Fiabe UNA TROTA SPECIALE 4

FIABE- In un vecchio Mulino, in un contesto da fiaba, dove la natura dava i segni della sua maestosità, con l’esplosione di gradazione di colori che andavano dal verde tenue a quello più acceso e dal fragore tumultuoso del torrente che determinava il funzionamento del mulino, viveva la famiglia di Zippo, il mugnaio.

Di Rado Guido, era ben conosciuto in paese non solo per il suo lavoro e la sua professionalità ma anche perché portava un nome divertente ed era un personaggio ben voluto da tutto il paese in quanto egli stesso si “canzonava” ed era ironico verso sé stesso.

Il mugnaio aveva creato in quel paradiso che la natura gli aveva offerto un’attività ed una casa per la sua famiglia.

Guido, aveva deviato il torrente e l’acqua convogliata in una tubazione alla ruota idraulica. La forza dell’acqua unita all’effetto delle pale di una turbina, determinava la rotazione dell’asse che azionava i vari macchinari del mulino.

L’edificio assai antico tutto in pietra, era stato restaurato dal mugnaio che con la sua casa attigua ne aveva fatto un capolavoro.

La famiglia di Guido era composta dalla moglie EURICE e dai figli SIGFRIDO e PORFIRIO.

Mamma Eurice con un carattere teutonico, aveva educato i figli severamente e si era rassicurata che i figlioli l’ascoltassero e si comportassero di conseguenza.

Fu così che per parecchi anni i due fratelli, forse un po’ sottomessi dalla madre, si prodigarono a studiare dando ottimi risultati e prendendo anche delle “borse di Studio”.

All’età di quindi anni, una mattina all’alba decisero di andare a pescare.

Equipaggiati di “tutto punto”:

  • canna da pesca;

  • mulinello

  • secchiello;

  • cassetta da pesca con pinza, …

I prodotti consumabili sono la lenza, la pastura i galleggianti, piombi e piombini, ami, esche naturali o artificiali…

I due ragazzi non dimenticarono neanche l’abbigliamento che prevedeva gilet con tasche, cappellino con visiera, occhiali da sole polarizzati, scarpe comode o stivali e una cosa importantissima: la licenza.

Riforniti di tutto s’incamminarono lungo la riva del torrente a salire verso la vetta.

Arrivati ad una postazione ove vi era la possibilità di un piccolo rientro sassoso, posizionarono gli sgabelli, le canne e la varia attrezzatura e in rigoroso silenzio per favorire i pesci ad abboccare iniziarono a pescare.

Porfirio, dopo poco si alzò e si diresse verso il torrente lanciò a monte la canna facendo scendere l’esca verso la corrente. Questa tecnica doveva “imbrogliare” la povera trota che percepirà quel cibo come naturale portato dalla corrente non vedendo l’esca.

I due fratelli riuscirono a pescare diverse trote ed era quasi il tramonto quando Sigfrido disse al fratello:

“Voglio fare un ultimo tentativo prima d’andarcene questa è l’ora migliore!”

Il fratello acconsentì e rilanciarono la lenza.

In un attimo Sigfrido iniziò a tirare aveva preso una trota, era veramente un bell’esemplare e il ragazzo la depositò in un secchio con dell’acqua.

Lunga circa 60 cm. Aveva delle piccole, macchie rosse e nere disposte in modo strano non come al solito sui fianchi, ma tre macchie rosse di notevole ampiezza a forma di cuore campeggiavano sulla schiena.

Dal secchio la trota fece un balzo ed aprì la bocca poi inspiegabilmente disse:

“Grazie di non avermi ammazzato! Sono Alba e sono una trota davvero particolare che vi farà cambiare la vita”

I due ragazzi si guardarono attoniti e non reggendosi nelle gambe crollarono a terra imbambolati.

Ripresesi dopo lo shock, Porfirio chiese:

“Tu chi sei? Perché parli? Perché ti definisci particolare?”

La trota rispose:

“Io sono il frutto di un incantesimo di una fata molto anziana che desiderava cambiare la vita, come aveva predetto, a due fratelli. La parola mi fu data sempre dalla fata per spiegare un giorno a voi il mio compito. Io depositerò delle uova d’oro e queste serviranno unicamente per aiutare le persone che soffrono o sono in povertà, voi in cambio avrete salute e il vostro lavoro crescerà e vi darà molte soddisfazioni. Voi vi dovrete comportarvi sempre bene e io potrò rimanere con voi sino a quando sarete anziani. Solo allora dovrete riportarmi al torrente. Nessuno potrà usufruire delle mie uova altrimenti io potrò vendicarmi con delle magie.”

 

I due fratelli consci di essere fortunati, portarono a casa la trota e dopo averle preparato un mini lago con piante, arbusti ed un fondo ghiaioso; attendendo che deponesse le uova.

Informati i genitori sulle disposizioni dettate da Alba, decisero di attenersi rigorosamente alle parole della trota.

Passati alcuni giorni Alba, depose in un cesto di rete fine posto sui sassi, migliaia di uova con lo stupore di tutta la famiglia che verificò che le uova erano d’oro.

Recuperate le uova dai due fratelli, Alba si raccomandò di devolvere il ricavato a persone indigenti e così fu fatto.

Presto in paese si venne a sapere di questa misteriosa e particolare trota ed i curiosi non mancarono a chiedere al mugnaio di beneficiare anch’essi di quelle uova.

Il diniego di Guido fu perentorio ma nonostante tutti gli avvertimenti, alcuni ragazzi una sera di soppiatto giunsero al laghetto e cercarono di sottrarre le uova alla trota.

Alba impassibile lasciò che i ragazzi recuperassero il cesto e alla vista delle uova d’oro, non credevano ai loro occhi, uno di essi allungò la mano per recuperare le uova e avvolti da una spirale pari ad un tornado, la trota lanciò la sua magia, e tornati a terra dopo aver girato vorticosamente nell’aria stralunati s’accorsero che le uova magicamente si posero sopra le loro teste e tramutatesi in cenere gli ricoprirono il viso e gli occhi facendoli gridare dal dolore.

Solo allora la trota parlò e gli disse:

“Siete stati puniti per la vostra ingordigia, mentre voi eravate stati avvisati che le uova servivano unicamente per coloro che sono in difficoltà! Sono stata clemente con voi ma raccontate a tutti ciò che vi è capitato e che nessuno mai più tenti di rubare ciò che non è loro!!”

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