STELLA

Verso la fine del ‘300 in Scozia, venne edificato, il CASTELLO di BALMORAL, residenza del suo proprietario, Ser William.

Il castello fatto eseguire da William, fu completato solamente alla metà del diciannovesimo secolo.

La vita di Wiliam, aristocratico scozzese era assai lussuosa. Circondato da artisti e letterati amante della caccia, aveva nel suo castello cani, gatti ed altri animali.

Nel castello come accennato, la vita era scandita da un gran fervore da parte dei servi che trattati malissimo dovevano occuparsi di ogni cosa per ingraziarsi il proprio signore.

Le cucine brulicavano di mille personaggi che si intervallavano come cuochi, camerieri, sguatteri, donne di varie età, belle e forti che venivano assunte per svolgere i lavori domestici ed essere dominate dai padroni.

Qui tra pentole e pentoloni dove certo l’igiene non era un fattore primario, vivevano diversi tipi d’animali.

La famiglia di topi bianchi gli SQUITTER era composta da sei elementi: Padre, madre e quattro fratelli, due maschi e due femmine di topo.

C’era BAFFONE, un grosso anzi grossissimo gatto Grigio con la punta della coda, le punte delle zampe ed il muso bianco.

Ed infine BALU’ un cane lupo da un folto pelo e dalla coda mozzata da un dardo.

 

Topi, gatto e cane fecero un sodalizio visto che alloggiavano tutti in quella cucina.

Sebbene si dica che animali così diversi non sarebbero mai andati d’accordo, loro si comportarono in modo tale da sovvertire tutti pronostici.

Il gruppo di amici più o meno pelosi, radunatosi nello sbratta cucina, fece la conoscenza con STELLA.

Stella era una ragazzina di sei anni dalle lunghe trecce dorate che sedeva mestamente su di uno sgabello figlia di COSTANZA.

La madre aveva preso servizio in quella dimora in giovanissima età allontanata dalla famiglia d’origine per povertà.

Erano passati diversi anni e Costanza, donna forte ed onestissima, continuava a servire lì, ingraziandosi la benevolenza del suo signore, per guadagnarsi “un tozzo di pane” per lei e sua figlia.

Stella era una bambina dai delicati lineamenti ma era muta e la famiglia SQUITTTER, BALU’ e BAFFONE esseri dotati di grande sensibilità lo avevano capito.

Fu Balù che capì il da farsi. Più veloce di una saetta, andò nel bosco dove abitava ARTEMISIA la fata dei bambini e degli animali e dopo aver abbaiato per chiamare la sua attenzione, Balù entrò nella casa della fata.

Entrato nella dimora, Balù grazie alla magia di Artemisia, prese la parola e raccontò di quella sventurata bambina.

La Fata buona promise al cane che il giorno seguente avrebbe fatto visita a Stella.

FATA

L’indomani mattina verso le sei, Stella si trovava già in quella cucina perché la sua dolce mamma doveva lavorare.

Attorniata dai nuovi amici che si coccolavano vicino a lei, apparve come d’incanto illuminata da una luce fortissima la fata ARTEMISIA.

ARTEMISIA si avvicinò alla ragazzina e con un colpo della sua bacchetta magica disse:

“Belzebù te ne andrai, ma poi ritornerai, finché mamma non te ne accorgerai”

Ed aggiunse:

“Se la mamma poi ringrazierai e una festa le farai tu stupita rimarrai”

Stella a quelle parole rimase attonita, confusa e mille domande le frullavano nella testa.

Chi era Belzebù? Cosa voleva farle? La sua mamma di cosa doveva accorgersi?

La Fata capendo lo sconcerto di Stella, volle spiegarle alcune cose ma soprattutto per il suo bene doveva senza transigere rispettare alcune regole.

Belzebù è un mago cattivo che spesso infonde in persone degli influssi malefici che ne stravolgono la vita. Io disse Artemisia, riesco a farlo declinare dai suoi intenti a volte parzialmente a volte in maniera totale.

Tu carissima Stella da domani potrai parlare, ma riuscirai a farlo esclusivamente con gli Squitter, Baffone e Balù a cui ho dato la parola.

Alle undici di sera quando andrai a letto accompagnata dalla tua mamma ritornerai muta.

Solo un successivo incantesimo potrà darti la parola definitivamente.   

Fu così che Stella felice per le disposizioni della fata grazie ai suoi amici pelosetti, trascorse degli anni felici giocando e chiacchierando con loro, ma sempre al momento di andare a letto la ragazzina diventava muta.

Passarono gli anni e Stella divenne una giovane di bellissimo aspetto con capelli biondi occhi azzurri come il cielo ed un corpo armonioso.

Un pomeriggio, nei giardini del Castello seduta in una panchina sotto ad una pergola infiorata con del glicine, Stella chiacchierava amabilmente con Balù e Baffone mentre gli amici topini erano andati nelle cucine a far rifornimento di leccornie per uno spuntino.

La Madre Costanza proprio quel pomeriggio, ebbe l’ordine dal figlio di William, di recarsi in giardino a raccogliere delle tuberose da mettere sul grande vaso del Salone delle Feste e la scelta di quei fiori era davvero azzeccata per il profumo che avrebbero profuso.

Fu proprio in quell’occasione che vide la sua figliola parlare con gli animaletti e ne fu scioccata.

D’impeto si avvicinò a Stella e la ragazza ricordandosi le parole della Fata, la baciò e le raccontò ciò che accaduto in quegli anni.

Raccolte le Tuberose madre e figlia si recarono nel salone delle Feste dove anche ANTONY aspettava l’arrivo di quei fiori.

Il giovane aristocratico, alla vista di Stella ne fu abbagliato e la invitò con la madre ad indire una festa in loro onore.

La festa fu un grande evento e da allora Stella non perse più la parola e divenne Sposa di ANTONY.

Vissero lunghi anni felici gli sposi e Costanza.

 Abbellirono quel grande castello e ne fecero una dimora sempre più bella e lussuosa.

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