Il Villaggio dei Desideri

Penso, che tutti i bambini e ragazzi si saranno chiesti almeno una volta:

“Esiste davvero un Paese o Villaggio simile a quello descritto da Collodi nel suo libro “Pinocchio” dove vige il puro divertimento, il gioco e si possano esprimere desideri?

Dopo essermi informata a lungo trovai questo luogo ed è proprio da questo villaggio che si snoda la nostra storia.

Nell’Italia del nord e precisamente nella periferia di Torino sperduto in mezzo alla campagna sorge un piccolo paese di nome: “Monde Immaginarie”

Nella città del Mondo Immaginario, vigevano alcune regole:

  • L’entrata era possibile solo ai bambini o ragazzi dai 3 ai 16 anni o a personaggi fantastici muniti di tessera di riconoscimento

  • Sono possibili gli esperimenti di magia

  • I personaggi che popolano questo paese non possono essere portati via

  • Gli esperimenti effettuati nei laboratori sono di proprietà del ragazzo autore

  • I giochi e le giostre sono a disposizione di tutti

  • Vige per tutti il rispetto delle persone

  • Non si sporca, non si gettano rifiuti pena una grave sanzione

All’entrata non si poteva proseguire se il cartello non veniva letto, perché due immense mani coperte da guanti bianchi ti bloccavano costringendoti a ripetere a voce alta i punti descritti.

 

Appena entrati un immenso gigante di zucchero filato azzurro, con un cilindro sulla testa, ti prendeva per mano e ti faceva da “Cicerone”.

Come un angelo custode, il gigante t’accompagnava nel tour e assecondava le tue richieste.

Due cugini Matilde ed Isacco, rispettivamente di 10 ed 11 anni, decisero di entrare nel villaggio e scoprire se ciò che gli era stato raccontato fosse verità o immaginazione.

Era un sabato mattina e i due cugini entrati furono presi per mano da due giganti zuccherosi, un omone con tanto di pipa di color azzurro per Isacco ed una donnona rosa per Matilde.

 

Dopo pochi passi i due accompagnatori, fecero fare un salto ai ragazzi ed i quattro, precipitarono nel vuoto in una specie di tunnel ovattato dove a varia distanza vi era una postazione orizzontale.

La discesa infatti era come se un ascensore immaginario facesse vedere le diverse stazioni, alle quali si poteva accedere se si avevano delle esigenze particolari.

Per ogni ragazzo non valeva la regola della scelta, ma altresì delle caratteristiche caratteriali e dai desideri che esprimeva.

Isacco ad esempio era goloso, frizzante, vivace, spericolato ed amava la musica.

Con queste caratteristiche la sua stazione era al quarto livello e così il suo “Cicerone” lo fece fermare proprio lì.

Matilde, timida, introversa, molto intelligente, perspicace, intuitiva ed amante della natura fu fermata alla stazione al settimo livello.

Quarto livello: Isacco accompagnato dal suo fedele gigante, venne accolto anche da una coppia assai bizzarra di due amici vestiti di tutto punto. Un coniglio ed un topo.

I due allegramente, presero sottobraccio Isacco e si presentarono dicendo:

“Ciao io sono Sic e sono il coniglio più alto al mondo e il mio -compare- è Soc il topo più veloce al mondo, ora lascia che ti conduciamo in un mondo dove i tuoi desideri saranno esauditi.

 Il ragazzo felice per quella nuova esperienza s’accorse che quel posto è formato da enormi stanze comunicanti tra loro ed intercambiabili.

Coloro che visitavano questo livello potevano decidere di scambiare alcuni elementi di una stanza con un’altra.

La stanza di Isacco aveva un pavimento formato da ciottoli di marzapane, da montagne fatte di meringa e dove scendevano fiumi di cioccolato al latte o fondente.

 

 

Le case di diverse dimensioni erano completamente fatte di dolciumi, biscotti e smarties.

Ogni piccolo particolare era zuccheroso, fiori alberi erano squisitamente dolci.

Isacco fece man bassa di tutto quel “Ben di Dio” con la conseguenza di un grosso mal di pancia.

Mentre Isacco si piegava e contorceva per i dolori, una troika trainata da tre cavalli si avvicinò al ragazzo.

Cachet il medico del posto visitò Isacco e confermò che il ragazzo aveva una bella indigestione.

Dalla sua valigetta prese un enorme siringone, vi mise all’interno un intruglio composto da una boccetta verde, una rossa ed una gialla e cercò di somministrarla al paziente.

Isacco alla vista di ciò che gli stava capitando si mise ad urlare come un forsennato.

Il dottore allora chiamò Sic e Soc e gli ordinò ad uno di tenergli le mani e all’altro di aprirgli la bocca.

Diligenti alle direttive di Cachet il coniglio ed il topo riuscirono a far ingurgitare la medicina a Isacco che all’istante non ebbe più crampi e dolori alla pancia.

Isacco dopo quello spavento si ripromise di stare più attento alla sua ingordigia e golosità che incontrollate gli apportarono un bel danno.

Ristabilito chiese ai due amici:

“Ora ho un desiderio e vediamo se voi due potete davvero esaudirlo” e proseguì:

“Vorrei salire sulle montagne russe più alte del mondo e visto che voi mi avete detto che qui tutto è possibile mi accompagnate?”

Sic e Soc caricarono il ragazzo su un tandem a tre posti e a tutta velocità lo portarono in un piazzale lo fecero sedere su un’alta sedia e dopo aver fatto tre fischi, arrivarono camion e camion di rotaie che al batter delle mani dell’uomo zuccheroso, iniziarono magicamente ad incastrarsi le une con le altre sino a realizzare, una giostra dalle dimensioni eccezionali.

Mai in nessun parco divertimenti al mondo si era realizzata una giostra simile.

Isacco amante della suspence e del brivido strabuzzò gli occhi alla costruzione di questa mega giostra.

Isacco, informatissimo sulle montagne più veloci, più alte e con uscite più lunghe, amante delle emozioni al cardiopalma, desiderava provare di andare ancora più in alto nelle montagne russe e in quell’occasione forse avrebbe realizzato il suo sogno.

 

 

 

Il ragazzo aveva avuto la fortuna l’anno precedente, di aver fatto un viaggio in America nel New Jersey e di aver sperimentato le montagne russe prime in classifica nel parco divertimenti Six Flags Great Adventure. Proprio in quelle montagne aveva provato l’ebrezza di sfiorare la velocità di 200km/h e aver superato gridando all’impazzata fino a scendere verticalmente sino alla cosiddetta gobba di cammello, con avvitamenti a 270 gradi. Le vertigini allo stato puro furono la conseguenza di quella pazzia; ma ora da Sic e Soc desiderava superare quei limiti e mettersi di nuovo alla prova.

Il “Kingda Ka” raggiunge 139 metri di altezza e al momento era il primo in classifica per la sua altezza, potevano i suoi nuovi amici superare quei limiti?

Questi pensieri che frullavano alla mente di Isacco velocemente furono appagati perché in “quattro e quattr’otto” le montagne russe più alte al mondo s’erano magicamente materializzate davanti a sé.

Sic e Soc dissero:

“Caro ragazzo, il tuo desiderio è esaudito ora dovrai indossare una tuta ed un casco speciale e finalmente potrai sperimentare questa giostra che è l’unica al mondo.”

Sic e Soc aiutarono Isacco a vestirsi e salutandolo gli ricordarono che terminato il giro nelle montagne russe la sua visita “Monde Immaginarie” si sarebbe concluso.

Isacco abbracciò i suoi amici e felice si diresse alla giostra.

Nel frattempo Matilde fece la sua entrata alla stazione del settimo livello, titubante un po’ impacciata e rossa nelle guance, timidamente fece qualche passo e Lion con Fulmine, corsero incontro alla ragazzina, presentandosi.

Lion era un leone tronfio e fiero portava sempre un cappellaccio, un monocolo e fumava “mille sigarette” ma aveva un cuore d’oro anche se il suo aspetto era minaccioso.
Fulmine un fantastico unicorno aveva una particolarità, il suo manto era di mille colori ed aveva doti magiche.
Fulmine e Lion si avvicinarono a Matilde l’accarezzarono strusciandosi a lei e le chiesero:
“Matilde dicci quali sono i tuoi desideri?

 

Mentre Matilde rifletteva Lion aprì un grande cancello e lo scenario davanti a loro era davvero stupefacente.

Distese di rose, fiori di ogni tipo, viali cosparsi di petali, alberi fioriti. Tutto questo era davanti agli occhi di Matilde che “pazza di felicità” si gettò in un campo di fiori gialli dove farfalle coloratissime, si nutrivano del polline.

 

Matilde allora, a game larghe e con le braccia ai fianchi gridò a gran voce:

“Voglio fare la scienziata ed essere la prima donna al mondo a sconfiggere almeno due malattie mortali ed invalidanti.”

Lion e Fulmine la presero per mano e le dissero:

“Noi ti aiuteremo ad esaudire questo desiderio ma ricorda che se nella tua vita vorrai veramente perseguire questo obbiettivo dovrai faticare e penare, ma dopo questa esperienza avrai la strada spianata, per raggiungere il tuo sogno.”

I due amici presero la ragazzina sulle spalle e la introdussero in una magica stanza addetta agli esperimenti dove macchinari ed alambicchi fuori del comune arredavano l’ambiente.

Fulmine prese la parola ed indicò a Matilde quali pozioni mettere assieme in un alambicco.

Matilde eseguì con cura le indicazioni dettate dal suo accompagnatore e poi sbottò:

“Fulmine ho eseguito con cura le tue istruzioni ma sbaglio o non è accaduto niente?”

L’unicorno rispose:

“Troppa fretta ragazzina! Ora dovrai bere quell’intruglio ed aspettare.”

Matilde si tappò il naso e senza pensarci due volte ingurgitò quella bevanda colorata.

Con gli occhi ancora chiusi non si rese conto della trasfigurazione che era avventa in lei.
Dopo pochi attimi spalancò gli occhi e solo allora si rese conto che non era più una bambina ma una donna di circa quarant’anni; vicino a lei uno staff di giovani ricercatori erano intenti a sperimentare come delle cellule cambiavano se sottoposte all’introduzione di alcune soluzioni.
Matilde vestiva un camice bianco ed aveva i suoi capelli biondo platino raccolti in uno chignon alla base della nuca; le sue mani indossavano dei guanti in lattice ed era pronta ad introdurre il medicamento in alcune cellule di un volontario malatissimo.
Prima di allora tanti esperimenti erano falliti, ma quel giorno Matilde confidava nella “buona stella” e così fu.
La mattina successiva tutti erano rimasti al laboratorio per vedere e seguire gli effetti sul volontario e Matilde che s’era addormentata con le braccia conserte sul bancone si destò.
Distese le braccia, s’aggiustò e s’avvicinò al volontario.
Dopo avergli fatto degli esami, Matilde in trepidante attesa attendeva gli esiti e trascorsa qualche ora, un suo collaboratore le si avvicinò porgendole una busta.
L’esito era positivo e la malattia dava cenni di retrocessione.

 

Tutto lo staff si mise a gridare e presero Matilde e la sollevarono trasportandola per tutto il laboratorio.

Solo allora in un attimo tutto svanì e i due cugini si ritrovarono all’uscita della città del mondo immaginario.

Attoniti ma felici di quell’esperienza che sicuramente avrebbe influenzato le loro vite.

I due ragazzi si abbracciarono consci più che mai, che i loro sogni potevano materializzarsi solo con costanza, tenacia e volontà.

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