incline a formulare sempre scherzi, socievole amava confrontarsi e stare insieme alle persone.

Thor crebbe nei boschi e all’età di tredici anni, il piccolo gnomo adottò di vestirsi di verde con un gran cappello rosso bordato da un nastro di velluto verde come il vestito.

Fu proprio in quell’anno che Basilio trasferì, come tradizione, il suo sapere al figlio.

Da quel momento Thor, ad esempio, riconobbe i funghi ed erbe, poté distinguere le piante commestibili da quelle velenose, e gli animali buoni da quelli aggressivi.
Imparò a correre velocissimo per sfuggire ai possibili predatori o malintenzionati e soprattutto imparò a ripararsi dalla luce perché questa poteva causargli di trasformarsi in pietra.

Abile artigiano spesso collaborava con gli uomini, lavorando i metalli che i suoi simili gli vendevano estraendoli dalle miniere.

Un giorno, nonostante conoscesse ogni anfratto del bosco, forse maldestramente, cadde in una trappola costruita per catturare i lupi.

Dopo esser caduto per diversi metri, atterrò sopra del fieno che attutì la caduta.

Lo spavento fu notevole ma ben presto si riprese e seduto a gambe divaricate, si mise le mani in testa e meditò sul da farsi.

Thor tremante e disorientato, notò che, l’imbrunire avanzava oscurando ogni cosa, ed ebbe la netta sensazione che nessuno in quel frangente poteva aiutarlo così decise che doveva trovare una soluzione avvalendosi anche delle sue doti magiche.

Benché Thor come tutti gli gnomi avessero grande senso dell’orientamento anche al buio; lui era precipitato in quell’enorme fossato e nonostante la sua infima mole, riuscì a risalire con l’aiuto di qualcuno.

A squarciagola iniziò a chiamare la sua fata protettrice e a gran fiato urlò:

“Fata del Bosco aiutami!”

L’eco di quel disperato grido echeggiò da albero ad albero sino ad arrivare alla dimora della fata.

Thor dopo quell’urlo vide davanti a sé una gran luce bianca ed apparve Fiordaliso, la fata del Bosco, così chiamata perché indossava sempre abiti di color “ciano” ovvero, la tonalità che ricorda quella dei preziosi lapislazzuli e dà vita al colore “blu fiordaliso”.

Fiordaliso, solare e amante di questo colore, le venne dato questo nome, perché come nel linguaggio dei fiori, questo colore simboleggia la spensieratezza e la felicità; infatti lei rappresentava tutto ciò.

Immediatamente Fiordaliso rassicurò Thor e gli disse:

“Ora dovrai scucire il tuo cappello ed avvolgere il filo che ne ricaverai, in un gomitolo che mi lancerai e grazie alla mia magia tu potrai risalire quassù.

Thor rispose:

“Sai Fata, ti ringrazio per aiutarmi, ma speravo che non mi avresti lasciato lavorare tanto, e che la tua magia fosse meno laboriosa”

Fiordaliso rispose:

“Caro Thor, visto che uno gnomo è sette volte più forte di un uomo, dovrai dimostrarmi la tua volontà solo così potrai salvarti!”

Un po’ sfiduciato, ma caparbio, volle dimostrare alla fata che non era un fannullone, al contrario era coraggioso e temerario.

Si sedette sul pagliericcio, incrociò le gambe e tolto dal capo il suo cappello dovette trovare il modo per disfare e comporre il gomitolo.

Non avendo attrezzi con sé(non aveva certo aghi o forbici),  con i denti tagliò un capo ed iniziò a disfarlo.

Non fu facile l’impresa, e dopo diversi brontolii riuscì a formare un grosso gomitolo.

Soddisfatto si rialzò e disse:

“Fata ho raggiunto il mio obbiettivo che ne dici di tirarmi fuori?”

La Fata sorrise e rispose:

“Caro Thor ora devi lanciarmi il gomitolo solo così potrò liberarti”

Thor imbronciato sbatté i piedi a terra e sbuffò.

Deciso a non darla vinta alla Fata “birichina” prese il gomitolo e dopo aver fatto tre giri su sé stesso, lanciò il gomitolo con tanta più forza avesse in corpo.

Il gomitolo forte di quella spinta volteggiò e la Fata riuscì a prenderlo.

“Bravo Thor” si sentì dire dalla fata e quella, pronunciando delle parole magiche fece scendere un gruppo di palloncini e disse:

“Aggrappati ad essi”

Thor s’aggrappò al nastro che li teneva uniti e in un “baleno” fu messo in salvo.

Sudato, sporco ma felice ringraziò la fata anche se l’aveva salvato con il suo contributo di operosità e lasciandola le disse:

Mia fata in questa disavventura, tu mi hai fatto capire una cosa fondamentale che la mamma mi aveva insegnato in caso di difficoltà: “AIUTATI CHE IL CIEL T’AIUTA” Grazie fata!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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