Fiabe – ROCCIA

Un muratore di nome Gervaso, rimasto vedovo da diversi anni, la moglie infatti dando alla luce il suo primo figlio morì, era un uomo collerico e trasandato.

Il suo stato era dovuto al non aver accettato la precoce morte della moglie e il doversi occupare anche del figlio oltre a lavorare per portare a casa un tozzo di pane, lo rendeva inavvicinabile da chiunque.

La gente del paese pur riconoscendo abilissimo nel suo lavoro ed instancabile cercava di non farsi avvicinare per paura delle sue reazioni, a volte davvero imprevedibili.

Altissimo, quasi un gigante, grosso, barbuto con pochi capelli di color rosso fuoco, era da ritenersi un uomo da respingere o perlomeno da non frequentare se non si era costretti.

Il figlio era un ragazzino di ormai sette anni, che crescendo quasi sempre da solo, non aveva nessuna regola ed aveva forgiato un carattere arrogante, litigioso, lunatico.

Sempre sporco, usciva da casa spesso scalzo con pantaloncini con le bretelle ed una maglietta sdrucita.  Portava, poi, sempre un cappello con visiera, sulle “Ventitré.”

Della madre ormai non chiedeva più, perché non avendola mai vista non aveva neanche un pallido ricordo.

Una mattina, il padre era già al cantiere e Roccia, questo era il suo nome si stava preparando una tazza di latte.

Fatto scendere Geo dalla stufa a legna e messo a scaldare un tegamino, si stava stiracchiando quando sentì una voce da dentro uno stipetto dove il padre conservava poche monete per il cibo che si doveva acquistare.

La voce insistente, un po’fastidiosa ed acidula gridava:

“EHY aprite la porta! Fatemi uscire!”

Roccia non sapeva aprire lo stipetto perché era chiuso a chiave e cercò ovunque sino a trovare la fatidica chiave all’interno di un barattolo di latta.

Salito sulla sedia infilò la chiave ed aprì ne uscì volando un uccellino che sbattendo le ali si posizionò sopra al tavolo e disse:

“Finalmente! tuo padre mi ha chiuso qui, ma che cosa le sia passato per la testa nessuno lo sa?”

Il bambino incredulo guardò sbalordito l’uccellino e disse:

“Chi sei?  Tu parli come me? Da dove vieni? Cosa vuoi?”

“Piano, piano ragazzo quante domande. Io sono Martin Pescatore un uccello che solitamente vive in Africa nord-occidentale, Spagna meridionale e orientale e Corsica. Io sono qui unicamente per il volere della Fata Fiore che mi ha ordinato di occuparmi di te”

“Ehi io sono grande e non ho bisogno di nessuno uccellaccio!!”

Martin allora si accovacciò e si mise comodo. Sapevo che il compito sarebbe stato complicato ma tu devi ascoltarmi non ti rendi conto di come stai vivendo?

Il ragazzo allora gli gettò contro la caffettiera mancandolo.

Martin per non farsi prendere sbatté le ali e cambiò posizione.

Roccia aprì l’uscio e scappò in strada correndo a più non posso.

Si fermò solo davanti al fruttivendolo rubò alcune mele rosse poste in un cesto e riprese la sua corsa, la gente si mise a gridare inveendo contro Roccia e passato l’angolo della strada dovette fermarsi perché incontrò un carabiniere che gli sbarrò la strada.

Roccia allora si dimenò e come se fosse stato unto d’olio riuscì a liberarsi dalle mani del carabiniere e mezzo nudo corse fino al laghetto ai piedi del boschetto e vi si tuffò dentro.

Dopo poche bracciate si sentì trascinare e fu così che un grosso amo s’era impigliato nella maglietta sbrandellata e tre esseri alquanto strani lo stavano trascinando con una grossa canna da pesca verso la riva.

I tre null’altro non erano che tre amici: Lo Yeti, il Gufo, il Topo.

Il trio alquanto bizzarro per la sua composizione, non era ben visto per varie malefatte ai danni dei residenti e per quella loro amicizia così strana.

Come potevano andare d’accordo un gufo, un topo ed uno Yeti?

I tre s’erano conosciuti a Fantasticheria un paese tutto è possibile. In questo paese i sogni diventano realtà e tutto può assumere un aspetto. Bene e male, buono e cattivo, bello e brutto … si mischiano, finzione e realtà a volte non si distinguono più.

In questo strano paese dove tutto è possibile esiste un grande castello dove vive Fata Fiore, la regina di quella città ed ha dei poteri straordinari e solo Lei può intervenire e cambiare le sorti di ognuno entri in quella a Fantasticheria.

 

 

 

Trascinato sulla riva del laghetto, Roccia zuppo d’acqua e gocciolante cerca di divincolarsi da quell’amo e da quel filo che l’aveva trascinato, ma fu fermato dai tre “giannizzeri”.

“Ciao!! Porgendogli un grande asciugamano e dei vestiti puliti gli dissero: “Cambiati che ti portiamo in una bella città”.

Come se qualcuno di quegli animaletti avesse fatto una magia, in quattro e quattr’otto si materializzò una grande nave sollevata da due areostati (palloni mongolfiera).

Eccitato per ciò che gli stava capitando s’era appena infilato la felpa e i pantaloni quando senti un crepitio sulla spalla e vide Martin Pescatore che con l’ala gli accarezzò il viso e gli disse:

“Eccomi partiamo”

Seduto su di una panchina della nave, Roccia sbottò in un fragoroso pianto e le molte lacrime che gli scendevano dalle guance gli avevano rigato il volto lasciando dei solchi brunastri.

Il suo protettore l’uccellino si accovacciò sulle ginocchia e gli parlò:
“Non temere Roccia la vita per te non è stata facile e credo dovrai ancora affrontare delle difficoltà ma abbi fiducia in noi che siamo accanto a te per proteggerti”

Martin non ebbe ancora terminato le ultime parole, quando, mentre volavano vicino a dei monti altissimi una gigantesca aquila scese e con gli artigli prese Roccia e se lo portò via.

L’areostato stava volando vicino ai monti Terribilis dove viveva una vecchia maga che era stata ripudiata da Fata Fiore e la sua cattiveria era nota a tutti e fu proprio lei a mandare l’aquila a rapire il povero Roccia.

Atterrati su uno spiazzo e muniti di un equipaggiamento consono a liberare il ragazzo, la civetta e lo Yeti s’inoltrarono nella foresta alla ricerca della maga. Anche il topo si nascose tra le piume della civetta sapendo che la maga aveva il terrore dei topi.

Studiata una strategia per stanare la maga i tre amici, sapevano che annientata lei l’aquila sarebbe diventata remissiva.

Fu proprio così, che con una piccola magia la civetta riuscì a far uscire dal suo rifugio la vecchia maga ed il sorcio dopo averla fatta correre in tutto il bosco la fece cadere in un dirupo dove lo Yeti con un randello magico gli diede una botta sulla testa che l’addormentò per un anno intero.

Addormentata la vecchia fu portata al suo rifugio e l’aquila come previsto perso tutti i poteri divenne remissiva e docile ed il piccolo Roccia la cavalcò sino a raggiungere i suoi salvatori.

Soddisfatti per aver aiutato il ragazzo si diressero nuovamente verso la nave e salparono verso i cieli.

Attraversarono una brutta tempesta con fulmini e saette ma, finalmente raggiunsero i confini del mondo reale ed entrarono a FANTISCHERIA.

La città che si presentò agli occhi di Roccia era veramente magica!

Abitazioni fatte di cioccolato e zucchero, alberi di caramelle, giostre, animali che giovavano tra loro, elfi, fate, tantissimi bimbi tutto rispecchiava le favole e i desideri di ogni bambino.

Roccia fu accompagnato al castello di fata Fiore e dopo essere salito per una ripidissima scala incontrò la fata.

Soddisfatti per aver aiutato il ragazzo si diressero nuovamente verso la nave e salparono verso i cieli.

Attraversarono una brutta tempesta con fulmini e saette ma, finalmente raggiunsero i confini del mondo reale ed entrarono a FANTISCHERIA.

La città che si presentò agli occhi di Roccia era veramente magica!

Abitazioni fatte di cioccolato e zucchero, alberi di caramelle, giostre, animali che giovavano tra loro, elfi, fate, tantissimi bimbi tutto rispecchiava le favole e i desideri di ogni bambino.

Roccia fu accompagnato al castello di fata Fiore e dopo essere salito per una ripidissima scala incontrò la fata.

Lei bellissima con un bianco vestito si avvicinò al ragazzo e disse:
“Caro Roccia mi dicono che sei un po’ discolo che crei problemi anche a tuo padre e che non frequenti la scuola diligentemente. Credo che la vita fino ad ora ti abbia creato dei problemi ma è altrettanto vero che ti ha dato diverse possibilità e la possibilità di scegliere tra bene e male. È arrivato il tempo che tu aiuti tuo padre a modificare il suo carattere e a trovare una nuova moglie che potrà aiutare anche te. Io ti sosterrò e farò in modo che queste cose si realizzino. Tu dovrai comportati bene, non rubando più e frequentando la scuola. Io ti farò affiancare dagli amici animali che hai già conosciuto; ma ricordati che se disubbidirai avrai dei grossi pegni da superare e sarò io a sottoporteli. Ora ritornerai a casa e racconterai tutto a tuo padre poi anch’io gli parlerò. Ora Martin Pescatore in un baleno ti farà tornare a casa. Ricordati se hai bisogno me chiamami”.

Roccia con un incantesimo di Martin tornò a casa e fedele agli impegni dettati dalla sua fata divenne un valido imprenditore edile.

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