– FIABE-

Era appena finito l’inverno e l’aria da qualche giorno s’era intiepidita.

Non più brina e prati imbiancati ma, una novella erbetta si colorava, ogni giorno e sempre più di un verde acceso.

Minuscole margheritine e gruppi sparpagliati di violette facevano capolino nel giardino, ma tenendo ancora i petali semichiusi come se volessero accertarsi che la temperatura fosse propizia alla fioritura.

Matilde, una ragazza dai capelli rosso fuoco di circa dodici anni, era intenta ad aggiustare la sua bicicletta e con le mani nere di grasso per aver riposizionato la catena si sfregò il naso per un repentino prurito, colorandolo anch’esso di nero.

Forse il color nero delle mani e del naso di Matilde era un presagio perché di lì a poco quella mattina, il campanello di casa squillò.

Matilde incurante del suo aspetto si diresse verso il cancello, curiosa di sapere chi fosse quel giovinastro con casco integrale, in sella ad una moto KTM SPORTS TOURER.

Correndo presto s’accorse che lo sconosciuto in sella a quel “bolide” non poteva essere che lo zio Michele.
Michele in effetti era per Matilde un “mito”, qualcuno da emulare.
Lo zio in effetti aveva poco più di vent’anni e da quando Matilde era nata, si era legata a lei e i due ragazzi avevano creato un feeling di amicizia fra di loro davvero particolare.
Estroversi, solari sempre alla ricerca di novità da sperimentare i due ragazzi avevano caratterialmente tante similitudini.
Matilde aprì il cancello con il suo telecomando e con un rombo quasi “infernale” dopo aver dato dimostrazione con una impennata della sua moto, la spense e tolto il casco, aggiustò il ciuffo e salutò Matilde:
“ehi spazzacamino chi ti ha conciato così?”
Matilde rispose:
“Non prendermi in giro, ho aggiustato la catena della mia bici perché non sono lavativa come te. Che ci fai qui?”
Michele allora le andò incontro le schioccò un bacio in fronte, visto che era l’unico posto pulito e le disse:
“Carissima Matilde sono venuto da te con una bella notizia; ma sediamoci sul dondolo che ti racconto”
Michele iniziò:

Correndo presto s’accorse che lo sconosciuto in sella a quel “bolide” non poteva essere che lo zio Michele.
Michele in effetti era per Matilde un “mito”, qualcuno da emulare.
Lo zio in effetti aveva poco più di vent’anni e da quando Matilde era nata, si era legata a lei e i due ragazzi avevano creato un feeling di amicizia fra di loro davvero particolare.
Estroversi, solari sempre alla ricerca di novità da sperimentare i due ragazzi avevano caratterialmente tante similitudini.
Matilde aprì il cancello con il suo telecomando e con un rombo quasi “infernale” dopo aver dato dimostrazione con una impennata della sua moto, la spense e tolto il casco, aggiustò il ciuffo e salutò Matilde:
“ehi spazzacamino chi ti ha conciato così?”
Matilde rispose:
“Non prendermi in giro, ho aggiustato la catena della mia bici perché non sono lavativa come te. Che ci fai qui?”
Michele allora le andò incontro le schioccò un bacio in fronte, visto che era l’unico posto pulito e le disse:
“Carissima Matilde sono venuto da te con una bella notizia; ma sediamoci sul dondolo che ti racconto”
Michele iniziò:

“questa mattina, dovevo andare all’ufficio postale e decisi di prendere l’auto. Scesi in garage e accesi l’auto e sentii uno strano rumore. Decisi di spegnere l’auto e di guardare all’interno del motore se vi fosse qualcosa di rotto o che procurasse quel gemito, ma dopo essermi accertato che nel motore non v’era nulla di anomalo, richiusi il cofano dell’auto e rimessa in moto la macchina mi diressi verso l’ufficio postale. Dopo pochi metri iniziai a sentire ancora dei lamenti. Fortunatamente, mi trovavo vicino all’autorimessa di Giovanni e così decisi di fermarmi da lui per appurare cosa procurasse quel guaito. Giovanni dopo aver aperto il cofano, si munì di una potente lampada ed iniziò ad ispezionare, quando iniziammo a sentire un forte piagnucolio e con grande stupore, vicino alla coppa dell’olio trovammo un minuscolo gattino nero spaventatissimo con i peli ritti in testa, come se gli avessero messo il gel. In quel momento Michele aprì la cerniera del suo giubbotto di pelle e da una tasca interna estrasse quel gattino, anche se solo in quel momento Michele accertò si trattasse di una micia.”

Matilde repentinamente disse:
“Dammela è meravigliosa ed io l’adotterò chiamandola Minnie”
Minnie era davvero una gattina speciale, vispa, perennemente in movimento amava giocare sia all’aperto che in casa.
Matilde si impegnò tantissimo per cercare d’addestrare una gattina tanto vivace.

Minnie infatti nei primi mesi di vita non riusciva a rimanere ferma se non quando forzatamente doveva dormire poche ore di notte.
Incurante di ogni temerarietà saltava dopo essersi arrampicata negli alberi, da un ramo all’altro come fosse un volatile e non un gatto.
In casa saliva sopra ai pensili e dopo averli ispezionati tutti passeggiando di qua e là, si concedeva qualche attimo di riposo posizionandosi con le gambe a penzoloni sopra il frigo.
Altro gioco che faceva infuriare Matilde era quando Minnie, saliva sopra ad un antico tavolino da Tè ove erano posizionate tante ceramiche delicatissime e lei non curate degli urli di Matilde lo faceva traballare camminando tra tazzine e monili preziosissimi.

Una mattina poi, Minnie si mise in testa di far impazzire o addirittura far colazione con Pinna un graziosissimo pesce rosso che felice e sereno nuotava nella sua boccia.
Minnie attese che Matilde uscisse in orto a raccogliere dell’insalata e guardandosi attorno fece un balzo vicino alla boccia di Pinna.

Presa dalle più cattive intenzioni, cercò d’arrampicarsi per far cadere boccia, acqua e pesci; solo allora Matilde fece ingresso in cucina e battendo le mani salvò la situazione facendo scappare Minnie e salvando la vita a Pinna ed ai suoi amici che sarebbero stati inghiottiti in un sol boccone.

Matilde ripresasi dallo spavento, arrabbiatissima per le continue marachelle di Minnie decise di chiedere aiuto ad un amico del padre che allevava ed addestrava cani, gatti…

Matilde dopo essersi recata dall’addestratore di animali, pazientemente mise a frutto gli insegnamenti suggeriti e dopo qualche mese Minnie divenne una gattina davvero speciale.

Imparò persino a sedersi a tavola senza rubare nulla davanti a lei.

Successivamente divenne molto affettuosa e nonostante portasse la nomea di essere una “gatta nera” quindi portatrice di malocchio, riuscì a farsi ben volere da tutto il vicinato; riuscendo a fare qualche piccolo servizio a Matilde che amorevolmente le insegnò, ma anche ai vicini che la elessero alla fine dell’anno “Miss gatta dell’anno