Il Merlo e Zuela

Zuela era una ragazzina bionda dalle lunghe gambe e dagli occhi neri. La sua età si avvicinava ai quindici anni. Infatti, di lì a qualche mese avrebbe festeggiato il suo compleanno.

Zuela viveva nell’hinterland milanese in una famiglia medioborghese.

I genitori, due anni or sono avevano acquistato un piccolo terreno e successivamente avevano costruito un villino.

Zuela era una ragazza amante della natura e degli animali e spesso conclusi gli obblighi scolastici passava il suo tempo nel giardino coltivando piccoli fiori e piantine.

Fu proprio in uno di questi giorni, che Zuela, forse un po’ annoiata accovacciata sulla panchina del giardino, nei pressi della cucina ebbe una strana visione.

Dal grande Tiglio che fiancheggiava la casa, zuela avvertì dapprima un crepitio di foglie e poi in un lampo, qualcosa cadde a terra.

Con un balzo la ragazza scattò in piedi e si diresse sotto le fronde del grande albero.

Con immenso stupore avvertì un pigolio, anzi, diversi infimi gridi ripetuti.

Sul terreno giaceva un piccolissimo uccellino con il becco spalancato caduto dal suo nido.

Un po’ spaventata sul da farsi, Zuela fece passare qualche secondo prima di prendere la decisione di raccogliere tra le mani quell’animaletto e correre dentro casa.

Ora alla ragazza si paventava un grosso problema. L’uccellino senza dubbio aveva bisogno di aiuto e di cure e Zuela non sapeva cosa fare e come comportarsi.

In un batti baleno, la giovane, prese l’uccellino lo mise in una scatola di cartone dapprima traforata per farlo respirare e posizionato sul cestino della sua bici si diresse dall’amico Mauro.

Mauro aveva un negozietto di mangimi ed animali e si trovava a pochi passi dalla casa di Zuela.

Tutta trafelata fece irruzione nella bottega con la scatola tra le mani.

Mauro chiese: “Ciao cosa mi hai portato?”

La ragazza con voce tremolante per l’eccitazione raccontò a Mauro dell’accaduto ed aprì la scatola.

Il piccolino zampettava di qua e di là nella scatola ed emetteva dei pigolii.

Mauro lo guardò e si rivolse all’amica e con voce pacata le disse: “questo è un Merlo ma è molto piccolo e la sua vita fuori dal nido è veramente in pericolo”.

 Zuela si irrigidì a quelle parole ma Mauro venne subito in suo soccorso e la rassicurò indicandole il da farsi.

Mauro elencò il comportamento da tenere scrivendo i vari punti in un foglio.

ELENCO: Ogni due ore, doveva essere somministrato con una piccola siringa con il contenuto di un cucchiaino di mangime precedentemente preparato, inumidito con dell’acqua.

La gabbia in cui era stato posto il merletto doveva essere pulita e messa della sabbia nuova.

Il compito affidato da Mauro a Zuela non era semplice e la ragazza doveva impegnarsi anche di notte alzandosi per dar da mangiare a quel piccolo essere.

Speranzosa per la riuscita con la nuova gabbia e il sacchetto del cibo rinforcò la bicicletta e si avviò verso casa.

Giunta a casa, posizionata la gabbia in cucina decise che avrebbe dato un nuovo nome all’uccellino. Lo chiamò FILIPPO.

I primi giorni non furono facili ed imboccare in quel mini becco il mangime risultò complicato per la reticenza di Filippo.

Passarono i giorni e le settimane e Filippo cresceva a vista d’occhio.

Spesso Zuela faceva uscire dalla gabbia Filippo e lui ormai un po’ addomesticato saltellava felice.

Filippo ormai aveva un buon piumaggio e di buon mattino Zuela decise di dare la libertà a Filippo anche se inconsciamente la ragazza sapeva che forse l’uccellino non era ancora pronto a procurarsi il cibo.

Filippo fece i primi timidi passi nel marciapiede e d’un tratto spiccò il volo.

Zuela si sentì morire e corse in giardino per cercare con lo sguardo gli alberi ed il cielo sperando di scorgere Filippo.

Passò del tempo e la ragazza in ansia si colpevolizzava per averlo lasciato libero, ma d’un tratto senza farsi vedere Filippo si posò sulla spalla di Zuela e cinguettò.

Era proprio vero Filippo ancora non era del tutto autonomo ed aveva bisogno di essere imboccato.

Per diversi giorni batteva con il piccolo becco il vetro della cucina, mangiava e poi volava via.

Terminò anche questo periodo e Filippo un pomeriggio volle salutare Zuela. Lui era pronto a vivere la sua vita e voleva ringraziarla per ciò che aveva fatto.

In giardino, Filippo le volo per 3 volte intorno, le si posò sulla spalla e volò lontano.

FILIPPO
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