L’AGRICOLTORE e LE LUCCIOLE

Nella campagna Veneta viveva un agricoltore che possedeva dieci campi. La sua fattoria era ben attrezzata. Vicino l’abitazione vi era un grande fienile, un pozzo, le stalle ed il pollaio.

La sua vita era scandita dagli orari. Il mattino si alzava molto presto, la sera non troppo tardi si coricava.

Si sa che le ore mattiniere hanno “l’0ro in bocca” e Luigi sapeva che dopo aver fatto una copiosa colazione con uova, pane, salame e mezzo bicchiere di merlot, si sentiva carico di energia e pronto ad affrontare con produttività una giornata lavorativa.

Luigi era un omone come dice la definizione, alto robusto con la pelle chiara. Vestiva quasi sempre di nero, con una camicia bianca; un grande tabarro con catena lo avvolgeva e lo riparava dal freddo e nella testa un grande cappello nero a tese larghe.

 Il suo Tabarro era una mantella di un panno pesante, a ruota lungo che si allacciava sotto il mento con una piccola catenella e due bottoni metallici.

L’abbigliamento descritto era quello della domenica mentre quando si recava nei campi sfoggiava pantaloni di velluto ed una camicia a quadri.

Il suo carattere era docile e paziente, anche se in rare occasioni, quando i suoi figli lo facevano arrabbiare, sfoderava un vocione che faceva tremare i vetri di casa.

Era una sera d’estate, verso la fine di giugno e Luigi, con la pipa accesa, seduto nel cortile in uno sgabello con attorno i suoi cinque figli osservava assorbito da mille pensieri, i cespugli fioriti del suo giardino.

Maria una bimbetta di sette anni d’un tratto chiamò il padre che si destò e disse:

“Papà, papà cosa sono quelle piccole luci sospese nell’aria vicine alla siepe?”

Luigi rispose:

“Sono le LUCCIOLE e devi sapere che queste piccoli insetti facenti parte della Famiglia dei Coleotteri, vivono qui e si riproducono perché c’è un buon clima e non fa freddo”.

Maria incuriosita da quegli insetti così luminosi si rivolse nuovamente al padre.

Papà raccontami dimmi di più sulle lucciole e così Luigi spiegò:

“Devi sapere, che le lucciole sono degli insetti così particolari che al momento di riprodursi, le femmine fanno luce grazie ad una azione chimica in grado di produrre una luce priva di calore mentre i maschi emettono impulsi luminosi per poco tempo.”

Luigi continuò a spigare a Maria e disse:

“Sai queste piccole meraviglie della natura sono molto delicate e tu sei fortunata a vederle. Nelle città non si vedono più o di rado. È colpa dell’uomo che non rispettando la natura a causa dell’inquinamento dell’aria, e, soprattutto, in campagna, a causa dell’inquinamento dell’acqua, dei pesticidi, dell’inquinamento luminoso sono cominciate a scomparire le lucciole come le api e le farfalle.

Abbi sempre rispetto della Natura e vivrai meglio le suggerì Luigi alla figlia.

Maria a quelle parole s’affretto a correre vicino al cespuglio, ne prese una tra le sue mani. La lucciola come d’incanto prima si spense, poi quando Maria aprì le mani s’illuminò e volò via.

Maria si diresse allora verso il padre ed abbracciandolo forte forte gli disse:

“Gli uomini sono davvero sciocchi e non si accorgono che si fanno del male”

Maria sedutasi a cavalcioni sulle gambe del padre gli rivelò i suoi intenti così dicendo:

“Ti prometto caro papà che in futuro desidero preservare gli habitat naturali di questi e altri insetti soprattutto non usando più pesticidi e fornendo loro gli strumenti più idonei perché le lucciole possano tornare a riprodursi magari allevandole e poi liberandole per rilluminare il mondo”.

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