MAMMA NATURA

Quattro ragazzi, di svariate età dai sette ai quindici anni, erano amici perché nati nello stesso paese e spesso s’incontravano per trascorrere delle ore insieme o fare delle piccole escursioni in suolo montano.

L’estate era ormai alle porte e nonostante fossimo alla fine di maggio, l’alta pressione padroneggiava e le giornate assolate invitavano gli amanti della montagna a fare delle escursioni.

BRUNO, LEONE, VANESSA e LETIZIA liberi ormai dagli impegni scolastici, decisero di trascorrere il weekend a visitare la FLORA e FAUNA del Friuli Venezia Giulia.

Preparata l’attrezzatura che prevedeva una piccola tenda, qualche medicamento, sacchi a pelo…..ect.; si diressero verso un piccolo aereo.

Bruno decise che prima d’intraprendere l’escursione vera e propria si sarebbero resi meglio conto di ciò che l’aspettassero, visitando l’area con l’aiuto di un piccolo velivolo di proprietà del padre di Vanessa.

Il volo servì sicuramente ai ragazzi, che presi dall’entusiasmo di quei posti erano pronti a mettersi in cammino.

Era l’alba e i giovani equipaggiati di tutto punto, erano pronti alla spedizione.

Vanessa fu la prima a “mettersi in moto” e senza che nessuno s’accorgesse venne accolta da un forestale che la informò sulle severe disposizioni ambientalistiche date a livello europeo a conservazione della Biodiversità che ha disposto varie aree protette perché l’habitat di quei luoghi venga rispettato e protetto.

Dopo alcune delucidazioni, mentre il forestale si rivolgeva agli amici, Vanessa inciampò e maldestramente, finì in un cespuglio.

Si stropicciò gli occhi ed una vocina leggiadra gli sussurrò:

“Ciao Vanessa, sono MAGHELLA la maga di questa foresta e per farti cosa gradita a te e ai tuoi amici in questa straordinaria escursione ho deciso di farvi un regalo. Darò la parola alla Flora e alla Fauna di questi luoghi affinché possiate apprendere il valore e l’importanza che ogni essere umano debba difendere la Natura. Io ti seguirò e vi proteggerò chiamami in caso di necessità”.

Vanessa, alzatasi in piedi dopo essersi spazzolata dalle foglie, raggiunse Bruno e gli altri ragazzi e zaino in spalle entrarono nella foresta.

Tra i laghetti di origine glaciale, ai piedi del Monte MANGART, proprio nel cuore delle Giulie, i ragazzi decisero di fare il loro campo base.

Intenti a raccogliere della legna per accendere un fuoco, Leone percepì uno stano rumore di fronde e di scatto si girò per capire se quel rumore che percepiva era veritiero o frutto della sua immaginazione.

Sobbalzò quando vide che a passi lenti, anzi a “radici lente” una maestosa quercia si stava avvicinando verso di lui e al campo base.

Possente, con una chioma fluente, tendeva le “braccia” ovvero i rami di color bruno scuro, verso il gruppo d’amici; la quercia aveva una grossa fenditura longitudinale nel tronco a riprova del tempo e delle vicissitudini subite.

La Quercia (Quercus Robur) si fermò ed aprì gli enormi occhi, poi strusciatasi il naso, iniziò parlare:

“Salve ragazzi!! Sono la quercia più anziana di questa foresta e benché sia un po’ malconcia faccio ancora nidificare tantissimi uccelli tra le mie fronde. Sono venuta a salutarvi perché non abbiate paura di noi e perché con il vostro aiuto e la divulgazione su cosa necessitiamo ci aiuterà a migliorare il numero e la qualità delle piante e degli animali.”

Bruno si avvicinò alla quercia e in segno di gratitudine cercò d’abbracciarla. La sua corteccia ruvida e segnata dal tempo indicava gli anni, improvvisamente l’idillio venne interrotto e distolto da una scorribanda di Marmotte di varia grandezza che correvano all’impazzata lanciando fischi.

I ragazzi si tapparono le orecchie per quel fastidioso rumore e fecero cenno alle marmotte di zittirsi.

La marmotta, capa della spedizione con un grosso mazzo di fiori disse:

“Avete ragione il nostro fischio è un po’ fastidioso alle vostre orecchie ma non era nostra intenzione infastidirvi, noi lo facciamo per avvisare i nostri simili di un presunto pericolo”

Mummy, la marmotta, con un balzo saltò in braccio a Leone a gambe all’aria, che preso alla sprovvista, non fece che dare una carezza ed una grattatina alla schiena di Mummy.

I giovani in coro si rivolsero a Mummy e alle sue compagne:

“Tranquille siete troppo belle e “sofficiose” per non amarvi.”

Prima di fare un tuffo nel laghetto, Mammy disse:

Cari ragazzi prima di lasciarvi vorrei fare una piccola raccomandazione:

“Vi aspetto a settembre, perché questo luogo magnifico ha bisogno di voi e tanti ragazzi. Faremo una grande Festa e voi con le guardie forestali dovrete ritornare a piantumare nuovi alberi, per contrastare il cambiamento climatico. Ricordate di piantare sempre l’albero giusto al posto giusto”

Dette queste parole, Mummy fece un tuffo con una capriola e tutte le altre marmotte la seguirono nell’acqua.

Era giunto quasi l’imbrunire e una luna piena e bianchissima apparve nel cielo.

Vanessa preparò la cena e dopo aver cenato, tutti i ragazzi si ritirarono esausti nella tenda.

L’indomani muniti di cesti raccolsero nel sottobosco diversi funghi. Dopo una lunga passeggiata salutarono il capo della compagnia di funghi che abitava laggiù, un fungo gigantesco con il cappello Rosso tempestato da pallini bianchi e velenosissimo, coordinava la vita dei suoi simili in quei luoghi.

Dopo aver raccolto le varie vettovaglie, i quattro amici fecero ritorno a casa con nell’animo un magnifico ricordo e di aver visto, posti incantevoli.

Come promesso si ripromisero di ritornaci presto.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Rispondi