Un’Estate Scoppiettante – racconto

Racconto

Il sole incendiava l’autostrada ed io neo patentata, avevo deciso di partire per una vacanza, dopo aver affrontato gli esami di maturità.

Indifferente alle raccomandazioni familiari, come tutti i giovani, anch’io ribelle alle “romanzine” genitoriali, avevo deciso di affrontare il viaggio nelle ore centrali della giornata, che mi avrebbero facilitato nel non trovare le fastidiose code di automobili che rallentano l’arrivo alla meta predestinata.

Dopo ore passate sui libri avevo affrontato gli esami brillantemente 54/60 ero sufficientemente soddisfatta dell’esito ed ora potevo godermi una super vacanza al mare a Lignano Pineta, dove grazie ai miei genitori potevo usufruire per i mesi di luglio ed agosto di una casa da loro fatta edificare.

Mamma e papà infatti, non potevano essere con me perché impegnati nell’industria e disponibili a concedersi ore di meritato riposo nel periodo di chiusura per ferie previste per il mese d’agosto.

Era la mia prima vacanza completamente indipendente e questo mi rendeva euforica.

Al mare avevo diverse amicizie consolidate, con le quali, rifrequentandoci di anno in anno, organizzavamo feste gite, discoteca…in nome dell’estate e di quel periodo spensierato.

Il calendario segnava 11 luglio ed io come premesso dopo aver caricato la mia 500 bianca, con valigia, sacchetti e sacchettini sotto un sole cocente, m’accingevo ad inforcare l’autostrada per affrontare una vacanza, ma soprattutto un’estate che ancor oggi è vivida nei miei ricordi.

La mattina ci furono mille ripensamenti su cosa mettere in valigia: Bikini con mille fogge da quelli di jeans, a quelli stile bambola, neri, colorati…top e magliette da abbinare a gonne o pantaloni, mini abiti, abiti da sera…insomma un corredo che avrebbe assolto mesi e mesi di vacanza senza mai ripetere lo stesso abito.

La decisione di partire alle 12:30 fu ottima ed il viaggio a velocità non troppo elevata, ma con il tettino completamente abbassato, munita di foulard ed occhiali da sole, fu privo d’intoppi e l’autostrada era percorribile e senza code.

Alle 13:10 ero all’entrata di Lignano Pineta ed ero veramente felice perché da quel momento iniziava la mia estate che mi prefiguravo scoppiettante.

Arrivata a casa, dopo le solite procedure di:

  • aprire i contatori dell’acqua e luce, telefonare a mia madre rassicurandola (a quel tempo non esistevano i cellulari) che tutto era ok e che se lo fosse dimenticato ero una giovane con “i piedi ben piantati al terreno”.
  • Cogliere i fiori d’ortensia e metterli in vasi per abbellire il salotto
  • Passare l’aspirapolvere
  • Farmi il letto con lenzuola di bucato
  • Depositare in cucina un minimo di spesa visto che la casa era chiusa da mesi.

Ora espletate le formalità e sistemati i vestiti nell’armadio; feci una doccia, indossai un bikini e degli short con una mini maglia che lasciava intravedere l’ombelico e inforcata la bici mi recai a trovare l’amica di sempre, conosciuta quando avevamo pochi anni ed eravamo vicine d’ombrellone.

Benché Lucia abitasse a Treviso, io e lei facevamo delle lunghe telefonate durante l’inverno per raccontarci ogni cosa ci capitasse, amori o filarini compresi.

Suonai al suo campanello e Lucia mi venne incontro agitandosi ed abbracciandomi, mi diede il benvenuto.

Sedute sul dondolo del suo giardino, iniziammo a chiacchierare ed a raccontarci le ultime novità; mi informò così che all’Hotel Riviera vi era una compagnia di ragazzi e ragazze “non male” e che l’indomani mi avrebbe presentato i componenti che frequentavano la piscina.

L’indomani, verso le undici, ci recammo all’hotel Riviera e Lucia mi presentò alcuni componenti della compagnia che si trovavano in piscina.

La mia attenzione ricadde su un individuo, assai carino con il quale ebbi uno scambio di sguardi che si incrociarono e che forse inconsciamente erano provocatori e propizi ad un gioco di seduzione.

La mattinata ed il pomeriggio trascorsero piacevolmente tra bagni in piscina, cocktail, chiacchere e sole.

Prima di tornare alle nostre abitazioni decidemmo che la serata l’avremmo trascorsa ballando alla discoteca in quegli anni in voga il “Charlie Brown”.

Quella sera prima di avventurarci in discoteca, volli avere delle delucidazioni riguardo a quel ragazzo che lei conosceva anche se fra me, avevo capito che caratterialmente era uno “sciupafemmine”.

Lucia, mi descrisse la sua provenienza che era nativo della provincia di Treviso, ma come avevo percepito anch’io, era leggermente birichino con le ragazze.

Ignorando gli avvertimenti ma attratta da quel “scavezzacollo” in erba, confidai alla mia amica di fare una sfida con lei.

Avrei prodotto, sfoderando quella sera in discoteca, tutte le mie armi seduttive, per avere un filarino con lui.

La scommessa era aperta.

La sera, mi acconciai con un abitino di seta dalla profonda scollatura sulla schiena; e mi presentai all’entrata della discoteca leggermente in ritardo.

Parcheggiai la mia 500 e scesa salutai tutti.

Entrammo al Charlie e dopo aver occupato un tavolo ordinammo da bere.

Gli sguardi tra me e Riccardo si fecero più intensi e complici.

Ballammo in modo frenetico poi, arrivarono i lenti ed io e Riccardo appiccicati come sardine, ci sfioravamo emanando l’uno per l’altro una forte attrazione.

L’età, gli ormoni, l’attrazione, la voglia di conoscersi, l’estate tutto era a nostro favore e con la canzone “emozioni” di Lucio Battisti scattò il primo bacio.

Si, avevo vinto la sfida, ma non solo quella, Riccardo era un bel ragazzo ed una “cottarella” l’avevo proprio presa e l’estate ebbe un buon inizio.

I giorni seguenti passavo gran parte della mia giornata all’hotel Riviera ed io e quel ragazzino eravamo perennemente avvinghiati scambiandoci baci, carezze e tuffi in piscina per rinfrescare i “bollenti spiriti”.

Alcune sere passeggiavamo con altri ragazzi/e lungo la battigia e ci fermavamo seduti sui “pattini” a cantare e suonare la chitarra.

Furono giorni che tutt’ora sono vividi nella mia memoria e come dice una mia cara amica; “Ricordi per la vecchiaia”.

Un mese passò in fretta e nella compagnia entrarono altri ragazzi e ragazze e quell’estate non mi mancarono certo i “mosconi” che continuavano a girarmi attorno, come se mi fossi cosparsa di zucchero, forse anche perché all’epoca ero giovane e solare.

Io e Riccardo flirtammo per circa un mese, poi così come era iniziato quel flirt, la bolla di sapone si ruppe; lui ritornò a Treviso ed io forse dotata di una sana incoscienza dovuta all’età, dopo qualche giorno di mesta tristezza continuai a frequentare il gruppo e l’estate ritornò ad essere scoppiettante.

                                                                                                                                                                 Nicoletta Rinaldi

 

 

 

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