IL GABBIANO in LAGUNA

Molte Estati fa, mi ritrovai ospite di una compagna delle elementari, che mi ospitò nella casa che i suoi genitori avevano affittato nella Laguna Veneta per le vacanze estive.

La laguna Veneta, si è formata alla fine della glaciazione quando moltissimi detriti portati dai Fiumi, Tagliamento, Brenta, Piave, Po … si sono depositati generandola.

La sua forma assomigliante ad uno spicchio d’arancia comunica con il mare con varchi e bocche di porto regolata da alte e basse maree che la rendono assai instabile ma affascinante e meravigliosa per la sua morfologia ed il suo habitat.

È in questo contesto che inizia la nostra narrazione.

Con il motoscafo della mia amichetta spesso scorrazzavamo nella laguna per fotografare la flora e la fauna di quei posti.

Un giorno, era circa la fine di maggio, ci imbattemmo in una Coppia di gabbiani che avevano deciso di nidificare nella laguna nei pressi della colonia di loro appartenenza.

Affascinati dal comportamento di questi uccelli molto socievoli che amano stare in gruppo volevamo verificare e fotografare le varie fasi che prevedevano la nidificazione e la nascita di nuovi gabbiani.

Fu così che per diversi giorni spento il motoscafo, ci appostavamo vicino a quelle lingue di terra e fango tra erbe e sterpi, per osservare le fasi delle nuove vite.

Preparato il nido foderato di fili d’erba, in un piccolo affossamento, tra erba e cespugli la femmina del Gabbiano depose tre uova.

Dopo venti giorni, nacquero i tre mini-uccellini.

Mentre i primi due fratelli, spavaldi e prepotenti si nutrivano con grande voracità e crescevano a vista d’occhio, il terzo gabbiano timido e impaurito si scostava sempre dai fratelli e mangiava saltuariamente gli avanzi dei fratelli.

Passarono i giorni ed APOLLO così io e la mia amica l’avevamo chiamato, rimase solo nel Nido.

Il nostro stupore e la meraviglia raggiunse la vetta, quando la coppia di gabbiani dovette insegnare ad APOLLO a volare.

APOLLO non voleva volare. Voleva rimanere in quel nido protetto e senza incorrere nei pericoli che avrebbero messo rischio la sua vita.

I genitori di Apollo misero in atto diverse strategie.

Si sa che i gabbiani caratterialmente si aiutano gli uni con gli altri ed avvisandosi anche tra loro in caso di pericolo.

E fu così che la mamma di Apollo azzardò una mossa per far volare il suo piccolo.

Apollo salì sulla schiena di mamma e lei, con un gran balzo saltò fuori del nido e con una mossa repentina si girò sperando che Apollo avrebbe aperto le ali.

Niente di tutto questo accadde. Apollo come un aereo in stallo, precipitava in picchiata.

Solo allora intervenne il padre che a un suo richiamo chiamò gli amici gabbiani della colonia che formarono con le ali spiegate un soffice tappeto dove Apollo si posò dalla sua caduta.

Ristabilitosi dallo spavento Apollo si rese conto di come i suoi compagni gli avevano salvato la sua vita e al contempo avevano messo a rischio la propria.

Armatosi di coraggio e non più timoroso vibrò nell’aria spiegando quelle ali bianchissime e divenne il gabbiano più popolare di tutta la laguna.

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