FATA PASTICCIONA

FATA CLELIA era una fata anziana che viveva nelle alpi vicino ad un torrente di notevoli dimensioni.

La sua età era indefinibile, perché loro vivono circa mille anni e lei era bellissima.

Lì aveva posto le basi per creare la sua comunità.

La sua comunità era ormai consolidata e poteva contare in un nutrito gruppo di fate.

Chi sono le fate?

Prima d’iniziare la vera storia, vorrei fornire alcuni elementi identificativi per spiegare la natura di questi esseri.

Le fate sono creature magiche dalle sembianze quasi umane che si differenziano da noi per la loro dimensione.

Le fatine infatti, sono esseri di misura, vorrei dire minuscola somiglianti agli elfi, di aspetto fantastico dotate di ali e poteri straordinari.

Le Fate per i loro poteri e per le loro funzioni nel mondo possono essere suddivise in diverse categorie.

Esistono, infatti,

FATE della TERRA: – Fate che vivono in caverne, rocce o prettamente in posti montani e la loro prerogativa è quella di tenere la sfortuna lontana.

dei BOSCHI: Queste fate dimorano solitamente all’interno o nei pressi di alberi, sono molto colorate e il loro compito è proteggere la flora e la fauna. Il loro carattere è assai misterioso e selvaggio.

del FUOCO: esseri che vivono vicino ai Vulcani in un fuoco perenne dove dimorano in piccole fiamme e sono molto forti.

dell’ACQUA: le fate dell’acqua rappresentano la purezza, la trasparenza, ma in taluni casi somigliano alle Sirene e possono trarre in inganno gli esseri umani. Vivono nei, mari, nei fiumi o corsi d’acqua. I loro poteri sono soprattutto volti alla guarigione e alle capacità profetiche.

dell’ARIA: Sono le fate forse, più complete e spesso possono mostrarsi sotto forma di FARFALLE. I loro poteri riescono a controllare i venti e gli uragani.

La nostra narrazione parte da qui, come ogni anno CLELIA formava un nutrito gruppo di fate che a seconda della loro formazione e capacità sarebbero state inviate in qualche angolo di mondo per soccorrere o intervenire ad aiutare uomini o animali in difficoltà.

AGATA era una nuova allieva di Clelia e sin dai primi giorni si dimostrò diversa dalle altre aspiranti Fate.

Il suo aspetto era un po’ buffo, per quanto anch’essa fosse di minuscole dimensioni, appariva con una bella panciotta, due zigomi ben pronunciati di color rosa e un vestitino forse un po’ striminzito verde oliva ed una folta criniera bionda.

Agata forse un po’ refrattaria alle regole venne spedita dai genitori in questa scuola per insegnarle a comportarsi e a sottostare di tanto in tanto ai canoni di questa comunità.

Godereccia per natura, con un carattere solare e sempre allegro era benvoluta da tutti nonostante facesse delle marachelle o non sottostesse sempre ai dettami imposti.

Dì buon mattino, si recava nel refettorio per la colazione e golosa com’era passava tutti i vassoi preparati facendo incetta di brownies, poi si sedeva e con non curanza, si scandalizzava quando le sue amiche si lamentavano di non aver trovato i dolcetti per loro.

La colazione per Agata era un punto fermo della sua giornata e quindi non s’alzava da tavola se non dopo aver versato e sorseggiato un tazzone di latte con tanta panna.

Finita la colazione era tempo di studio e le allieve si diressero nelle varie aule.

Agata con una decina di compagne si diresse in aula, ma come al solito distratta si dimenticò di portare la bacchetta.

L’insegnante una fata di elevata preparazione e con diversi anni d’insegnamento, rimandò Agata al suo armadietto per prendere la bacchetta.

Una volta rientrata la chiamò vicino alla cattedra e disse:

“Agata oggi dimostrerai alle tue compagne gli ultimi insegnamenti riguardo la trasformazione di un animale o di una pianta in un altro animale. Desidero che dimostri come un’ape può diventare un bel coniglio bianco. Prendi il tuo quaderno con gli appunti e fai l’incantesimo!”

Agata presa alla sprovvista, iniziò a rovesciare i vari oggetti contenuti nel banco per trovare il famoso quaderno degli incantesimi.

Svolazzando in maniera scomposta, arrivò alla cattedra, aprì il quaderno prese da un fiore un’ape e facendo roteare la bacchetta pronunciò:

“ZIBIN ZIBANE in un coniglio ti trasformerò!”

Una grande nuvola avvolse i presenti e si udì un forte barrito che si materializzò con un elefante variopinto di gigantesche proporzioni.

L’insegnante a quel punto bloccò l’elefante e con lo scrocchiare delle dita lo tramutò nuovamente in un’ape.

L’aula si riempì di sonore risate e Agata dovette dare spiegazione di quel disastro.

“Non ridete amiche! Ho solo invertito la formula e l’elefante era davvero carino!!!”

Tutte le fatine si zittirono e ascoltarono il verdetto dell’insegnante.

La docente allora prese la parola:

“Per imparare le nuove formule magiche Agata, dovrai riscriverle cento volte! Questo farà sì che anche tu diventerai una brava fata e non fari più questi disastri.”

Era ormai tempo che le fate avessero una nuova destinazione e prima della partenza fu indetta dalla fata anziana e dalla Regina delle Fate una festa con un grande Ballo.

Il Ballo era dedicato in onore della Regina Delle Fate e nella Sala tutto era pronto perché si tenesse la Festa.

Dolci e prelibatezze erano state cucinate dalle fate stesse e un gruppo di Elfi aveva agghindato la sala con festoni di bacche e fiori di ogni tipo.

Tutte le Fate portavano come copricapo una coroncina di rose e anche Agata aveva la sua corona anche se invece di essere posizionata in centro alla testa era un po’ alle ventitré.

La Regina vestiva un abito confezionato dai Ragni della foresta ed era in voile di seta con fili d’oro.

Fu una serata da non dimenticare tutte le fate danzarono e cantarono musiche melodiose.

L’indomani tutte erano pronte per la partenza ed anche Agata, la pasticciona ormai aveva acquisito le tecniche di una brava fata.

FATA AGATA

Ora erano pronte a scendere nel mondo degli uomini assumendo l’aspetto a loro confacente per poter intervenire nelle umane vicende.

Il compito di una brava fata è quello di indovinare il futuro e guidare gli uomini alla vita!.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Rispondi