Fiabe- Nina e la strana gara

Era primavera e la Pasqua era ormai alle porte, tutti si prodigavano in preparativi per solennizzare questa festa a casa con amici e parenti, di organizzare un viaggio o un picnic sui prati.

Le previsioni meteo erano positive e Nina figlia del Fornaio del Paese, una ragazzina che amava smisuratamente gli animali, decise di indire una gara tra un agnello, un capretto, un coniglio, un pulcino ed una colomba.

Essendo animali tanto diversi tra loro, la competizione non si poteva basare sulla forza, ma sull’astuzia ed intelligenza riuscendo a sorpassare ostacoli o impedimenti venutasi a trovare durante il percorso che Nina, tanto meticolosamente aveva preparato.

Questa gara era forse un misto tra un a caccia al tesoro ed un test di sopravvivenza:

 “Supervivitur, sic vivitur” (Sopravvivi, così sai di vivere) anche se oggi queste sfide hanno altre caratteristiche dal passato, sicuramente servono a temprare il concorrente o a capirne l’indole.

Nina, la birichina, voleva mettere alla prova i suoi dolci amici, scatenando in loro un forte spirito d’avventura e provocare un’eccitazione tale li avrebbe portati a superare molte difficoltà.

L’intento della ragazzina era quello di prepararli ad una vita futura e che da grandi non si sarebbero sottratti ad affrontare vicissitudini difficili con gli avversari o con il destino a loro riservato.

Aggiustati test, indovinelli, percorsi… Nina convocò gli amici e prima di dare il via alla gara, diede alcune spiegazioni.

La partenza era un crocevia sconosciuto agli animali, che comprendeva diverse strade.

Tutti erano liberi di scegliere il proprio percorso e l’avrebbero fatto da soli; gli unici a farlo in coppia sarebbe stato la colomba con il pulcino.

Pilù era nato da poco e stranamente a quanto avviene normalmente era stato covato da Pasqualina, la colomba.

Pasqualina, aveva trovato l’uovo lungo una stradina che portava alla fattoria, e accertatasi che era stato abbandonato, decise di covarlo sino alla schiusa.

La Colomba quando sentì il ticchettio del becco di Pilù sul guscio, non credeva al piccolo “miracolo” e da allora non lo abbondonava mai. Spesso lo faceva salire sula schiena e volavano insieme.

L’agnello ed il coniglio accettarono le condizioni e si dissero pronti ad iniziare la nuova avventura.

Nina sfoderò una bandiera a quadretti, fatta con un vecchio grembiule dell’asilo di suo fratello e diede l’ok alla competizione.

Totò, il coniglio, invece di partire “a razzo” se ne stava seduto a meditare. Si diede una grattatina al “capo” e lentamente scelse quale strada intraprendere.

Perché doveva faticare quando la gara non era basata sulla forza ma sull’astuzia?

Zago il capretto prima di iniziare la competizione freddoloso come sempre, dal sottopancia tirò fuori un maglioncino e se lo infilò; poi scelse il suo percorso ed iniziò a correre come se avesse già in mano la vittoria.

Pasqualina, la colomba dopo aver scelto quale sentiero intraprendere, fece salire in groppa Pilù il pulcino, gli fece stringere le alucce al collo e corsero a quattro zampe prima di decollare.

Spiccato il volo, Pilù fece i complimenti a Pasqualina e lei di risposta volteggiò ad otto nel cielo, poi disse:

“Pilù, non distrarmi dobbiamo mantenere la rotta o ci squalificheranno! Ora m’abbasso e riprendiamo il nostro sentiero.”

Nel frattempo gli altri concorrenti percorrevano la strada scelta sperando di non incorrere in grosse difficoltà.

Nina seguiva di nascosto i suoi animaletti ed ecco che, grazie all’aiuto di una maga “Burlona” sempre pronta allo scherzo, decisamente un po’ pazzerellona ma, molto buona si misero d’accordo per iniziare a mettere alla prova gli amici che sino a quel momento avevano avuto un percorso senza ostacoli.

Nina era ormai vicinissima a Totò e come suggerito da maga burlona fece scrocchiare le dita e a la magia si presentò al cospetto del coniglio che all’improvviso si vide materializzare un laghetto sotto ai suoi piedi:

“Per Bacco mi sono bagnato le zampe ed ora come farò ad attraversare il lago?”

Totò si sedette su di un piccolo ceppo d’albero ed iniziò a riflettere a voce alta:

“Qui son solo e ponti o ponticelli non ne vedo. Costruirlo? No assolutamente no! È troppo faticoso.

Io non amo l’acqua!”

Fu proprio allora che Zic e Zac fecero capolino e salutarono il coniglio.

“Ciao noi siamo le tartarughe di questo lago e ti vediamo pensieroso cosa ti succede?”

Totò imbronciato rispose:

“Tutta quest’acqua come faccio ad attraversare?”

Le due tartarughe si misero a ridere a crepapelle e gli risposero:

“Vergognati coniglio da strapazzo tu sai bene che puoi nuotare ma l’acqua ti bagnerà solo la pelliccia e senza pensarci su, diedero una spinta e Totò finì nel lago”

Totò dopo il tuffo risalì nell’acqua e biascicando cosa dire si rivolse alle due:

“Che avete fatto? Sono bagnato come un pulcino”

Zac allora disse:
“ Ti lamentavi in continuazione, ma tu sai benissimo che puoi nuotare e per non fare fatica rimanevi qui senza concludere nulla! Noi ti abbiamo insegnato che talvolta dobbiamo ottemperare a dei compiti anche se non ci piacciono!”

Zic e Zac lo salutarono e tutto sparì come una bolla di sapone; magicamente Totò si ritrovò al punto di partenza.

Gerry l’agnellino era veramente piccolo e mal si reggeva ancora sulle sue ossute gambe; ma preso dall’eccitazione di partecipare a questa gara, si autoconvinse di essere forte.

Il mattino per l’eccitazione, Gerry non aveva toccato cibo ed ora lo stomaco faceva dei sussulti e brontolava a più non posso.

Gerry, quella mattina cercava di brucare qualche filo d’erba per mettere a tacere quello stomaco che sempre più gorgogliava facendosi sentire anche a coloro che s’imbattevano su di lui.

Fu proprio allora che all’orizzonte una figura di un uomo semi curvo, vestito di nero con un gran cappello ed un sacco di iuta sembrava andargli incontro.

Gerry, istintivamente provava disagio e paura.

Chi era quell’omone? Perché mai gli stava andando incontro?

Gerry si guardò intorno per cercare una via d’uscita o dove potersi nascondere.

L’uomo avanzava con un cipiglio davvero da rabbrividire:

“Il viso aveva un increspamento della fronte e corrugamento delle ciglia, incarnato violaceo e digrignava i denti”

GIGIO questo era il nome di quell’uomo aprì il sacco e si mise ad urlare con voce stridula:

“Salta dentro bell’agnellino che oggi arrosto ti farò!!”

Gerry iniziò a tremare come l’ultima foglia d’autunno appesa al ramo, ma grazie alle sue preghiere alla fata protettrice degli agnellini che esaudì la volontà di Gerry; sentì la grande quercia che gli diceva:

“Gerry non temere vieni da me che ti proteggerò fai presto!”

L’agnellino non vedendo alternative si fidò della quercia e le corse incontro.

Solo allora la fata Lana si materializzò e con un colpo di bacchetta magica fece aprire una porticina sul tronco e l’agnellino poté nascondersi.

La fata volle però dare un ammonimento a quell’uomo e schioccando le dita fece tramutare il sacco in un grosso pentolone e l’uomo legato come un salame si ritrovò all’interno pronto per essere cotto.

Gigio iniziò a gridare a più non posso e la fata gli chiese:

“Caro Gigio non stai bene al calduccio sul pentolone? Perché volevi arrostire il povero Gerry?

Hai forse fame?”

L’uomo allora capendo che cosa stesse facendo supplicò la fata di aiutarlo; chiese scusa a Gerry e promise che mai e poi mai avrebbe dato la caccia agli agnellini.

La Fata salutò l’agnello e volò via rimandando Gerry al punto di partenza.

Zago, che aveva già percorso diversi kilometri non s’accorse di una grossa buca sul terreno ricoperta di sterpaglie e involontariamente vi cadde dentro.

Rotolando il piccolo capretto si ruppe una gamba e lanciò un forte belato sperando che qualcuno l’udisse.

Pasqualina, che possedeva un udito finissimo anche se lontana da Zago recepì quella richiesta d’aiuto e consultandosi con Pilù decisero di abbandonare la gara e di soccorrere l’amico in difficoltà.

Sospinta da una corrente, Pasqualina riuscì a volare velocissima

rischiando talvolta di far precipitare Pilù che con le sue alucce le cingeva il collo.

Dopo una decina di minuti raggiunsero la famigerata buca e il loro amico Zago.

Zago giaceva disteso in fondo alla buca e grossi lacrimoni erano lì, vicino a quegli occhioni spaventati.

Pasqualina fece scendere Pilù dalla sua groppa e gli diede l’ordine di cercare del muschio.

Dopo aver incoraggiato l’amico che l’avrebbe fatto uscire si procurò dell’altro materiale per immobilizzare la gamba rotta.

Grazie al lavoro quasi professionale, come quello di un’ottima infermiera Pasqualina aveva steccato la gamba di Zago ma solo allora si rese conto che le sue forze non erano sufficienti a trasportare l’amico.

Pasqualina lasciò Pilù con Zago e lei volò via in cerca d’aiuto.

Volò veloce anche se le forze a volte sembravano lasciarla, fin quando non riuscì a parlare con Nina spiegandole l’accaduto.

Nina mandò dei veterinari che si occuparono di Zago che fu riportato a casa con Pilù.

Tutti gli amici si rincontrarono dopo le varie avventure e Nina premiò Pasqualina e Pilù che avevano abbandonato la gara per dare soccorso a Zago e diede poi a ciascuno un premio di consolazione per l’impegno profuso.

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