INGLESINE A VENEZIA

Sabrina, Shascia ed Holly tre inglesine, amiche dai tempi del liceo amanti dell’arte e della Cultura, iscritte Royal College of Art, decisero dopo aver trascorso parte delle vacanze al mare in Croazia, ospiti di un giovane amico, avvocato di grido a Padova; di passare l’ultima settimana d’agosto e la prima di settembre in una città che ancora non conoscevano: Venezia.

Riccardo aveva invitato le ragazze in un grosso yacht prestato dal Padre e con loro avevano passato giornate nuotando in mezzo ai flutti e ai porticcioli nelle varie baie.

Dopo immersioni, bagni, tanto sole e mangiate di pesce, tornarono a Padova e ricomposti i bagagli; dopo aver acquistato sandali comodi e bassi, munite di biglietti si recarono alla Stazione dei Treni e salite su Italo e gasatissime per la destinazione in questa città d’arte sprofondarono nei sedili.

Abbigliate con abiti leggeri e scarpe comode per entrare in questa città unica al mondo, dove spesso anzi quasi sempre il mezzo per spostarsi sono: barche, traghetti o “le gambe”, perché Venezia non ha strade ma canali.

Il tragitto fu sufficientemente breve e dopo circa trenta minuti scesero alla Stazione di Venezia.

Che dire di questa città? Unica per la sua tipicità, per i canali, i ponti, le calli e per la sua architettura regala ai turisti del mondo un eguagliabile patrimonio.

Conoscere Venezia è paragonabile ad “andare al Casinò e sbancarlo”; questo è quello che ti lascia questa città.

Presi i piccoli trolley dovevano dirigersi all’hotel prenotato il Relais Piazza San Marco.

Preso il traghetto dopo circa una ventina di minuti furono accolte in hotel.

Attonite un po’ stanche, non avevano occhi per rimirare quella Piazza che le aveva lasciate basite.

Situato accanto Piazza San Marco e le Mercerie, il loro hotel situato nel centro storico di Venezia era la meta delle ragazze, che avevano prenotato due camere a letti singoli.

Entrate nella hall, le amiche si resero conto, che avevano prenotato un hotel che rispecchiava il tipico stile veneziano anche se alcune camere avevano uno stile più moderno e contemporaneo.

Dati i documenti e prese le chiavi si diressero alle stanze, erano le prime ore del pomeriggio e il desiderio di tutte, era quello di riposarsi per qualche ora.

Le tre ragazze avevano deciso di visitare Venezia e non solo per i monumenti e l’arte ma anche per i magnifici ristoranti famosi per piatti invidiati nel mondo.

Vestite con capi firmati acquistati nelle boutique padovane, si accingevano a prendere un aperitivo e successivamente andare a cena.

Dirette in Piazza San Marco, le inglesine sorrette da alcune recensioni lette nello smartphone si accomodarono in un Bar molto rinomato per un super aperitivo, il “Bar Chiaranda”.

Questo locale, dove si possono trovare ottimi spritz e stuzzichini deliziosi ha una prerogativa che qui puoi incontrare anche diversi gondolieri che con la loro simpatia ed intercalare veneziano ti raccontano aneddoti tipici di questa città e rendono l’atmosfera davvero piacevole.

Entrando le ragazze salutano e prima d’accomodarsi un gondoliere s’avvicina a Sabrina e salutandole el dise:

“No farte capo dea compagnia perché dopo ti xe quéo che paga in ostaria”(Non diventare il capo della compagnia perché dopo sei costretto a pagare in ostaria)

Chiacchierando amabilmente le tre ragazze si fanno notare non solo perché straniere ma per dei fisici da sballo che fanno girare la testa a diversi veneziani e non.

Terminati gli stuzzichini e l’aperitivo lasciano il bar per recarsi a cenare in un ristorante che le facesse sentire parte integrante di questa città e che ne rispecchiasse o almeno in parte l’essenza.

Con passi leggeri ma veloci le “giovinastre”, si dirigono Sestiere San Polo all’Antica Trattoria Poste Vecie all’interno del Mercato del pesce di Rialto.

Questo ristorante romantico e fantastico, all’interno ha delle sale alquanto particolari che racchiudono ancora quell’antica atmosfera della Serenissima con caminetti del 500 funzionanti e affreschi raffiguranti i 7 vizi capitali dipinti dal Cherubini.

Quale scelta migliore, Shascia non poteva fare visto che aveva prenotato la cena senza dir nulla alle amiche?

Le ragazze, gasatissime prima di accomodarsi al tavolo; sbalordite da un locale che trasudava tanta storia, chiesero la possibilità di scattare qualche foto, al fine di non dimenticare la loro venuta in quel ristorante specchio di Venezia.

Prima di prendere posto, visitarono anche la seconda sala quella delle “Missive” dove i corrieri della Serenissima smistavano la posta e conservate varie lettere e monete i proprietari avevano fatto dei quadri e avevano li avevano appesi alle pareti.

Finalmente sedute, dopo aver letto il menù erano coscienti, che avrebbero assaggiato diversi piatti anche dimezzandoli per assaporare gusti e profumi della tradizione veneziana.

Come dire di no al baccalà mantecato, alla granceola ed altre prelibatezze di pesce?

Le amiche posero una mano sopra ad un’altra e fecero un patto si sarebbero strafogate di cibo anche se il giorno successivo per smaltire la cena avrebbero dovuto percorrere a piedi tutta Venezia.

La cena si rivelò “sublime” e a detta del filosofo Kant tale termine esprime “una grandezza assoluta”.

Ritornate in Hotel appagate dalla cena, infilarono dei babydoll e sprofondate nei propri letti si lasciarono accarezzare e prendere tra le braccia da Morfeo che entrò nei loro sogni.

È mattino e Shascia, Holly e Sabrina vestite con pantaloni, maglietta e scarpe sportive sono pronte per far colazione, uscite dall’albergo si spostano al caffè Florian dove almeno una volta nella vita è necessario esserci.

Il caffè Florian, tra i più antichi al mondo. Celebre per i suoi vassoi d’argento, per le livree del personale e per i suoi dolci eccovi il suo menù:

La Colazione al Florian

Caffè o cappuccino o caffelatte o tè,

spremuta fresca di arancia o succo di frutta,

macedonia di frutta fresca di stagione, croissant,

pane bianco tostato, burro, marmellata o miele,

tortino con cioccolato fondente,

mini focaccine farcite con prosciutto cotto e formaggio

Piccola Pasticceria

Biscotti Florian

Letta una simile scelta, le ragazze ordinarono cappuccini, succhi d’arancio e croissant e decisero che era tempo di mettersi in moto.

Visitato Palazzo Ducale, si diressero alle Gallerie dell’Accademia, dove viene ospitata la più ricca collezione di dipinti veneziani e veneti, dal Trecento bizantino e gotico agli artisti del Rinascimento.

Bellini, Carpaccio, Giorgione, Veronese, Tintoretto e Tiziano, Tiepolo e i grandi vedutisti settecenteschi Canaletto, Guardi, Bellotto, Longhi. Ci sono poi opere del Mantegna, una di Piero della Francesco, Crivelli, Luca Giordano, Memling e altri.

Ricche come se avessero vinto all’enalotto dopo aver visto tante opere magnifiche ritornarono in hotel stremate, ma con un ricco bottino culturale grazie all’aver potuto vedere opere d’arte di così grande bellezza e fama.

Prima di giungere all’albergo incontrarono il ragazzino che portava i bagagli che vedendole stanche, si rivolse a loro chiedendo da dove venissero e loro gentilmente risposero dalle Gallerie dell’Accademia.

Il ragazzo allora farfugliò in uno splendido veneziano alcune frasi e disse: “Passion orba rason” (la Passione acceca la ragione) e “Ndemo vanti, che el sol magna e ore” (è meglio proseguire perché il sole mangia le ore) e salutate con il braccio alzato se ne andò grattandosi il ciuffo sotto al capellino.

Le amiche si guardarono attonite per non aver compreso le frasi del ragazzo, ma decisero di passarci sopra e si diressero verso le loro stanze.

Quella sera dopo aver chiesto lumi alla reception, desideravano trovare un posticino tipico dove anche i veneziani prediligono recarsi cioè le osterie o bàcari per assaporare i sapori tipici dell’enogastronomia veneziana in un ambiente rustico e conviviale, il tutto a un prezzo ragionevole.

I veneziani frequentano questi locali, soprattutto per bere un’ombra di vino (un bicchiere di vino) accompagnata da cicchetti vari, come una fetta di pane con salumi vari, polpette, sarde in saòr, baccalà mantecato e chi più ne ha più ne metta.

Uscendo, decisero di non andare a cenare troppo lontano e optarono per “Osteria enoteca al Volto” a San Marco in Calle Cavalli vicino Campo San Luca.

In questa osteria le amiche assaporarono e gustarono diversi cicchetti che a seconda della stagione, si presentano come crostini o pannetti con baccalà mantecato, speck e tarassaco, lardo pepato con pomodorini secchi.

Per non farsi mancare “altro” si fecero portare anche cicchetti di pesce alcune presero dei folpetti ed altre le sarde in saor ed i gamberi, tutto innaffiato con del buon vino.

Soddisfatte anche per questa esperienza si sedettero in Piazza San Marco ad ascoltare un po’ di musica e più tardi si coricarono in hotel.

L’indomani era una giornata davvero particolare perché era dedicata alla visita della Mostra di Modigliani all’Istituto Santa Maria della Pietà e per i vari risvolti, che di lì a poco sarebbero capitati alle ignare inglesine.

La giornata era calda ed assolata e le amiche fecero il loro ingresso alla mostra verso le undici e mezzo dopo aver fatto fortunatamente solo trenta minuti di coda.

Tappate come delle mannequin e bellissime; Sabrina, Shascia ed Holly fecero ingresso in questa mostra emblema dell’arte e della tecnologia dove avrebbero fatto un full-immersion nella vita di Modigliani attraverso tecnologie all’avanguardia come cinema immersivo a 360°, ologrammi e realtà virtuale.

Intente ed immerse totalmente nei quadri, non s’accorsero accorte, che un altrettante numero di ragazzi seduti in un divanetto alle loro spalle era già da alcuni minuti che non distoglievano lo sguardo non da Modigliani ma dai loro fisici e dall’indiscusso lato “B”.

Il gruppetto maschile era formato da Giacomo ed Andrea, fratelli gemelli e dal loro inseparabile amico Alberto.

I tre ragazzi freschi di laurea in architettura e quindi amanti dell’arte non volevano perdersi l’opportunità di vedere Modigliani ed ecco quindi spiegata la loro presenza alla mostra.

I tre amici, stavano escogitando una strategia adeguata ad agganciare “femmes” senza essere tacciati da opportunisti.

Come se il destino avesse letto nelle menti di quei ragazzi, Sabrina ebbe un calo di zuccheri e di punto in bianco, svenne.

Alberto, come una molla s’alzo e prima che la ragazza cadesse al suolo, riuscì a prenderla tra le sue braccia.

Alberto, sveglio, intelligentissimo forse anzi sicuramente con una marcia in più, alto 1.87 bruno, occhi verdi smeraldo, fisico atletico con una barba incolta di quattro millimetri, mani con dita affusolate e virili, vestito con semplicemente con jeans, maglietta bianca e giubbino di nappa nero, riuscì a non far cadere Sabrina e la sistemò delicatamente nel divanetto sollevandogli le gambe.

Le amiche impaurite per l’accaduto a Sabrina si accovacciarono vicino ma in breve tempo ella si riprese e alla vista di quel bel ragazzo chiese:

“Where am I? who are you?” (Dove sono? Chi sei?) ripresasi immediatamente ritornò a parlare in italiano.

Grazie ad un addetto alla mostra le fu dato da bere un bicchiere d’acqua ed Alberto non ebbe più occhi che per lei.

“Come ti senti?” le chiese Alberto

Lei un po’ imbarazzata per l’accaduto, sedutasi rispose:

“Tranquilli non è niente mi è successo altre volte”

Dopo le presentazioni i sei ragazzi terminata la visita alla mostra uscirono ed Alberto imbrigliato dallo sguardo di Sabrina e da una certa chimica che l’attraeva verso quella ragazza disse:

“Questa per voi e noi è l’ultima sera a Venezia e desidero se lei è d’accordo portare Sabrina in gondola, poi più tardi ceniamo “AL MARINER” mi hanno parlato bene di questo ristorante che ne dite?”

Tutti i ragazzi annuirono ed i due gruppi si divisero.

Alberto voleva regalare a Sabrina qualche tempo da passare insieme prima di lasciare quella città romantica e l’esperienza in gondola lungo il Canal Grande e i canali limitrofi assaporando la vista con palazzi unici, forse avrebbe lasciato un ricordo indelebile.

Saliti, il gondoliere iniziò a remare ed era una sensazione da brividi. In effetti Sabrina ebbe un piccolo tremore e la “pelle d’oca” s’affacciò sulle braccia; Alberto allora la strinse a sé e la baciò. Lei non pose resistenza; ma si lasciò coinvolgere da quel bacio inaspettato.

Quale cornice migliore per un bacio? Limonare a Venezia chi se lo sarebbe aspettato? In quel momento i due erano a mezz’aria, sospesi nell’aere.

Sì quella passione sfociata inconsapevolmente così repentinamente, era il segno di un tipico di “un colpo di fulmine” o dell’amore perfetto?

Si parla di quell’amore che contiene, nella giusta misura, intimità, passione e impegno!

Sabrina coglieva passione, amicizia, gioco, intimità, praticità.

Erano possibili tanti stati d’animo in così breve tempo?

Probabilmente un tipo di amore raro da trovare ed era poi lui quell’uomo?

Sabrina nella sua mente si faceva mille domande ma era cosciente che l’Amore con la A maiuscola, se esiste, e quando lo si trova, si sente solo l’impellente necessità di coltivarlo perché riempie la vita.

La mezz’ora passò in fretta e il gondoliere riportò i giovani in terra ferma.

Scesa dalla gondola, Sabrina traballava e la sua postura indicava che dì a breve le gambe le potevano cedere.

In quel momento, Alberto la cinse con le due braccia e la fece volteggiare e roteare per poi farla sedere su di un muretto di pietra.

Le sfiorò il viso e con estrema dolcezza le baciò il collo, poi si avvicinò alle labbra e mordendole leggermente fece penetrare la sua lingua all’interno della sua bocca e con varie evoluzioni le diede un bacio prolungato che la spiazzò.

Tremante per l’eccitazione e per quella scarica ormonale che i due innegabilmente si trasmettevano, Alberto le sussurrò:

“Sono io che non ti faccio reggere in piedi? Sbaglio o le tue gambe danno dei brutti segnali quando sei con me?”

Sabrina con un filo di voce rispose:

“Tu mi spiazzi! Sei un ciclone che mi coinvolge e le mie gambe fanno “giacomo -giacomo” in risposta alle tue avances.

Soddisfatto? Ora lasciami andare.”

I due ragazzi si salutarono e presero strade diverse.

Dopo una rifrescata e un cambio d’abiti nei rispettivi hotel i sei ragazzi giunta l’ora di cena si ritrovarono e raggiunsero fondamenta Ormesini dove si trovava il ristorante, dopo una camminata di circa venti minuti.

Ordinato uno spritz attesero il menù e chiacchierarono per conoscersi meglio.

La cena in un locale caldo ed accogliente era secondo le aspettative: Spaghetti, scampi e gamberi alla “Busara”, pesce freschissimo e una delizia di millefoglie fatto da loro.

La serata giunse al termine e tra saluti, abbracci e un bacio prolungato a Sabrina da parte di Aberto, egli le promise che, presto si sarebbero sentiti e che il mese successivo era a Londra per un lavoro.

I ragazzi sicuri che quell’amicizia non si sarebbe spezzata si salutarono e l’indomani lasciarono Venezia e quei dolci ricordi.

Periferia di Londra, siamo in cantiere, si sta costruendo una mini città e dall’ufficio ubicato vicino alla postazione degli addetti ai lavori, un carpentiere edile grida a squarciagola:

“(Architetto Alberto la desiderano al telefono. Presto chiamano da Liverpool) Architect Alberto want you on the phone. Soon they call from Liverpool”

Correndo all’impazzata Alberto si precipita nell’ufficio e preso il telefono chiese:

 “(Chi Parla? Sono l’architetto Alberto chi mi desidera?) Who’s talking? I’m the architect Alberto who wants me?”

Dall’altra parte della cornetta una voce calda suadente risponde:

“(Ciao, “sono la ragazza di Venezia ti ricordi?”) hello, I’m the girl from Venice “do you remember?

 Ciao bel giovane! Ti sei ammutolito?

Alberto: Come mi hai trovato? Sei proprio tu?

Sabrina: Ho ingaggiato “Sherlock Holmes” per trovarti ma ti ho chiamato perché – MI MANCHI!!-

Alberto: Amor mio, ti penso sempre ma in questi giorni il lavoro mi ha travolto ed al contempo mi sta dando tante soddisfazioni e all’inaugurazione ti porterò qui. Sabato vengo a Liverpool perché abbiamo qualche giorno di festa e vengo da te.

Sabrina: Sono felicissima ti preparerò una sorpresa e ti aspetto sabato a cena. Baci.

Terminata la telefonata anche se lontani i due ebbero reazioni concomitanti e fecero un salto di gioia per esternare la felicità d’essersi sentiti.

Arrivò il tempo dell’inaugurazione in Inghilterra del complesso interamente architettato da Alberto; un’opera all’avanguardia, moderna, ecosostenibile e con dei giardini magnifici.

Alberto era in quel momento al top della sua carriera.

Egli infatti aveva bruciato “le tappe” per il suo talento.

Tutto era pura modernità, grandi superfici, torri, edifici con forme accattivanti, l’uso di materiali innovativi erano il frutto di un grande architetto e il lavoro incessante di questo giovane aveva dato dei risultati che ora erano sotto gli occhi di tutti.

Con l’inaugurazione di questo progetto all’avanguardia che aveva sbaragliato la concorrenza, Alberto segnava dei punti a suo favore per ritenerlo ormai di fatto tra brand di fama mondiale e archistar (così vengono chiamati gli architetti più celebri al mondo).

Alberto, pur essendo giovane, grazie alla sua profonda conoscenza dei materiali, delle loro applicazioni e dello studio degli accostamenti gli aveva permesso di implementare i prodotti scelti, utilizzando in modo innovativo materiali come l’acciaio, alluminio, vetro, il legno, sviluppando tantissime soluzioni in linea con le richieste di elevate prestazioni in termini di sostenibilità ambientale.

In questa futuribile città, dove la luce è elemento essenziale e dona al progetto architettonico, una spettacolare bellezza, mettendo in risalto aspetti nuovi ed altri legati al passato; i visitatori erano estasiati.

In quell’occasione alla presenza delle più alte, autorità Alberto dichiarò il suo Amore a Sabrina, che quella sera indossava un abito di un grande stilista, era affascinante e bellissima.

L’architetto, non certo ponendosi in atti non consoni all’etichetta, ma con fermezza e coraggio cercò Sabrina, la fece salire nel palco che era stato allestito e s’inginocchiò, mentre lei timidamente indietreggiava le prese le mani e le fece una domanda in veneziano:

Parché a fémena sia perféta a ga d’avér 4 M: matrona in strada, modesta in césa, massaia in casa e mata in leto (La donna deve avere quattro M: matrona in strada, modesta in chiesa, massaia in casa e birichina a letto) Tu acconsenti a tutto ciò?

Lei sommessamente e vergognandosi quel tanto che le gote presero colore, acconsentì e lui le consegnò un meraviglioso diamante.

Vi fu un applauso da parte di tutti gli invitati, i due fidanzati sprizzavano gioia dai loro occhi e Sabrina baciò lievemente il suo Alberto, esternandogli il suo sì e il suo grande Amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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