Nuove Fiabe 1 – IL MULINO MAGICO

Nuove Fiabe – In una vecchia casa di campagna, viveva Giovanni, la moglie Clotilde e cinque figli; tre maschi e due femmine.

Giovanni, dopo aver lavorato in una fabbrica di biscotti, decise di prelevare e ripristinare una vecchia macina a pietra di un mulino lasciato in disuso e avviare la produzione di farine e derivati.

Giovanni conscio dell’azzardo per licenziarsi ed acquistare un mulino era pronto a qualche sacrificio con la collaborazione della sua amata moglie Clotilde.

Allevare cinque figli ed offrirgli un avvenire non era cosa da poco, ma dopo la laurea e la sua esperienza al biscottificio era deciso a percorrere questa strada.

 Giovanni, conscio dei prodotti dal gusto deciso e rustico, ma soprattutto sani che desiderava proporre si gettò a capofitto nell’impresa.

Dopo gli studi universitari, attento alle problematiche del territorio, alla biodiversità, voleva rivalutare i grani “antichi” come farro, khorasan, spelta e tanti altri: specie dimenticate che non rientrano nella produzione industriale, ma che riscuotevano interesse da parte di consumatori sempre più attenti al benessere.

Dopo un attento esame con alcuni mediatori per l’acquisto del mulino, trovò finalmente l’ubicazione e il mulino che l’aveva rapito.

Il mulino in questione si trovava in Sicilia ed anche se un po’ malconcio, Giovanni se ne innamorò a prima vista ed in “quattro e quattr’otto” lo acquistò.

Il mulino era sicuramente posizionato in un posto fatato e decisamente fuori dal tempo.

Chi visitava quel posto, lo descriveva come entrare in una “bolla” dove la natura che circondava quel territorio, assumesse un connotato diverso dalla realtà.

Eppure, proprio lì, l’uomo e la natura si intersecavano facendo parte di uno stesso creato, in armonia con i colori, i profumi e persino con uno scroscio d’acqua e il rumore insospettato e sconosciuto di una “ruota” di pietra che azionata, come prova se pur lentamente, regalò uno sbuffare pari ad un pugno di farina.

Questa prova, confermava che si trattasse di realtà e non utopia.

Giovanni dopo le pratiche burocratiche per l’acquisto del terreno, mulino e casa era elettrizzato ed al contempo preoccupato per i lavori d’ammodernamento necessari a rendere tutto attivo ed efficiente; decise così che l’indomani avrebbe iniziato i lavori di ammodernamento.

La giornata fu piena d’eventi e l’adrenalina s’era fatta sentire così il mugnaio alla sera si sentì spossato e stanchissimo; quando pose la testa sul cuscino, s’addormentò in un baleno e s’abbandonò alle poderose braccia di Morfeo (Dio dei sogni della mitologia greca).

Giovanni, caduto in un sonno Rem (fase del sonno dove sogniamo), iniziò a sognare.

Il mulino in questione si trovava in Sicilia ed anche se un po’ malconcio, Giovanni se ne innamorò a prima vista ed in “quattro e quattr’otto” lo acquistò.

Il mulino era sicuramente posizionato in un posto fatato e decisamente fuori dal tempo.

Chi visitava quel posto, lo descriveva come entrare in una “bolla” dove la natura che circondava quel territorio, assumesse un connotato diverso dalla realtà.

Eppure, proprio lì, l’uomo e la natura si intersecavano facendo parte di uno stesso creato, in armonia con i colori, i profumi e persino con uno scroscio d’acqua e il rumore insospettato e sconosciuto di una “ruota” di pietra che azionata, come prova se pur lentamente, regalò uno sbuffare pari ad un pugno di farina.

Questa prova, confermava che si trattasse di realtà e non utopia.

Giovanni dopo le pratiche burocratiche per l’acquisto del terreno, mulino e casa era elettrizzato ed al contempo preoccupato per i lavori d’ammodernamento necessari a rendere tutto attivo ed efficiente; decise così che l’indomani avrebbe iniziato i lavori di ammodernamento.

La giornata fu piena d’eventi e l’adrenalina s’era fatta sentire così il mugnaio alla sera si sentì spossato e stanchissimo; quando pose la testa sul cuscino, s’addormentò in un baleno e s’abbandonò alle poderose braccia di Morfeo (Dio dei sogni della mitologia greca).

Giovanni, caduto in un sonno Rem (fase del sonno dove sogniamo), iniziò a sognare.

 

Il sogno lo trasportò al mulino e come se stesse vivendo da protagonista seduto sul prato entrò in una nuvola

dove la farina era sostituita alla pioggia e da lontano vide avanzare una figura femminile dai lunghi capelli neri e da grandi ali bianche che gli sussurrò:

“Giovanni, sono Fata Farina e ho deciso di farti un regalo per te e per la tua famiglia. Non desidero svelarti di cosa si tratti, ma forse altri indizi te lo sveleranno.”

Giovanni ebbe un sussulto ma non si svegliò e continuò a sognare.

La fata magicamente come era apparsa così scomparve ed al suo posto questa volta all’interno del molino, fu raggiunto da una musica “quasi celestiale” ,e la visione della figlia lo raggelò; costringendolo a cadere seduto in un vecchio sgabello.

La figlia di nome Margot, era una étoile a Parigi ed aveva appena ventitré anni.

Come se stesse assistendo ad una pièce (brano, opera teatrale); Giovanni assisté ad un fantastico balletto della figlia con la farina.

La figlia, che viveva già da alcuni anni a Parigi, gli apparve in quella danza come se fosse lì realmente e non in un sogno.

Terminato il ballo come se qualcuno avesse schioccato le dita, la bella ballerina si smaterializzò e Giovanni solo in quel momento iniziò un lento risveglio.

Dopo alcuni minuti, il mugnaio realizzò il suo stato, rendendosi conto che ciò che aveva assistito non era il frutto della realtà ma di un mero sogno e tutte le sue aspettative si erano rilevate una pura chimera.

Senza abbattersi, dopo aver fatto una copiosa colazione, preparò gli attrezzi necessari a restaurare il suo mulino e l’abitazione adiacente.

Convocò i suoi figlioli e alcuni operai che lo avrebbero aiutato nei lavori e messosi alla guida del camion si diresse nella nuova proprietà.

Giunti al mulino, il mugnaio fermò l’automezzo e fece scendere tutti, ma qualcosa di anomalo lo fece arrestare ed incredulo a ciò che vedeva chiamò il capo cantiere e chiese:

“Vedi anche tu qualcosa di strano? Credi anche tu che siamo difronte ad una situazione paradossale?”

Il capo cantiere che aveva pochi capelli in testa, bruscamente appoggiò le mani in testa e con violenza lì scompigliò talmente che il risultato fu quello di rizzarli dritti.

Gino, allora abbracciò il mugnaio e lo invitò a proseguire all’interno del molino.

Tutto era stato restaurato, la macina funzionava a pieno regime come la ruota del molino e il vecchio padre del mugnaio si prodigava a raccogliere la farina in sacchi di iuta.

La casa adiacente non solo era stata dipinta di fresco, ma era stata addobbata con vasi di fiori coloratissimi.

Tutto insomma, aveva un aspetto diverso ed il mugnaio si rese conto che solo Fata Farina poteva aver fatto una così grande magia.

Giovanni ringraziò la fata e le promise che per sdebitarsi avrebbe aiutato i bambini poveri del paese offrendogli i prodotti del suo mulino gratuitamente.

 

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